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Di Pofi: «La vera novità sono io»

Il candidato sindaco del centrodestra: «Porto in politica la mia esperienza professionale». L’invito a non interrompere lo sviluppo della città e l’effetto “filiera” con Regione e Governo

Di Pofi: «La vera novità sono io»

Il coraggio non gli manca. E nemmeno quell’ottimismo con i piedi per terra tipico degli imprenditori che sposano un progetto. Lui l’ha fatto, ha raccolto l’eredità politica del centrodestra dopo la caduta dell’amministrazione Caligiore «per non riconsegnare questa città nelle mani della sinistra». È confortato dal sostegno di una squadra forte, le liste di FdI, Lega e tre civiche “pesanti”. Ugo Di Pofi, 63 anni, sposato, un figlio ricercatore di economia alla Cattolica, imprenditore nel settore della consulenza energetica, non ha mai ricoperto incarichi politici. E proprio su questo punta per proporsi come la novità che serve al centrodestra fabraterno. Lo abbiamo intervistato.

Dopo i fatti di ottobre, per il centrodestra la partita elettorale è oggettivamente difficile. Perché lei ha deciso di giocarla?

«Perché amo la mia città. Anche nel lavoro ho sempre raccolto le sfide e sentito il dovere di dare una mano quando necessario. E Ceccano in questo momento ne ha bisogno».

Secondo lei qual è il ragionamento che gli elettori ceccanesi dovrebbero fare?

«Quello di non fossilizzarsi sulla questione del 24 ottobre che è riferita a un nucleo ristretto di persone, ma a considerare il percorso di miglioramento della città che si stava attuando e che non va interrotto solo per ciò che è accaduto».

La sua candidatura rappresenta più la continuità con la vecchia amministrazione o una novità per il centrodestra?

«È una novità. La mia coalizione è composta da ben tre liste civiche con professionisti, avvocati, imprenditori e commercianti, casalinghe, mamme e pensionati, ma anche la parte più importante del centrodestra con Fratelli d’Italia e Lega. Questa formula è una grande novità».

Qual è secondo lei il valore aggiunto di un imprenditore prestato alla politica?

«Direi l’esperienza professionale, per poter trattare il Comune come se fosse la propria famiglia e la propria azienda, come farebbero un buon padre e un buon amministratore».

Lei insiste molto sull’effetto “filiera politica” con la Regione e il Governo. Per fare cosa?

«Il Comune non è affatto sull’orlo del dissesto come afferma il centrosinistra, ma tante cose si possono realizzare solo intercettando bandi e fondi. Tanto che il nostro programma prevede una task force di lavoro per curare proprio questo aspetto. Ecco perché è indispensabile la vicinanza con Regione e Governo».

Deve guardarsi a sinistra da tre candidati sindaci, ma anche dal un pezzo del centrodestra che sostiene Giovannone.

«Guardi, cerco di restare saldo sui nostri principi di correttezza, avendo impostato la campagna elettorale sui programmi e non sugli attacchi strumentali che arrivano da più parti. Io sono fatto così».

In caso di ballotaggio come si regolerà, è pronto a fare accordi con il gruppo di Giovannone?

«Con Giovannone ma non solo con lui. In caso di ballottaggio valuteremo eventuali accordi con gli altri candidati sindaco che come me, oltre l’aspetto propriamente politico, vogliono il bene della città».

Se vincerà, chi chiamerà a far parte della giunta?

«Persone nuove che porteranno il loro bagaglio di competenze».

Anche assessori esterni?

«Sì».

Di che cosa ha bisogno urgentemente Ceccano?

«Di legalità e trasparenza, di far ripartire i cantieri bloccati, di rilanciare turismo, commercio e occupazione giovanile. E di servizi per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Noi sappiamo come fare».

Tra i suoi avversari chi teme di più?

«Non temo i miei avversari, semmai si può temere il giudizio de cittadini, per il quale sono comunque fiducioso».

La sua coalizione ha meno liste di quella di Querqui. Lo considera uno svantaggio?

«Assolutamente no. Perché noi abbiamo cercato la qualità ancor più che la quantità. E questo, se eletti, significa che non dovremo accontentare troppe figure della coalizione nell’assegnazione dei ruoli».

Si teme un forte astensionismo. Che si sente di dire ai ceccanesi?

«Il rischio di una scarsa affluenza c’è. Ma ai miei concittadini dico che oggi più che mai dobbiamo sentire il dovere di partecipare con il voto per decidere il futuro della nostra città. Noi siamo pronti a guidarlo».

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