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Una scintilla chiamata musica

Originaria di Fiuggi, ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo. A tu per tu con Rossella Perticone

Una scintilla chiamata musica

Originaria di Fiuggi, rimasta nel suo cuore pur abitando ora a Roma, Rossella Perticone, in arte Rossella, ama la musica e la colora con la sua voce. Ma non è la sua sola passione…

Quando ha capito che il canto era la sua passione?

«Non ricordo un momento esatto perché ho sempre cantato fin da bambina e ho sempre avuto la passione per la musica. Con papà ascoltavo i cantautori e le cantautrici italiane già a quattro/cinque anni. Sicuramente la scintilla di consapevolezza rispetto al volerlo fare per mestiere è scattata durante l’adolescenza, intorno ai dieci/undici anni, quando ho capito che cantare non era solo qualcosa che mi piaceva, ma una specie di missione per me».

Qual è stata la sua formazione?

«Ho iniziato a studiare canto a diciassette anni e da lì non mi sono mai fermata, ho studiato anche con Cheryl Porter (famosa cantante statunitense naturalizzata italiana, ndr). A ventiquattro anni ho iniziato con lo studio del pianoforte e grazie a questo ho cominciato a dare la musica ai testi che scrivevo. Nel frattempo, mi sono laureata in giurisprudenza, percorso molto sofferto proprio perché non in linea con la passione che sentivo dentro».

Come definirebbe il suo genere?

«Il mio genere è un mix tra pop, rock e cantautorale».

“Sempre”, il suo singolo d’esordio, che tema tratta?

«Nel mio primo singolo parlo della capacità dei legami di resistere al tempo e alla distanza fisica. Esiste una geografia fisica e una geografia dell’anima e mi piace pensare che lo scambio profondo che abbiamo avuto con le persone in qualche modo ci resti addosso, nonostante la scelta di dividerci. La mia canzone è un po’ un inno alla fragilità e alla memoria del cuore».

Qual è stata la spinta decisiva per fare del canto la sua professione principale, mettendo da parte perfino la laurea in giurisprudenza?

«Credo che ognuno di noi nasca con una scintilla dentro e che sia chiamato a portarla fuori. Ho deciso di dedicarmi a questo proprio perché l’ho sempre sentita come una missione, più che un qualcosa in cui sono brava. C’è una forza che è stata molto più grande di tutte le resistenze che io stessa ho posto nei confronti di questo mestiere, che ho provato anche a mettere da parte… Ma quando qualcosa ti bussa così forte nell’anima, le scelte sono due: o la segui, qualsiasi saranno le conseguenze, o ti condanni all’infelicità. E quindi io ci sto provando con tutto il cuore».

Quali pensi che siano le doti indispensabili per sfondare, oggi, nel mondo della musica?

«Oggi il mondo della musica è pieno di cantanti diversissimi tra loro, ogni giorno vengono caricati migliaia di brani sulle piattaforme. Non c’è una formula magica, ma credo che la dote vincente sia l’autenticità, la fedeltà a sé stessi… E non si tratta di un dono originario, ma di una costante ricerca nell’eliminare tutte le sovrastrutture che ci portiamo. Penso, infine, che sia imprescindibile l’avere profondamente qualcosa da dire».

Quanta parte di successo dipende dal brano e quanta dall’interprete?

«Penso che sia un 50 e 50. Sono due componenti fondamentali ed è fondamentale l’incastro delle due».

Che ne pensa dell’autotune?

«Penso che ognuno sia libero di scegliere i mezzi che consentano la massima espressione della propria arte, a volte è una scelta stilistica collegata a un particolare genere musicale, a volte una coperta. Personalmente preferisco sentire una voce più grezza, anche imperfetta ma più autentica».

Ha un sogno nel cassetto?

«I sogni sono tanti, ci sono tanti viaggi che vorrei fare ed esperienze che vorrei vivere, però accanto al sogno della cantautrice c’è quello di fare l’attrice, avere l’occasione di sperimentare vari personaggi e vivere molte vite attraverso di loro».

“Chiamami ancora per nome, anche se ormai sono altrove, giuro basta uno sguardo e riconosco il tuo cuore. Sempre” (da “Sempre” di Rossella Perticone, FDAM/Altafonte, 2025.

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