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Cronaca

Paolo Mendico, la scuola si difende: «Nessun atto di bullismo»

Una lunga lettera aperta della “comunità del Pacinotti” pone interrogativi sulla «verità frettolosa». Il documento offre spunti e un’altra chiave di lettura sulla tragedia del quindicenne suicida

Una fiaccolata per ricordare il sorriso di Paolo

Paolo Mendico

Per la prima volta la “comunità scolastica” dell’Istituto Pacinotti scrive del suicidio di Paolo Mendico, avvenuto il primo giorno di scuola a settembre scorso. Una morte per la quale al momento quattro compagni di classe risultano indagati per bullismo. «La morte di Paolo Mendico ha lasciato la scuola nello sconforto più totale - si legge nella lettera - Chiusa nel suo dolore, continua a chiedersi il perché di un gesto così disperato, ma non vi sono risposte facili né immediate. Perché Paolo si toglie la vita quando solo poche ore prima ha preso parte attiva alla chat di classe manifestando l’intenzione di essere presente l’indomani a scuola, lì tra i suoi compagni, al suo solito posto in seconda fila? Il gruppo WhatsApp di classe si esprime in un clima di assoluta serenità e lo stesso Paolo interviene più volte con battute e stickers che rivelano un rapporto con i compagni fatto di complicità tale da non far presagire nulla di ciò che drammaticamente è poi accaduto. Perché continua a essere raccontata una scuola che non è la nostra scuola?

È stato falsamente raccontato un ambiente ostile, dove Paolo sarebbe stato vittima di atti di bullismo subiti, sin dall’inizio dell’anno scolastico, nella assoluta indifferenza di tutti. Guardando a ritroso abbiamo analizzato eventi, circostanze, dinamiche adolescenziali, comportamenti disfunzionali che, purtroppo, in un contesto di povertà educativa, certo non mancano, ma nulla è emerso che possa configurarsi come bullismo e nulla avrebbe potuto far presagire una sofferenza in Paolo causata da accanimento dei compagni nei suoi confronti, semplicemente perché nulla di tutto questo è avvenuto. Paolo, infatti, a differenza di quanto mediaticamente divulgato, era ben integrato all’interno del gruppo classe. La nostra scuola, comprese sin da subito le esigenze educative degli alunni, oltre ai consueti interventi di prevenzione al bullismo e cyberbullismo attuati annualmente su tutte le classi prime. Poco importa se il processo è sommario e privo di risconti». Quindi nella lettera la scuola passa ad analizzare il comportamento della famiglia, originaria di Cassino.

«Nemmeno i genitori, come dichiarato in varie interviste, hanno rilevato in Paolo alcuna sofferenza. I commenti positivi della madre di Paolo che elogiava pubblicamente la scuola su Facebook per la professionalità e le iniziative portate avanti, complimentandosi con il figlio per averla scelta, sembrano sottolineare una completa adesione da parte della famiglia alle scelte educative messe in campo dalla scuola. L’ultimo intervento è di aprile 2025 ed elogia il nostro istituto con un entusiastico “ad maiora, Pacinotti!”. Se Paolo avesse subito atti di bullismo e vi fosse stato un comportamento omertoso e colpevole da parte del personale scolastico, la madre avrebbe postato giudizi così positivi nei riguardi della scuola? E come mai non si ravvisano incongruenze nelle varie dichiarazioni che si sono succedute in queste lunghe settimane?» si legge ancora. Nella lettera aperta vengono analizzate alcune discrepanze sulla presenza dei ragazzi al funerale così come sulle denunce. «La nostra scuola, nei post di dicembre 2024 e di aprile 2025, era fantastica. Dov’è la verità? Cos’è accaduto a Paolo durante il lungo periodo estivo in cui, lontano dalla scuola, ha perso i contatti con la quotidianità delle frequentazioni scolastiche? Cosa è accaduto dopo che Paolo, soddisfatto per aver recuperato il debito in matematica esprimendo parole di ringraziamento alla docente, si è allontanato dall’ambiente della scuola, dei professori, dei compagni di classe? La comunità scolastica “Pacinotti” è stata dilaniata da accuse, offese, minacce, ingiurie da parte di un’opinione pubblica che non ci conosce, che non sa il lavoro che, con dedizione, quotidianamente portiamo avanti. A distanza di oltre un mese, siamo ancora noi, sempre e solo noi a subire pubblicamente e continuamente attacchi indicibili.

Sullo sfondo si leva, unica, per il momento, la voce del procuratore di Cassino Carlo Fucci, il quale sottolinea i rischi drammatici di possibili “vittime secondarie”. Nessuno, infatti, sembra avere alcuna preoccupazione per i compagni di classe di Paolo, per ciò che stanno vivendo né per il dramma delle loro famiglie. Nessuna pietà, nessun rispetto per loro, perché tutti già condannati. Soprattutto per loro, per non divenire noi stessi complici di questo implacabile giudizio di condanna la nostra comunità ha deciso di rompere il doveroso silenzio in memoria di Paolo e gridare tutta la nostra indignazione per ciò che sta accadendo. Confusione e odio continuano a danneggiare la nostra scuola nel suo lavoro quotidiano fatto di cura e attenzione verso l’unicità di ogni persona e verso ogni forma di fragilità. Nella consapevolezza che questo vortice di accuse e menzogne potrà cessare solo nel momento in cui gli inquirenti faranno luce sulla verità, è per noi importante, adesso, far sentire anche la nostra voce».

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