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Elezioni, ecco il fattore Lazio

Autunno incandescente, si vota in sette Regioni. Per gli schieramenti un test fondamentale. Daniele Sabatini: «Siamo un modello da esportare». Sara Battisti: «Centrodestra senza visione»

Dipende dai punti di vista. E dalle prospettive. Politiche naturalmente. Sarà un autunno caldissimo, dal momento che si voterà in 7 Regioni: si parte con la Valle d’Aosta il 28 settembre e le Marche (28 e 29 settembre). Poi tocca alla Calabria (5 e 6 ottobre) e alla Toscana (12 e 13 ottobre). In Campania, Veneto e Puglia la data del voto è ancora da definire. Il Consiglio di Stato ha stabilito che tutte queste tornate elettorali dovranno svolgersi entro il 23 novembre. Un test sicuramente indicativo sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Oltre che per il Governo. La centralità politica del Lazio nello scacchiere nazionale è indubbia. Come il “peso” del resto. L’approccio degli schieramenti è diverso. Il centrodestra punta su quello che definisce il “modello Lazio”, mentre il centrosinistra lavora affinché lo schema unitario di queste regionali possa essere trasferito anche nel Lazio. Nel 2023 non fu così: il Campo Largo franò clamorosamente. Partito Democratico da una parte. Movimento Cinque Stelle dall’altra.

Daniele Sabatini, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Regione Lazio, rileva: «Se esiste un “modello Lazio”? Certamente sì. Pensiamo soprattutto ai conti in ordine e agli investimenti. Si tratta di due presupposti fondamentali dai quali emerge il buon governo, che sicuramente rende più attrattivo il territorio. Poi ci sono i numeri sulla sanità: 11.000 nuove assunzioni e 3.300 stabilizzazioni (al netto del turn over) dall’inizio del mandato. Per non parlare del fatto che siamo al 96% di appuntamenti fissati entro i tempi previsti. Credo che tutto questo rappresenti un “modello” che il centrodestra può e deve esportare anche nella campagna elettorale delle ormai prossime regionali. Possiamo aggiungere l’utilizzo positivo e virtuoso delle risorse del Pnrr, del Fondo di sviluppo e di coesione, del Fondo europeo di sviluppo regionale. Evidente che la “chiave di volta” per tutto questo sono i conti in ordine: i bilanci parificati dalla Corte dei Conti, la diminuzione dello stock di debito. D’altronde pure a livello di Governo nazionale, i conti in ordine rappresentano il fulcro. Alla Regione Lazio il centrodestra ha messo in campo un modello di governo vincente».

Completamente diverso il punto di vista di Sara Battisti, consigliera regionale del Pd. Argomenta: «Testardamente unitario: Il Partito Democratico si prepara per questa tornata elettorale regionale finalmente in un perimetro definito. Ci presenteremo uniti in tutte le Regioni al voto con una coalizione ampia e candidature solide e radicate nei territori, che sanno unire esperienza amministrativa e capacità di rinnovamento. Un lavoro importante frutto dell’impegno della Schlein e del gruppo dirigente diffuso sui territori. Eugenio Giani in Toscana, Roberto Fico in Campania, Antonio Decaro in Puglia, Pasquale Tridico in Calabria, Giovanni Manildo in Veneto, Matteo Ricci nelle Marche. Mentre il centrodestra si perde in propaganda e slogan per raccontare un Paese che non c’è e si dimostra completamente incapace di rispondere ai bisogni dei cittadini, perdendosi anche nelle scelte delle candidature, noi lavoriamo sul campo, proponendo candidati capaci e proposte politiche concrete». Poi aggiunge: «In questo contesto si colloca la direzione regionale del Pd Lazio del 10 settembre, nella quale si definirà un nuovo gruppo dirigente; non solo un cambio di persone o di ruoli, ma la volontà di porre le basi, in un ritrovato spirito di condivisione tra le sensibilità del partito, di una proposta politica che guardi alle prossime regionali e al futuro, fino al 2028. Davanti a un centrodestra senza visione, abbiamo il dovere di raccontare il Lazio che vogliamo».

Argomenta Battisti: «Tutti siamo utili e nessuno è più indispensabile di qualcun altro: solo lavorando insieme, infatti, possiamo costruire un’alternativa reale per i cittadini e le cittadine. È intorno alla concretezza dei temi, quelli che arrivano dai territori e che rispondono ai bisogni delle persone, che si costruisce questa alternativa. A livello nazionale abbiamo visto una mobilitazione attorno a questioni come il salario minimo e l’autonomia differenziata. Anche se non abbiamo ancora raggiunto gli obiettivi finali, queste battaglie hanno riavvicinato molti mondi alla nostra politica e rafforzato il nostro spirito unitario. In questo contesto il gruppo dirigente regionale si dovrà occupare, all’interno della grande riforma di Roma Capitale, di ricostruire una connessione con le province. Tra le priorità ci sono la crisi del settore automotive e una riconversione dell’indotto, l’esclusione del Lazio dalla ZES, nuovi modelli di sviluppo industriale e maggiori tutele ai lavoratori, guardando alla transizione tecnologica come un’opportunità ma evitando che il mondo del lavoro venga disumanizzato. E poi i servizi essenziali e le garanzie per tutte e tutti per l’accesso ai percorsi scolastici: sanità pubblica e territoriale, mobilità, connessione digitale sono le priorità per le aree interne come la nostra».

Conclude Sara Battisti: «Il nostro obiettivo non può e non deve essere legato ai destini di singole figure ma fare dell’esperienza di ognuno la ricchezza per un progetto politico unitario. Questa è la linea del Pd nazionale, questa la sfida che deve raccogliere il nuovo gruppo dirigente regionale, questo è l’orizzonte sul quale come consiglieri regionali dobbiamo impostare il lavoro di opposizione in consiglio».

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