Spazio satira
Ceccano
21.05.2025 - 18:00
Andrea Querqui, candidato sindaco del centrosinistra, davanti al suo comitato elettorale di via San Francesco
In questa sua avventura elettorale Andrea Querqui, 47 anni, papà di due figlie, farmacista come il padre Gianni che è stato sindaco di Ceccano dal 1992 al 1994, ci ha messo energia e tempismo. Cinque anni fa è stato eletto consigliere comunale d’opposizione con la lista “Cives Ceccano”, ottenendo 443 preferenze, il secondo candidato più votato in assoluto, forse un segno del destino. Così, dopo il terremoto giudiziario e politico che ha investito l’amministrazione contro cui si è battuto per tutta la consiliatura, ha sprintato per primo riuscendo a coalizzare intorno alla sua candidatura a sindaco l’intero centrosinistra, dal Pd al Psi, da Avs al M5s e altre quattro liste civiche. Non è stato semplice, ha dovuto superare diffidenze e veti iniziali. Lo ha fatto con le armi della mediazione e ha centrato il suo primo obiettivo. Ora il secondo, il più importante: diventare sindaco di Ceccano. Si mostra fiducioso e con la sua variegata coalizione assicura che coglierà anche il terzo obiettivo: cambiare la città, migliorandola. Come? L’abbiamo intervistato.
Dopo gli arresti del 24 ottobre e la caduta dell’amministrazione Caligiore sono in parecchi a considerare lei il candidato sindaco favorito. Le fa piacere o la preoccupa?
«Ovviamente mi fa piacere. Certo, mi carica di un’ulteriore responsabilità e mi procura qualche preoccupazione. D’altronde sarebbe da ingenuo non avvertire l’importanza del momento. Spero di non deludere le aspettative».
Pensa di potercela fare anche al primo turno?
«Siamo fiduciosi, riceviamo un riscontro ottimo dalle persone che stiamo continuando a incontrare nelle varie zone della città. Per dirla con il mio slogan: si può fare».
Che cosa le hanno insegnato questi quattro anni da consigliere d’opposizione?
«Innanzitutto i meccanismi della macchina amministrativa. E poi l’importanza nel monitoraggio dei servizi. Mi sono reso conto che il lavoro che aziende e società svolgono per conto del Comune deve essere attentamente monitorato affinché vengano rispettati i capitolati d’appalto».
A che cosa si riferisce?
«Mi riferisco in particolare alla “Gea Srl” che gestisce il servizio rifiuti, con la quale si è concluso il contratto con una relazione finale che assegna al Comune 645.000 euro a fronte di una somma che doveva esse ben più elevata. Se avessimo incassato la somma prevista, probabilmente in questi anni si sarebbe potuta ridurre la Tari, che invece ogni anno è aumentata».
Quali sono le prime tre cose che vorrebbe realizzare da sindaco?
«Rendere agibile il teatro Antares, la manutenzione del cimitero, la ricostruzione del palazzetto dello sport, sempre considerando le risorse disponibili».
Gli avversari dicono che ha una coalizione “arlecchino” con troppi galli a cantare e che se vincerà avrà difficoltà a governare. Che risponde?
«Rispondo che avere una coalizione eterogenea è un valore aggiunto. Vado orgoglioso della mia coalizione e ritengo abbia tutte le qualità necessarie per amministrare bene».
A proposito di avversari, non ne ha solo a destra. Dovrà vedersela con due competitor di centrosinistra e di sinistra, Maliziola e Mingarelli. Li considera ostacoli o preziosi alleati per l’eventuale ballottaggio?
«Il senso della mia candidatura sta nel voler evitare che la città sia ancora amministrata da quelli che l’hanno fatto negli ultimi nove anni. Per me la priorità è questa».
Per comporre la giunta, che criterio utilizzerà?
«I criteri della competenza e della rappresentanza sulla base del consenso ottenuto dai cittadini, che sono sempre sovrani».
Suo padre Gianni è stato sindaco. Che consiglio le ha dato?
«Nessun consiglio specifico. Certamente però mi ha trasmesso i valori che ritengo indispensabili per amministrare una città, che sono quelli dell’onestà e della serietà. E sicuramente è riuscito a trasmettermeli».
In definitiva, quale pensa che sia la sua missione?
«Vogliamo restituire dignità a questa città che purtroppo l’ha persa lo scorso 24 ottobre».
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