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Omicidio Mollicone

«Chiediamo solo la verità». I familiari sono pronti

Le parole di Consuelo, Antonio e Maria Tuzi. E delle difese

«Chiediamo solo la verità». I familiari sono pronti

Lo striscione apparso fuori dal palazzo di Giustizia

Un altro processo a ventiquattro anni dalla morte di Serena Mollicone. Un’udienza molto partecipata e intensa, a tratti tesa. Allo stesso modo le reazioni fuori dall’aula sono state contrapposte. A sottolineare «l’esigenza di giustizia» i familiari di Serena. «Gli ultimi lunghissimi anni hanno pesato molto, soprattutto sulla scomparsa di mio padre, ma noi non ci arrendiamo. Mio padre mi ha sempre detto di non arrenderci e di cercare la verità sulla scomparsa di mia sorella». Queste le parole di Consuelo all’uscita dall’aula. Che sulla battaglia per la verità portata avanti da Guglielmo ha aggiunto: «Non è questione di eredità, ma di giustizia. Bisogna cercare la giustizia per noi e per loro che la meritano e capire perché Serena è venuta a mancare, quali le motivazioni reali. Ci saranno altre udienze, noi speriamo che si arrivi finalmente a un punto di maggiore fondatezza, di certezze. Stiamo aspettando la giustizia per Serena, aspettiamo solo questo».

Una giustizia che Antonio Mollicone, zio di Serena, attende. «Non attendiamo una parziale verità ma la verità assoluta» ha aggiunto lo zio. «Sono quasi 25 anni che Serena è in quelle mura gelide a Rocca d’Arce: questo dobbiamo pensare. Vogliamo giustizia, non a prescindere dalla verità. Vogliamo che vengano risentite tutte le persone utili».
«La figura di mio padre è centrale, è importante in questo processo, tanto è vero che è stato richiesto più volte dagli avvocati l’accostamento di altri testimoni che possano a confermare quello che ha detto mio padre.

Quindi l’inattendibilità di mio padre, che qualcuno vuole far credere non essere valida, è importante» ha affermato Maria Tuzi, figlia del brigadiere Santino, dopo l’udienza. «Sono abbastanza sorpreso dalle richieste della difesa, lo dico con rispetto, perché si tende a non voler ascoltare il maresciallo Tersigni e a non acquisire l’intercettazione di Da Fonseca quando, con una chiarezza assoluta, nelle ultime 20 righe della motivazione della Cassazione, queste due mancanze sono state individuate dalla Suprema corte proprio come motivi di nullità della sentenza della Corte d’appello di Roma. Posso comprendere le difese, ma su questo penso ci sia una irricevibilità, perché sono le precise richieste della Corte di Cassazione, che non ritengo possano essere disattese» ha aggiunto fuori dal palazzo di Giustizia l’avvocato Sandro Salera, difensore di Consuelo.

«Noi siamo forti della nostra certezza, la completa innocenza dei Mottola. La giustizia in Italia è lenta ma arriva e per i Mottola è già arrivata due volte con nostra soddisfazione» ha ribadito l’avvocato Francesco Germani, storico difensore dei Mottola.
Il coordinatore del pool difensivo, il professor Carmelo Lavorino, ha aggiunto: «Sarà un processo molto interessante, lungo e scientifico. Complimenti agli avvocati della difesa che in aula hanno analizzato le liste testi. Sono certo che ci saranno dei forti confronti soprattutto a livello scientifico».

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