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Pd, il bivio oltre il congresso

L’operazione “squadra forte” voluta da Daniele Leodori nel Lazio è un punto di riferimento. Come va letta la proposta di un “terzo nome”, avanzata dalla consigliera regionale Sara Battisti

Pd, il bivio oltre il congresso

Il punto è tutto politico. Il segretario regionale del Pd Daniele Leodori ha chiesto ai leader provinciali delle diverse correnti di valutare se esistono le condizioni per celebrare un congresso “tranquillo”. Nel senso di definire in maniera condivisa uno svolgimento che preveda un accordo. O prima o per il dopo. Il che non vuol dire annullare le differenze. E neppure demotivare le rispettive aree. Vuol dire consapevolezza che un’impronta unitaria va recuperata immediatamente.

Anche e soprattutto per l’esempio che proprio Leodori ha dato a livello regionale, favorendo un’operazione inclusiva che ha visto l’ingresso nella segreteria del Partito Democratico del Lazio di Claudio Mancini, deputato e leader di Rete Democratica. Oltre che “centro di gravità permanente” delle dinamiche politiche del partito a Roma. E non soltanto.

L’iniziativa di Leodori guarda in prospettiva e ha due obiettivi prioritari: la conferma di Roberto Gualtieri come sindaco di Roma (2027) e il ritorno al governo della Regione Lazio (2028). In quella riunione della direzione ci sono state altresì le nomine di Salvatore La Penna vicesegretario vicario, Valeria Campagna e Alessandra Troncarelli vicesegretarie. Oltre a Claudio Mancini, in segreteria sono entrati Massimiliano Valeriani, Mario Ciarla e Antonio Pompeo. Quest’ultimo, esponente della provincia di Frosinone, è uno dei referenti dei Riformisti. Di Frosinone è anche Francesco De Angelis (AreaDem), presidente regionale del partito.

Un quadro del quale sarà impossibile non tenere conto, perfino nelle complesse e complicate dinamiche del Pd provinciale. Il congresso della Federazione di Frosinone del Partito Democratico è il primo appuntamento importante dopo l’operazione “squadra forte” di Leodori e Mancini. Una “conta” non condivisa, non gestita e senza un’ipotesi di intesa (preventiva o per il dopo) non è il massimo. Per usare un eufemismo.

In provincia di Frosinone il Pd ha bisogno di un cambio di passo vero. È in questa prospettiva che qualche giorno fa Sara Battisti, consigliera regionale del Pd e referente di Rete Democratica, ha avanzato la proposta dell’individuazione di un “terzo nome” per la segreteria. In un’ottica finalizzata a favorire un accordo in vista del congresso. Non per sminuire il peso e il valore dei candidati attuali, ma per dare un segnale forte di inversione di tendenza. Anche e soprattutto in considerazione del fatto che da un anno e mezzo il Pd provinciale è obiettivamente sotto “stress” sul piano politico. Vanno ricostruite le condizioni dello “stare insieme”, di sentirsi parte di una medesima comunità politica. Le tensioni non sono mancate, non riferibili esclusivamente ad una stagione congressuale aperta ormai un anno fa. Poi ferma per diversi mesi a seguito di contrapposizioni fortissime e di ricorsi. La scorsa estate il deputato e commissario per il tesseramento Federico Gianassi ha (faticosamente) trovato la quadra per sbloccare la situazione. A settembre c’è stato il tesseramento, conclusosi i primi giorni di ottobre: 8.500 gli iscritti.
Dicevamo della proposta di un “terzo nome”, avanzata da Sara Battisti. Qualora non dovessero esserci le condizioni e non si arrivasse ad un’intesa, nessun problema. Si andrebbe alla “conta”, con i congressi nei 63 circoli per l’elezione dei delegati. Quindi, l’atto finale: l’assemblea provinciale nella quale i delegati indicheranno il segretario. A questo punto non resta che attendere. Con ogni probabilità i prossimi giorni saranno decisivi.

Comunque gli schieramenti sono noti da un anno. I candidati alla segreteria provinciale sono due. Luca Fantini è sostenuto da Rete Democratica di Sara Battisti e dai Riformisti di Antonio Pompeo. Mentre Achille Migliorelli è appoggiato da AreaDem di Francesco De Angelis e da Parte da Noi di Danilo Grossi. Dopo il tesseramento tutti hanno fatto i conti sui numeri, sulle percentuali e sul peso delle “correnti”. Il punto è sempre lo stesso: il modello di operazione inclusiva avvenuta a livello regionale, che va declinata nei territori. Da capire come. Certamente un coinvolgimento diretto dei leader nella futura governance rappresenterebbe un segnale forte e chiaro. In Ciociaria ci sono una serie di appuntamenti importanti. Tra gennaio e marzo 2026 si voterà per eleggere i consiglieri provinciali. Un appuntamento per addetti ai lavori, che proprio per questo richiede unità interna per gestire al meglio gli equilibri, fondamentali per la composizione della lista. Nel 2026 ci saranno le amministrative. Per esempio si vota a Pontecorvo. Poi nel 2027 tornano alle urne, tra gli altri, i Comuni di Frosinone, Alatri, Sora e Monte San Giovanni Campano. Contemporaneamente a Roma. Tra dicembre 2026 e marzo 2027 il voto per il presidente della Provincia. A seguire le politiche (autunno 2027) e le regionali (febbraio 2028). Il Pd provinciale attraversa da tempo una stagione di forti divisioni, che si sono riverberate perfino su alcune elezioni comunali. Ferentino e Anagni per fare degli esempi. Per non parlare delle politiche: sia nel 2018 che nel 2022 il partito provinciale non ha letteralmente toccato palla sul versante delle candidature eleggibili. Vale a dire quelle previste nei listini dei collegi proporzionali. Considerando che in quelli maggioritari l’onda del centrodestra è stata travolgente. Sono tutti elementi che resteranno sul tavolo anche dopo la celebrazione (e l’esito) del congresso provinciale.

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