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L'intervista

Il castello di Vicalvi. Dove storia e leggenda si fondono

Il fantasma di Alejandra Maddaloni e il nuovo romanzo di Nicoletta Pesce. «Ho scelto di ambientare la narrazione nel 1578, anno in cui fu commissionato un affresco ancora visibile»

Il castello di Vicalvi. Dove storia e leggenda si fondono

La scrittrice Nicoletta Pesce con il suo libro “Alejandra”. Sullo sfondo il castello di Vicalvi

Una leggenda, la storia, le radici, la passione: tutto questo, e altre emozioni, colorano “Alejandra” (Amazon, 2025), recente fatica letteraria di Nicoletta Pesce, vicalvese. Con orgoglio.

Quando comincia la passione per la scrittura?
«La scrittura è sempre stata il mio rifugio. Da adolescente passavo il tempo scrivendo poesie, riempiendo diari senza lasciare neanche uno spazio bianco e scambiando lunghe lettere con la mia migliore amica, Federica. Ma non mi limitavo a raccontare i fatti del giorno, adoravo scavare nell’animo umano, esplorare emozioni e creare».

Quali sono le motivazioni di “Alejandra”?
«La motivazione principale che mi ha spinto a scrivere “Alejandra” è stato il desiderio di dare visibilità a Vicalvi, il mio paese d’origine, e al castello che ne è il simbolo. La passione per il mio paese è sempre stata forte, ma quando sono diventata vicepresidente e poi presidente della Pro loco Vicalvi e abbiamo iniziato a lavorare sulla valorizzazione del castello, questo legame è diventato ancora più profondo».

Quale tendenza prevale nel libro?
«“Alejandra” è una fusione equilibrata di storia, leggenda e fantasia, in cui tutto ha la sua importanza e nulla prevale. Sebbene la leggenda del castello sembri il punto di partenza, considerato anche il titolo, ho scelto di ambientare la narrazione in un contesto storico ben definito: il 1578, anno in cui fu commissionato un affresco ancora visibile nella piccola cappella del castello. Quest’opera, che conserva dettagli storici preziosi, insieme ai riferimenti alla peste e al brigantaggio, ha avuto un ruolo fondamentale nel processo creativo, permettendomi di intrecciare fatti reali, tradizioni locali e fantasia».

Qual è la trama?
«Alejandra è il nome con cui, da generazioni, gli abitanti di Vicalvi si riferiscono alla protagonista della leggenda del castello, una donna scoperta di aver tradito il marito e di essere complice degli omicidi dei suoi amanti, condannata a essere incatenata e murata viva in una delle torri. Da allora, si racconta che il suo spirito si aggiri inquieto tra le mura del maniero. Su internet circola il nome di Alejandra Maddaloni, che sarebbe realmente vissuta nel castello, ma non esistono fonti documentate a sostegno di questa ipotesi. Nell'immaginario collettivo di Vicalvi, è sempre stata Alejandra e così è rimasta anche nel romanzo. La vicenda che racconto prende solo spunto dalla leggenda e la rielabora in chiave personale, collegando episodi avvenuti in Spagna e successivamente a Vicalvi, tra personaggi misteriosi, segreti, tensioni e verità inconfessabili che toccano le zone più oscure dell’animo umano».

Come arriva a indagare l’animo?
«Le leggende nascono dalla memoria collettiva, intrecciando credenze popolari, paure ancestrali e spesso anche pregiudizi. Il mio viaggio con la figura di Alejandra è stato proprio questo: un percorso attraverso l’immagine distorta che il tempo le ha cucito addosso. Una donna condannata, giudicata, relegata al ruolo di colpevole senza appello, ma chi era davvero? Ho cercato di spogliarla di quell’aura stereotipata, immedesimandomi nelle sue lotte interiori, nei suoi silenzi, nei suoi desideri spezzati. E nel farlo, ho ascoltato anche le voci degli altri personaggi, ciascuno con le proprie ombre e le proprie verità. Ne è nata una storia che, pur nella sua semplicità, prova a riflettere sulla complessità dell’animo umano, sulle sue contraddizioni più profonde. In questo senso, ho pensato spesso a Dostoevskij, che amo profondamente per la sua capacità di esplorare l’animo umano nella sua totale ambivalenza, andando oltre ogni preconcetto. Non pretendo certo di avvicinarmi alla sua profondità, ma il desiderio che mi ha guidata è stato simile: raccontare ciò che siamo, quella zona grigia dove convivono la colpa e la compassione, la crudeltà e la fragilità».

In che stato versa il castello di Vicalvi?
«Acquistato dalla famiglia Celli nel 1804 e venduto al Comune di Vicalvi nel 1986, il castello, che versava in stato di semi-abbandono, rientra in un progetto di recupero da parte del Comune e della Pro loco. Il mio libro nasce anche dalla volontà di dare risalto a questo luogo, che ha un enorme potenziale come attrattore turistico, non solo per Vicalvi, ma per tutta la Valle. Chi leggerà “Alejandra” scoprirà quanto il castello e l’affresco al suo interno siano legati alla storia che racconto».

Oltre a scrivere interessanti libri, che cosa fa nella vita?
«Non posso fare a meno di sorridere, perché la risposta è tutt'altro che prevedibile, considerando la mia formazione umanistica. Sono manager in un’azienda americana specializzata in sicurezza informatica, e gestisco un team che lavora tra Europa e Asia, con colleghi sparsi nei vari angoli del mondo, tra sette fusi orari!». “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni” (Fëdor Michajlovič Dostoevskij): indubbiamente la galera di Alejandra, pur nella leggenda, è stata crudele ma pare che non l’abbia condannata all’oblio. Anzi…

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