Spazio satira
Colpi di Testa
02.08.2019 - 13:00
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E' opinione piuttosto diffusa che le potenzialità del cervello non siano state ancora adeguatamente sfruttate. E che l'evoluzione umana ci regalerà, in futuro, grandi sorprese anche in questo specifico ambito. È stata da poco pubblicata, dalla Codice Edizioni, a firma della giornalista Johann Rossi Mason, la prima inchiesta italiana sul potenziamento cerebrale, intitolata "Cervello senza limiti" (220 pagine). Si tratta di un reportage molto articolato, che ha necessitato ben dieci anni di studi e ricerche, e che ci offre un panorama estremamente dettagliato su quelle che sono le prospettive, ma anche le criticità, di una tendenza che oramai si sta diffondendo in tutto il mondo: quella del cosiddetto "brain enhancement" (il cosiddetto "potenziamento cerebrale", stimolato artificialmente attraverso l'assunzione di sostanze nootropiche, e cioè quei farmaci, quegli ormoni o quegli integratori che, intervenendo sul sistema nervoso centrale, riescono a migliorare la capacità di apprendimento di una persona, ad aumentare le sue capacità di concentrazione e memorizzazione, ed aiutano, artificialmente, a ridurre la fatica).
È la stessa autrice del libro a spiegare che, tale "abitudine", è sempre più diffusa, soprattutto negli Stati Uniti ed in Europa, tra professionisti, manager, piloti, militari, agenti di borsa, e studenti universitari. Tutti alla ricerca di prestazioni migliori in vista della preparazione di un esame, per affrontare meglio gli effetti del jet lag, per riuscire a sopportare orari di lavoro estenuanti, o terminare un lavoro nei tempi prefissati. La Rossi Mason ricorda che il nostro cervello «è un "golosone", e per funzionare usa il 20 per cento delle calorie che assumiamo ogni giorno». Per mantenerlo in piena efficienza ha bisogno sia di sostanze nutritive che di informazioni. E, per mantenerlo adeguatamente allenato, bisogna aiutarlo. Mangiando bene, dormendo a sufficienza, ed alimentando continuamente i propri interessi personali. Fondamentali, a tal proposito sono quattro "fattori protettivi", universalmente ritenuti utili a tale scopo, «il quoziente intellettivo, il livello di scolarizzazione, il livello di occupazione e gli interessi extralavorativi... quando questi quattro fattori sono adeguatamente sfruttati, consentono al cervello di mantenersi in buona salute... tuttavia, questo, con l'avanzare dell'età, diventa sempre più difficile, e bisogna aiutarlo a rallentare il più possibile il decadimento cognitivo».
L'autrice del libro tiene subito a precisare che le sostanze nootropiche non sono sostanze "stupefacenti", perché «sono legali, essendo normalmente utilizzate per la cura di persone affette da gravi patologie come il morbo di Parkinson, l'Alzheimer, la narcolessia, ma che, in soggetti sani, si sono rivelate in grado di poter aumentare alcune facoltà cognitive fondamentali: la memoria, l'attenzione, la concentrazione, la motivazione, la visualizzazione, la logica». La Rossi Mason ricorda che il genere umano «negli ultimi sessant'anni ha "guadagnato" circa quindici o venti anni di vita in più...A cosa serve vivere più a lungo se non lo si può fare sfruttando al meglio le proprie facoltà? ...la cosa che ci fa più paura sono le demenze e le malattie neurodegenerative... queste sostanze possono essere una soluzione, ed io credo che, soprattutto in futuro, i maggiori utilizzatori saranno i sessantenni ed i settantenni». A coloro che ritengono che il potenziamento cerebrale sia simile, per presupposti ed effetti, al doping sportivo, e quindi lo condannano a priori, la Rossi Mason risponde che il paragone non è calzante. E, per dimostrarlo, così scrive nel suo reportage: «Pensiamo a due case che bruciano: in ognuna c'è un bambino in pericolo e un pompiere.Uno dei soccorritori usa farmaci steroidei che aumentano la forza fisica, l'altro no. Grazie alla sua forza il primo pompiere riesce a salvare il bambino, mentre nell'altro caso il piccolo muore. Ho l'impressione che il giorno dopo tutti invocherebbero pompieri più forti e la presenza di qualcuno che controlli l'assunzione di steroidi.
Spostiamoci ora nella sala operatoria di un pronto soccorso. Sotto la luce argentea e accecante arriva un uomo che è caduto da un muro altissimo. Il trauma è esteso e la sua vita è appesa a un filo. Sono le due del mattino, il chirurgo è stanco ma non c'è un sostituto: l'intervento sembra non finire mai. La stanchezza non permette al dottore di essere lucido, per cui commette un errore fatale e a nulla valgono i tentativi di recuperare la situazione. Alle sette del mattino, dopo cinque ore di intervento, il paziente è morto. A duecento miglia di distanza, in un altro ospedale, si verifica la stessa scena, ma ai medici del turno di notte è permesso di assumere del modafinil. Nella nuova versione di questo film il paziente si salva. Se voi foste nella stessa situazione dell'uomo, da chi vorreste essere curati? E considerereste il farmaco uno strumento ingiusto?».
La considerazione, seppur di forte impatto emotivo, non è peregrina, e comunque la si pensi in proposito induce a interessanti e proficue riflessioni.
La Rossi Mason ad ogni buon conto ritiene anche che il potenziamento cerebrale indotto attraverso i farmaci o gli integratori debba essere rigorosamente controllato, per evitare pericolose derive ed esagerazioni. Ed ammette anche che gli studi scientifici che sono stati portati avanti in tale ambito negli ultimi anni non hanno ancora garantito una assenza di effetti collaterali negativi. Soprattutto in soggetti giovani e sani. «Non esistono ancora studi per capire l'impatto a lungo termine sul cervello. È pertanto fondamentale usare esclusivamente sostanze legali, in ogni caso solo per brevi periodi, comunque limitati allo scopo che si vuole raggiungere. È bene evitare di fare assumere le sostanze nootropiche ai minori. Ed è bene prestare molta attenzione ai canali di approvvigionamento di farmaci ed integratori. Perché quello che viene acquistato in rete potrebbe non contenere la molecola con il principio attivo che stiamo cercando, o, peggio, contenere sostanze dannose o pericolose».
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