Cerca

Il personaggio

Brevettò il cambio automatico a diciannove anni: Elio Trenta, il genio italiano

Chi era Elio Trenta, giovanissimo inventore che nel 1932 aveva brevettato il cambio automatico. La sua storia è diventata prima uno spettacolo teatrale e poi un libro

Galileo Galilei, Bartolomeo Cristofori, Alessandro Volta, Guglielmo Marconi, Antonio Meucci, Giulio Natta, Enrico Bernardi, Candido Jacuzzi, Federico Faggin, Alfonso Bialetti e Corradino d'Ascanio sono solo alcuni dei numerosissimi italiani che grazie alle loro straordinarie invenzioni (e precisamente, nell'ordine, il cannocchiale, il pianoforte, la pila elettrica, la radio, il telefono, la plastica, il motore a scoppio a benzina, la vasca idromassaggio, il microprocessore, la macchinetta moka, l'elicottero e la vespa), hanno contribuito a "cambiare il mondo" nel corso dei secoli.

La tutela delle "invenzioni industriali", spesso così utili a migliorare e semplificare la nostra quotidianità, viene normalmente assicurata attraverso i cosiddetti "brevetti", titoli giuridici grazie ai quali si assicura all'ideatore la tutela della sua proprietà intellettuale, garantendogli (almeno in via teorica) adeguata notorietà ed i benefici economici delle sue creazioni. Il primo brevetto risale ai tempi dell'antica Grecia, ma (nemmeno a dirlo...) venne "rilasciato"in Italia, e precisamente a Sibari, in Calabria.

Con il passare del tempo la tutela delle creazioni intellettuali si fece via via più ampia e diffusa. Ed infatti, in pieno Rinascimento, nel 1421, a Filippo Brunelleschi venne concesso un brevetto triennale per l'invenzione di un tipo di imbarcazione fluviale; mentre, nel 1474, venne approvata dalla Repubblica di Venezia una legge che regolamentava il primo sistema di brevetti riconosciuto a livello internazionale. Dietro molte delle invenzioni che ci hanno cambiato la vita ci sono delle storie incredibili, talvolta poco conosciute.

Non tutti sanno, ad esempio, che il 23 aprile del 1932, e quindi esattamente novanta anni fa, un intraprendente giovanotto di soli diciannove anni, di nome Elio Trenta, depositò presso il Ministero delle Corporazioni dell'allora "Regno d'Italia", il brevetto n. 306379, denominato "Rapportatore automatico di velocità per macchine in genere". In altre parole, il cambio automatico (soluzione per l'epoca assolutamente avveniristica, ma che oggi risulta montata su buona parte dei veicoli circolanti nel mondo). La storia di questo ragazzo e della sua geniale invenzione sorprende e commuove al tempo stesso, perché dimostra quanto possa essere crudele il destino di un uomo.

Trenta era figlio di un meccanico di un piccolo paese umbro (Città della Pieve). Qui viveva la sua semplice giovinezza senza troppe pretese. Un giorno, però, gli venne in mente di provare a rendere più semplice la guida delle autovetture dell'epoca (che certamente non erano facili da condurre come quelle attuali). Si rese conto che, per riuscire a farlo, bisognava evitare il più possibile al guidatore l'uso del cambio. Nonostante fosse in possesso di una limitata preparazione teorica (aveva infatti soltanto un'istruzione di base), Elio si mise in testa l'idea di realizzare un meccanismo rivoluzionario che potesse consentire di guidare senza utilizzare la frizione.

Probabilmente partendo dalla considerazione che è la conformazione della strada che si percorre a costringerci ad utilizzare il cambio, Trenta ideò un innovativo sistema di ingranaggi, valvole e circuiti idraulici, che era in grado di rilevare automaticamente il momento migliore per "cambiare marcia"e così rendere più facile e confortevole la guida. Il sistema, come detto, venne brevettato. Convinto della bontà della sua idea, l'intraprendente giovanotto, grazie all'aiuto di Achille Piazzai (famoso ingegnere meccanico ed uno dei progettisti del mitico transatlantico Rex), riuscì a far pervenire la scheda tecnica della sua rivoluzionaria invenzione fin sul tavolo di Giovanni Agnelli (l'ambizioso imprenditore piemontese che, all'epoca, guidava con grande successo la "Fabbrica Italiana Automobili Torino").

Questi volle incontrare personalmente il giovanissimo inventore, ma, non prima di aver ammesso che la sua geniale intuizione era estremamente interessante, ritenne però che quel progetto non fosse adatto per il mercato dell'auto dell'epoca (soprattutto quello italiano), e che comunque andava migliorato da un punto di vista tecnico.
Sebbene deluso per l'imprevisto rifiuto, Elio tornò a casa con la convinzione che la sua idea fosse vincente, e che prima o poi avrebbe trovato il successo che meritava. Si mise subito al lavoro per perfezionarla, ma purtroppo non fece in tempo.

Colpito infatti dalla tubercolosi (e senza poter purtroppo beneficiare dell'aiuto degli antibiotici, che erano stati da poco scoperti e che a quei tempi erano ancora piuttosto difficili da trovare sul mercato), il giovanissimo inventore esalò il suo ultimo respiro pochi mesi dopo e non riuscì a veder realizzato il suo rivoluzionario meccanismo. Se va riconosciuto che Elio Trenta non fu l'unico che, in quegli anni, lavorò all'ideazione del cambio automatico (brevetti non molto dissimili di trasmissione vennero infatti depositati da inventori svizzeri, francesi, canadesi, britannici, statunitensi ed armeni), certamente egli fu (e di gran lunga) il più giovane.

Il primo cambio automatico "Hydramatic"di serie venne montato sulla "Oldsmobile"della General Motors nel 1938, con un sovrapprezzo di soli 57 dollari. In pochi anni, quel rivoluzionario sistema di guida divenne diffusissimo negli Stati Uniti. Poi, verso la fine del secolo scorso, prese piede prima in Europa, ed infine anche in Italia. Dove oramai è montato su moltissimi veicoli. Si tratta di un tardivo ma meritatissimo riconoscimento per colui il quale fu il geniale e visionario inventore di un meccanismo che ha semplificato la vita (e la guida) di milioni di persone.

L'ennesimo esempio della grande creatività italiana. L'incredibile storia del giovane inventore umbro è stata recentemente trasposta per il teatro da Gianmario Pagano. Il monologo, interpretato dall'attore piemontese Luigi Diberti, è stato presentato per la prima volta al Festival di Todi lo scorso mese di settembre. Da pochi giorni, quel monologo, è diventato anche un libro, intitolato "E.T. L'incredibile storia di Elio Trenta", edito da Graphe.it Edizioni (59 pagine, con prefazione di Marco Tullio Giordana).

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione

Ultime dalla sezione