Spazio satira
La ricorrenza
25.11.2022 - 22:00
Il 26 novembre del 1922, e quindi esattamente cento anni fa, avvenne una delle scoperte archeologiche più importanti di sempre. L'egittologo britannico Howard Carter (il quale, grazie ai generosi finanziamenti del magnate Lord Carnavon, stava conducendo importanti ricerche nel cuore della cosiddetta "Valle dei Re") portò infatti alla luce, nella zona di Tebe, la tomba del faraone Tutankhamon (o Tutankhamen), che alcuni studiosi ritengono fosse il figlio di Akhenaton e Nefertiti.
La storia di quell'incredibile ritrovamento è abbastanza nota, tuttavia non tutti ne conoscono i dettagli. Dopo anni di intensi scavi in tutto l'Egitto (ma anche di successi a dire il vero abbastanza modesti...) sia Carter che Lord Carnavon erano piuttosto demoralizzati. Nonostante gli sforzi e la buona volontà profusa per circa quindici anni, infatti, i due non erano mai riusciti a rinvenire – come invece sognavano – reperti archeologici di una certa importanza. Né tantomeno avevano portato alla luce una tomba regale (possibilmente in buono stato di conservazione, o, meglio ancora, mai precedentemente profanata).
Ai primi di novembre del 1922 Carter decise di iniziare a scavare al di sotto di alcune capanne che c'erano nella zona di ricerca dove stava operando in quel periodo. E, piuttosto casualmente (pare grazie ad un bambino che stava portando dell'acqua agli operai) individuò la presenza di una pietra tagliata in modo regolare, che poi si rivelerà essere il primo di sedici scalini che conducevano all'ingresso del sepolcro. In fondo alla scala Carter trovò un muro. Dopo averlo perforato, l'archeologo britannico si ritrovò davanti ad un lungo corridoio, che conduceva poi ad un'altra parete, sulla quale era impresso un sigillo di chiara provenienza reale (riconducibile ad un faraone "minore", tale Nebkeperure Tutankhamon).
Lo storico Guy Claisse, in una sua breve monografia, ha così descritto gli emozionanti momenti di quella incredibile scoperta: «La mattina del 25 novembre Carter e Lord Carnavon scendono per la prima volta i sedici gradini che conducono all'ingresso della tomba di Tutankhamon. Percorrono, dopo aver abbattuto la prima porta, il corridoio che Carter aveva illuminato, con una torcia elettrica, qualche giorno prima... il suolo è cosparso di vasellame e coppe di alabastro ridotte in pezzi. La presenza di questi cocci dimostra che la tomba è già stata visitata... il 26 novembre arrivano davanti alla seconda porta, che viene bucata... Carter allarga il foro, vi infila la sua lampada elettrica e, trattenendo il respiro, guarda all'interno. Dapprima non vede niente, solo una massa di polvere, poi, dalla penombra, emergono delle forme, e riflessi d'oro brillano qua e là... Lord Carnavon gli chiede: vedete qualcosa? Carter è pallido; risponde con voce roca, emozionatissimo: vedo cose meravigliose...».
Ed in effetti, quello che i due trovarono nelle diverse stanze che componevano la tomba regale può essere definito, senza alcuna enfasi, come assolutamente straordinario. Anzi, addirittura stupefacente. Migliaia di oggetti di varia foggia, tipologia, grandezza e valore: forzieri, vasellame, mobilio, gioielli, pietre preziose, statue, scettri, oggetti votivi, indumenti; ma soprattutto la celebre maschera del faraone (che è poi diventata una vera e propria icona dell'antica civiltà egizia), ed un sarcofago d'oro massiccio che pesava più di una tonnellata!
Per rendersi conto dell'importanza (anche quantitativa) del ritrovamento archeologico fatto da Carter e dal suo finanziatore un secolo fa, basterebbe del resto pensare che, per poter procedere alla conservazione momentanea dei reperti rinvenuti nella tomba, vennero ordinate ben due tonnellate di ovatta. E che le operazioni di catalogazione e restauro degli stessi durarono per quasi dieci anni! Sempre Claisse ritenne opportuno evidenziare anche l'importanza "storica" di quegli straordinari reperti: «Si trattava di una serie di oggetti che permisero agli archeologi di ricostruire la vita quotidiana degli antichi egizi meglio di quanto non fosse stato fatto prima di allora. Erano quelli, infatti, gli oggetti dei quali il faraone si serviva ogni giorno, e che poi avrebbero dovuto seguirlo fino a quando, secondo la cultura egizia, sarebbe poi tornato in vita».
Carter e Lord Carnavon si resero ben presto conto che – per fortuna – la tomba di Tutankhamon, per la gran parte, non era stata mai violata. Anche per questo motivo, quell'incredibile ritrovamento è da annoverare senza alcun dubbio come uno dei più importanti in assoluto della storia dell'archeologia. Oltre a tutto quello che faceva parte dell'imponente e preziosissimo corredo funebre del faraone venne rinvenuto anche il suo corpo mummificato. Il quale, nei decenni successivi, è stato poi oggetto di analisi scientifiche assai approfondite. È stato accertato che egli era alto un metro e sessantasette centimetri, e che morì giovanissimo (tra i diciotto ed i venti anni di età).
Secondo l'egittologa Cristina Riggs (la quale ha recentemente pubblicato per Bollati Boringhieri un interessante monografia intitolata "Vedo cose meravigliose – Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia", 489 pagine), Tutankhamon «era ben nutrito ed aveva bellissimi denti», e probabilmente perse la vita «per un incidente durante una corsa di carri». Non tutti sanno poi che, nella tomba, furono rinvenuti anche due feti; i quali, grazie alle analisi del DNA che sono state recentemente effettuate, è stato accertato che erano di due figlie premorte dello sfortunato sovrano. La tomba è ovviamente una delle mete turistiche più popolari d'Egitto, ed al fine di preservarla dall'imponente afflusso di visitatori che ogni anno chiede ovviamente di vederla, ne è stata realizzata una copia fedele in grandezza naturale.
Nel 2023, tuttavia, verrà finalmente inaugurato il Grand Egyptian Museum, imponente struttura che è stata realizzata non lontano dalle Piramidi di Giza e che ospiterà oltre centomila reperti archeologici di una delle civiltà più straordinarie della storia dell'intera umanità. Una parte importante delle sue sale sarà ovviamente dedicata alla tomba del giovane faraone, che giusto cento anni fa venne portata alla luce da un ostinato archeologo britannico, per di più sfidando il senso dell'iscrizione che Carter e Lord Carnavon trovarono all'ingresso del sepolcro, e che dice: «La morte sfiorerà con le sue ali colui che disturberà il faraone», e che poi alimenterà la leggenda della cosiddetta "maledizione di Tutankhamon".
In realtà, i decessi che negli anni successivi al ritrovamento colpirono alcuni dei protagonisti di quell'incredibile scoperta non hanno nulla di particolarmente misterioso. Quindi non possiamo che essere grati a loro per averci consentito la visione di meravigliose testimonianze di un lontanissimo passato. Anche perché, in un'altra delle iscrizioni funerarie rinvenute nella tomba, si legge: «Pronunziare il nome del defunto significa farlo rivivere».
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