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Colpi di Testa

La grande magia del presepe e quel messaggio universale: ce ne parla Papa Francesco

Tutto ebbe inizio con San Francesco d'Assisi. Papa Bergoglio si rivolge ai fedeli: racconta l'amore di Dio

Il simbolo natalizio per eccellenza della cristianità è certamente il presepe. Questa tradizione popolare ha origini molto antiche, e viene fatta generalmente risalire al dicembre del 1223 quando Francesco d'Assisi (il quale aveva appena ricevuto da Papa Onorio III il riconoscimento ufficiale della sua famosa Regola), si fermò a Greccio, un paesino che attualmente è in provincia di Rieti, e chiese ad un uomo del posto di nome Giovanni di aiutarlo ad esaudire il suo desiderio di rappresentare in qualche modo l'evento della nascita del Bambino che era nato a Betlemme. Ben presto si sparse la voce, e molta gente accorse per vedere quello che era stato preparato in una delle grotte che c'erano nei dintorni. Tommaso da Celano, il primo biografo di San Francesco, racconta che quest'ultimo, la notte del 25 dicembre, celebrò la santa messa nella caverna, mostrando ai fedeli che erano accorsi l'indissolubile legame tra l'Incarnazione del Figlio di Dio e l'Eucaristia, e che in quella circostanza non v'erano statuine a rappresentare la nascita di Gesù, perché il presepe fu "messo in scena"da coloro che erano presenti.

Uno di questi, a quanto pare, racconta sempre Tommaso da Celano, fu testimone di un vero e proprio miracolo, perché "ebbe il dono di una visione meravigliosa"in quanto "vide giacere nella mangiatoia", che era stata sistemata tra il bue e l'asinello, Gesù Bambino stesso. Da allora il desiderio del "poverello di Assisi"di continuare a celebrare uno degli eventi più importanti ed evocativi della cristianità, è diventato una tradizione che, con il trascorrere del tempo, si è trasformata ed arricchita di ulteriori elementi e simbolismi. Per provare a comprenderne meglio il significato ed il suo intimo valore religioso, invito volentieri alla lettura della Lettera Apostolica "Admirabile Signum" di Papa Francesco, contenuta in un breve libro appena pubblicato dalle Edizioni Dehoniane, laconicamente intitolato "Il presepe" (46 pagine). Il Pontefice rammenta in primo luogo che la rappresentazione di quello straordinario evento è così chiamata perché Gesù venne deposto in una mangiatoia, giaciglio che in latino si dice "praesepium".

Il Papa spiega, ricordando le parole dell'Evangelista Matteo, che «fin dall'origine francescana il presepe è un invito a "sentire", a "toccare" la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell'umiltà, della povertà, della spoliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce. È un appello ad incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi...è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura».
Evidenzia poi il Pontefice che il presepe suscita sempre così tanto stupore in noi perché esso – di fatto – manifesta la tenerezza di Dio, il quale si abbassa alla nostra piccolezza. Ed infatti così scrive: «Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini. Come sempre, Dio sconcerta, è imprevedibile, continuamente fuori dai nostri schemi...
nascendo nel presepe, Egli inizia l'unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati, la rivoluzione dell'amore, la rivoluzione della tenerezza».

La mistica simbiosi creata dall'uomo, attraverso il presepe, con il Padre Eterno, aiuta il credente a cogliere il senso e l'intimo significato dei vari personaggi dello scenario presepiale. Il presbitero napoletano Gennaro Matino, nella sua postfazione al libriccino di Papa Francesco, evidenzia infatti che «nel presepe ogni personaggio ha un suo ruolo preciso nell'annunciare al mondo la buona novella. E stranamente, o forse in maniera prodigiosa, ogni personaggio è simbolo di un percorso interiore che dà movimento alla immutabilità della scena presepiale».
Tanto è vero che, ad esempio, evidenzia il Pontefice, la notte stellata rappresenta la luce che il Signore misericordioso "offre"all'uomo, tormentato da strazianti dubbi esistenziali: «Chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Per dare risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo. La sua vicinanza porta luce dove c'è il buio e rischiara quanti attraversano le tenebre della sofferenza».

Gli angeli e la stella cometa, a loro volta, sono i simboli che invitano i fedeli a mettersi in cammino verso la grotta, alla ricerca del Signore, mentre i pastori «diventano i testimoni dell'essenziale, cioè della salvezza che viene donata. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l'avvenimento dell'Incarnazione»; i Re Magi, infine, pur uomini ricchi e sapienti che non esitano ad inginocchiarsi davanti alla mangiatoia, «insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo», e, per omaggiarlo, portano tra le mani l'oro (che onora la regalità di Gesù); l'incenso (che omaggia la sua divinità), e la mirra (che celebra l'umanità del Figlio di Dio, il quale infatti conoscerà la morte e la sepoltura). Papa Francesco evidenzia infine che «il presepe ci fa vedere, ci fa toccare un evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia» e ci invita a rinnovare ogni anno il suo ricordo, aggiungendo che «non è importante come si allestisce il presepe. Può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta è che esso parli alla nostra vita. Dovunque, e in qualsiasi forma, il presepe racconta l'amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino a ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi», perché «fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede». 

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