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Colpi di Testa

Quando la scienza si tinge di rosa: sei donne che hanno cambiato il mondo

Un viaggio nel 900 con Gabriella Greison. Alcune delle protagoniste del saggio sono molto famose; si pensi infatti a Marie Curie ed Hedy Lamarr. Altre, invece, molto meno

Il prossimo 8 marzo, come ogni anno, verrà celebrata in tutto il mondo la "Festa della donna". Al fine di rendere adeguato omaggio all'universo femminile segnalo volentieri che Gabriella Greison (fisica, scrittrice, giornalista ed attrice teatrale), ha dato da non molto alle stampe un libro, pubblicato da Bollati Boringhieri, intitolato "Sei donne che hanno cambiato il mondo – Le grandi scienziate della fisica del XX secolo" (215 pagine). Alcune delle protagoniste del saggio sono molto famose; si pensi infatti a Marie Curie ed Hedy Lamarr. Altre, invece, molto meno.

I nomi di Lise Meitner, Emmy Noether, Rosalind Franklin e Mileva Maric, infatti, dicono ben poco al grande pubblico. Eppure, anche a loro, l'umanità intera deve molto. Leggendo le note di copertina del libro si comprendono perfettamente le ragioni che hanno indotto la giovane autrice milanese a ripercorrere la vita e le opere di quelle straordinarie intellettuali: «Queste sei donne sono state delle pioniere...stelle luminose nel buio del secolo breve. La loro luce si è spenta, com'è destino tra gli esseri umani. Ma la loro traccia è indelebile, lungo il cammino del progresso, non solo scientifico, dell'umanità... sono quelle che forse hanno aperto la strada alle altre, con la loro volontà, la loro abilità, il talento...in un mondo apertamente ostile, fatto di soli uomini...è grazie a queste icone della scienza novecentesca e al loro esempio che abbiamo avuto poi altre donne che hanno fatto un po'meno fatica a farsi largo, e ci hanno regalato i frutti del loro sapere e della loro immaginazione...dietro di loro sempre più donne si appassionano alla scienza, e un domani, in sempre numero maggiore, saranno libere di offrirci il frutto delle loro libere intelligenze».

La Greison, nella prefazione, ricorda ai suoi lettori che «per secoli le donne non hanno potuto arrivare ai vertici delle arti, delle scienze, dello Stato, non per via del loro cervello, ma per l'oppressione imposta dalla società maschilista. Avevano ruoli differenti. L'uomo cacciatore, guerriero, politico. La donna madre, moglie, casalinga. Ma quel mondo, ormai, non esiste più...eppure a tutt'oggi le scienziate insignite del Nobel sono appena 11 su 500 premi assegnati, e il numero di coloro le quali rivestono ruoli di rilievo nella ricerca resta esiguo».

L'autrice evidenzia opportunamente che «tutte le storie che hanno a che fare con la grande scienza sono storie straordinarie...e sono particolarmente straordinarie se ad averle create sono state delle donne, perché quelle che sono entrate a far parte della comunità scientifica del XX secolo erano tutte coraggiose, forti, hanno lottato contro i pregiudizi, contro l'ostracismo contro la società che le voleva solo come mogli e madri». Poi, altrettanto giustamente, aggiunge che «il Novecento è il secolo in cui si è realizzato l'incontro tra le donne e la scienza...e la fisica è stata sempre considerata la materia scientifica più dura», e infine evidenzia che, forse non a caso, gran parte di coloro le quali hanno lasciato un segno nella storia della fisica del secolo scorso, apparteneva a famiglie ebraiche borghesi, provenienti da vari stati dell'Europa nord-orientale.

Elemento oggettivo che dovrebbe indurre a far comprendere, anche ai più ostinati, quanto assurde e vergognose siano le discriminazioni razziali, oltre che quelle di genere...Dalla lettura delle biografie delle scienziate scelte dalla Greison si apprende molto. Non solo si viene a conoscenza di alcuni dettagli della vita privata e professionale delle protagoniste, ma anche di fatti e circostanze che obiettivamente sorprendono.
Ad esempio: subito dopo la scoperta del radio da parte di Marie Curie, molte aziende, non immaginando che i raggi sprigionati da quel nuovo elemento potessero essere molto dannosi per la salute, iniziarono a commercializzare numerosi prodotti realizzati con quel pericoloso materiale.

Scrive infatti la Greison: «La proprietà di questi raggi, capaci di penetrare la carne ma non le ossa, fu subito sfruttata commercialmente; nessuno pensava che i raggi potessero essere nocivi, e così divennero i nuovi protagonisti delle campagne pubblicitarie per gli oggetti più disparati. Un calzolaio faceva lastre con i raggi X ai piedi dei bambini per permettere alla madre di comperare la calzatura più adatta, e i bambini giocavano volentieri con queste strane fotografie», si vendevano tranquillamente al pubblico «dentifrici al radio, creme solari, shampoo per capelli, tisane e addirittura sigarette. Il radio veniva messo in ogni cosa, commestibile o no...non si conoscevano gli effetti nocivi della radioattività, così come non si pensava affatto che tutti gli oggetti, l'abitazione, il laboratorio e persino l'intero quartiere frequentato dai Curie potessero essere pericolosi per la salute. Quando i casi di cancro aumentarono, si presero i primi provvedimenti, ma soltanto nel 1991 venne bonificata la zona dove erano vissuti i due fisici».

Non meno interessante è la biografia di Hedy Lamarr (il cui vero nome era tuttavia Hedwig Kiesler), che, oltre ad essere stata a lungo considerata come la donna più bella del mondo ed essere stata la prima attrice protagonista ad apparire completamente nuda in un film ("Estasi", del 1932), va ricordata soprattutto per essere la geniale inventrice della tecnologia delle frequenze variabili; che è, di fatto, alla base delle moderne comunicazioni senza fili e dei principali dispositivi di intercettazione satellitare. Altra donna alla quale l'umanità deve eterna gratitudine è certamente Mileva Maric, poco conosciuta ai più sebbene fosse la moglie di Albert Einstein. Non tutti sanno che contribuì in maniera non marginale alle rivoluzionarie teorie dell'illustre marito. Prova ne fu, secondo molti, che il grande scienziato tedesco decise di devolvere alla sua ex consorte (dalla quale, nel frattempo, aveva divorziato) l'intera somma di denaro che aveva ottenuto per aver vinto il Premio Nobel per la fisica del 1921...

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