Spazio satira
Colpi di Testa
17.01.2021 - 18:00
Le condizioni meteorologiche (soprattutto quelle estreme) sono in grado di condizionare la nostra quotidianità. Tutti quanti, infatti, più o meno ogni giorno, danno uno sguardo alle previsioni del tempo: per programmare l'esecuzione di un'attività lavorativa, per sapere se è opportuno o meno organizzare una gita fuori porta, o anche solo per decidere come vestirsi.
Ma come vengono elaborate le previsioni? Quanto sono accurate? Per quanti giorni a venire sono da ritenere sufficientemente affidabili? A tutte queste domande, ed in verità anche ad altre, si è preso la briga di rispondere Andrew Blum nel suo interessante volume da poco pubblicato per Raffaello Cortina Editore, ed intitolato "Rosso di sera – Come nascono le previsioni del tempo" (185 pagine).
Il giovane giornalista americano ripercorre nel suo breve saggio l'evoluzione storica di questa attività scientifica di tipo previsionale, opportunamente evidenziando quanto sia importante per l'intera umanità, poiché «i servizi meteorologici riducono l'impatto dei disastri naturali sull'umanità, rendono più sicuri e più economici i trasporti, e aiutano ad utilizzare in maniera più sostenibile le risorse naturali...
essi rappresentano il sistema internazionale di cooperazione globale a lunga durata di maggiore successo mai concepito, finalizzato al bene comune nelle scienze e in ogni altro campo». Il prof. Dino Zardi, presidente dell'Associazione italiana di scienze dell'atmosfera e meteorologia, nella prefazione del libro, anticipa al lettore che «con impeccabile rigore storico e scientifico, alleggerito da un brillante stile narrativo, l'autore ripercorre gli sviluppi della meteorologia negli ultimi centocinquanta anni... in tale campo lo sviluppo della conoscenza si ottiene coniugando osservazioni sperimentali, analisi dei dati e interpretazione teorica, fino a formulare leggi dotate di validità generale», ed evidenzia che «la meteorologia ha il compito di proteggere la sicurezza di un Paese e dei suoi cittadini, assicurare condizioni ottimali ai trasporti, favorire un'agricoltura di successo, sfruttare efficacemente le risorse energetiche da fonti rinnovabili e, perché no, assicurare condizioni di vantaggio nelle operazioni di difesa».
Blum descrive nel dettaglio i notevoli progressi che la scienza meteorologica ha ottenuto nel corso del tempo, ed infatti spiega che «ogni decennio che passa i meteorologi spingono l'accuratezza in avanti di un giorno nel futuro, questo significa che una previsione a sei giorni di oggi è accurata come una previsione a cinque giorni di dieci anni fa...tale miglioramento è dovuto ai modelli matematici...conoscere il tempo è uno dei nostri desideri più antichi. Dopo averlo desiderato per millenni, abbiamo cablato la Terra: con satelliti e palloni; con termometri, barometri e anemometri; con supercomputer e con un sistema di telecomunicazioni realizzato per tenerli insieme, il tutto con lo scopo di guardare avanti nel tempo». Il giornalista americano evidenzia che «per conoscere lo stato dell'atmosfera nel futuro occorre conoscere lo stato dell'atmosfera nel presente», e che le previsioni del tempo, per poter essere sufficientemente accurate, devono basarsi su una raccolta di osservazioni e dati che non può limitarsi al contesto geografico locale (e nemmeno continentale), dovendosi invece fondare su elementi e rilevazioni che provengono da tutti gli emisferi. In altre parole «non si può fare meteorologia da soli, all'interno La raccolta dei dati, i progressi della tecnologia e l'affidabilità di oggi dei propri confini», perché «le previsioni dipendono dalle osservazioni fatte su tutta la Terra».
Blum rammenta che fu la Seconda Guerra Mondiale a segnare l'inizio di questo nuovo ed innovativo approccio metodologico previsionale, approccio che fu condizionato dal progresso tecnologico e dalle esigenze militari. Tale progresso fu stimolato, a dire il vero, anche dai nazisti, i quali avevano messo a punto i famigerati missili teleguidati denominati "V2"; dopo la fine del conflitto, tali ordigni, opportunamente adattati dagli scienziati americani consentirono – attraverso una fotocamera montata nell'ogiva – di osservare la Terra da altissima quota. L'ingegnoso progettista di quella modifica così commentò le straordinarie immagini che erano state scattate: «Era un punto di vista che, fino ad allora, si poteva solo ipotizzare, ma i suoi benefici pratici erano evidenti. Il primo viaggio di una fotocamera ai margini del spazio aveva restituito le immagini di un quarto degli Stati Uniti, un'area di circa un milione di metri quadrati. Si poteva vedere la curvatura della Terra, e bande di nubi che si allungavano per centinaia di chilometri, in filari che sembravano strade. I meteorologi furono subito incantati dalle potenzialità che intravedevano».
E infatti, da quel momento in poi, le previsioni meteorologiche non vennero più effettuate basandosi su osservazioni fatte dal basso, dalla terra, bensì dallo spazio. Si trattò di una vera e propria "rivoluzione copernicana"; che poi, nel tempo, è stata attuata attraverso una serie di ulteriori innovazioni tecnologiche le quali di fatto ci hanno cambiato l'esistenza, e soprattutto hanno contribuito a salvare molte vite. Si pensi ad esempio al satellite meteorologico sperimentale che, nel 1961, vide con sufficiente anticipo l'arrivo dell'uragano Carla, e che consentì l'evacuazione di 350.000 persone lungo le coste del Golfo del Messico. Blum evidenzia poi che il miglior Centro meteorologico è quello europeo, che ha sede a Reading in Inghilterra, e che costituisce il più affidabile punto di riferimento degli scienziati di tutto il mondo («È il meglio del meglio. Ci sono gli scienziati più bravi, i supercomputer più potenti, più attenzione e determinazione»).
Lì si lavora, da decenni, per migliorare sempre più il livello di precisione delle previsioni del tempo.
Tuttavia, se è molto probabile che non si riuscirà mai ad averle precise al cento per cento, è altrettanto probabile che, in un non lontano futuro, si riuscirà a risolvere calcoli sull'atmosfera prima che i fenomeni meteorologici si manifestino. Questa è una sfida enorme, perché come si sentì dire Blum da un ingegnere missilistico del Jet Propulsion Laboratory, «per far atterrare un'astronave su Marte occorre gestire centinaia di variabili matematiche, mentre un modello atmosferico globale ne richiede centinaia di migliaia...».
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