Spazio satira
L'intervista
24.06.2025 - 14:00
Brunilde Mazzoleni, verolana d’origine, storica dell’arte e referente del Servizio di didattica, educazione e promozione per il Sistema Integrato Frusinate (SifCultura) e per il Museo Archeologico di Frosinone, ci parla della sua attività.
Quando nasce il suo amore per l’educazione museale?
«Credo che sia innata, dono del Dna. Provengo da una famiglia di insegnanti, il primo maestro è stato mio nonno, che mi ha trasmesso la grande passione per lo studio, la ricerca e la conoscenza ma, soprattutto, mi ha spronata a credere in me».
Qual è stato il suo percorso formativo?
«Dopo la laurea in Storia dell’Arte a “La Sapienza”, ho collaborato con il Polo Museale Romano, occupandomi principalmente della didattica presso la Galleria Borghese, Palazzo Barberini, Museo di Palazzo Venezia e Museo degli Strumenti musicali. Al Museo Archeologico di Frosinone, dal 2012, ho potuto esprimere al meglio la mia formazione, grazie anche alla direttrice, la dottoressa Maria Teresa Onorati, che ha sempre rivolto particolare attenzione alla didattica museale».
Come s’inquadra nel contesto regionale il Museo Archeologico di Frosinone?
«Istituito nel 1972 e inaugurato nel 1993, il Museo Archeologico di Frosinone è inserito nell’Organizzazione Museale Regionale della Regione Lazio da diversi anni. Questo vuol dire che il museo risponde a una serie di requisiti essenziali, tra questi, l’esistenza di un progetto didattico educativo che permette di aumentare e migliorare la partecipazione dei visitatori».
In che cosa consiste la sua attività?
«La collaborazione con il Museo Archeologico di Frosinone nasce più di dieci anni fa con incarichi periodici come operatore didattico. Oggi sostengo il servizio di Didattica Educazione e Promozione come referente anche per il SifCultura, rete territoriale costituita nel 2019, formata da istituti e luoghi della cultura della provincia di Frosinone. In sostanza mi occupo di facilitare l’apprendimento e l’interesse del pubblico con le collezioni del museo, creando un ponte culturale tra il patrimonio culturale e il visitatore, oltre che sviluppare e organizzare attività didattico-educative laboratoriali e percorsi di visita adatti a diverse fasce di età».
Che cosa è l’educazione museale?
«Secondo la nuova definizione dell’International Concil of Museum, il museo diventa non solo il luogo tradizionalmente deputato alla conservazione, alla ricerca e alla tutela, ma viene riconosciuto anche come luogo dove tutti possono imparare indipendentemente dal contesto sociale di appartenenza. Negli ultimi anni abbiamo cercato di espletare al meglio questo aspetto ampliando la nostra offerta educativa, avvalendoci anche di supporti e apparati che permettessero la fruizione a un pubblico sempre più vasto, rispondendo nel concreto a requisiti come l’accessibilità, la sostenibilità e l’inclusività. Per esempio, con l’allestimento della collezione numismatica “Vittorio Palermo”, il Museo Archeologico si colloca tra i primi a dotarsi di un apparato espositivo innovativo che rende la collezione fruibile anche a non vedenti o ipovedenti grazie alle riproduzioni tattili di alcuni esemplari».
Giovani e museo: un ossimoro?
«Siamo impegnati con le scuole del territorio che possono integrare e approfondire, usufruendo dei nostri servizi, alcuni aspetti particolari con focus che rimandano alla storia locale, anche e soprattutto attraverso esperienze e attività che trasformano il museo in luogo di scoperta e di gioco».
Palazzo Munari è…
«Uno dei palazzi più eleganti e importanti di Frosinone, acquistato dal Comune nel 2021 e attualmente sua sede, che è stato destinato ad accogliere la Sezione Romana del Museo Archeologico negli ambienti dell’ex caveau della Banca d’Italia. Una bella soluzione, nella quale i reperti dialogano con il tessuto urbano antico grazie all’accostamento dell’archeologia classica a quella industriale».
Qual è la cosa che più la affascina del nostro Museo?
«Se il museo è un luogo di meraviglia, il luogo che dà l’idea più elevata dell’uomo, la Sezione Romana dell’ex caveau della Banca d’Italia ne è l’espressione. Uno spazio in cui l’allestimento è curato con una narrazione suggestiva e coinvolgente che attira i visitatori di ogni età, pensato per valorizzare e conservare la memoria di un luogo tanto importante quale il caveau, il cuore pulsante dell’ex Banca d’Italia, in cui i reperti dialogano con il tessuto urbano antico grazie all’accostamento tra l’archeologia classica all’archeologia industriale. Nel percorso sono esposti esempi straordinari di scultura antica come il meraviglioso Loricato, la testa di fanciullo o il frammento con protome di cinghiale». “Quando si esce da un museo, è come essere tornati da un viaggio di migliaia di anni durato poche ore… Ed è un buon museo se hai più domande quando esci che quando entri” (Fabrizio Caramagna).
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