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Quel che resta della settimana

Senza un attimo di tregua. E la chiamano politica estiva

La Procura di Cassino ha deciso di vederci chiaro

Provincia, Luca Di Stefano può ricandidarsi

Il Palazzo della Provincia di Frosinone

La Procura di Cassino ha deciso di vederci chiaro. Le indagini vanno avanti da mesi e la contestazione è la seguente: lavoratori assunti con contratti di somministrazione o per incarichi occasionali da parte di società partecipate dell’Amministrazione Provinciale di Frosinone e della XV Comunità Montana di Arce impiegati in maniera esclusiva o prevalente dal consigliere provinciale Gianluca Quadrini. Per questo è stata chiesta la misura degli arresti domiciliari, ipotizzando i reati di truffa e peculato. Su questa richiesta dovrà pronunciarsi adesso il gip.

Nell’inchiesta risulterebbero indagate altre cinque persone. Come stabilito dalle norme contenute nella riforma Nordio, si è svolto l’interrogatorio preventivo dell’indagato. L’avvocato Claudio Di Ruzza, difensore di Gianluca Quadrini, ha detto: «Quadrini ha avuto la possibilità di chiarire i fatti. Attende con fiducia la decisione del gip anche perché nutre la massima fiducia nei confronti della magistratura. Ha comunque chiarito tutti i fatti a base delle accuse». Dal punto di vista giudiziario l’inchiesta farà il suo corso. Mentre sul piano politico bisognerà capire quali saranno gli effetti. Per esempio, da parte di Forza Italia nessuna presa di posizione. Eppure Gianluca Quadrini, presidente del consiglio provinciale, è un esponente “azzurro”. Capiremo nelle prossime settimane quali potrebbero essere le dinamiche politiche a tutto campo. Siamo alla vigilia di una stagione importante. A dicembre si voterà per eleggere i dodici consiglieri provinciali. E tutti i partiti dovranno definire le candidature “blindate”. E si sa: ogni scelta determina venti scontenti. Per tenersi bassi.

L’intervento della Regione Lazio per Comuni e Saf
In settimana c’è stata l’assemblea dei soci della Saf. L’assessore al bilancio Giancarlo Righini ha confermato che sarà la Regione Lazio a farsi carico dei 13,8 milioni di euro del cosiddetto “conguaglio”. Non solo: ha aggiunto che quelle risorse saranno a fondo perduto. Cioè non dovranno essere restituite. Diciamo la verità: tutti i Comuni hanno tirato un sospiro di sollievo, perché quell’importo rappresentava un macigno. Alcuni avrebbero dovuto prendere in considerazione l’opzione del dissesto, altri avrebbero dovuto attrezzarsi per piani decennali (o ventennali) di restituzione degli importi. E in ogni caso tutti avrebbero dovuto aumentare la Tari. Dunque, a pagare il conto sarebbero stati, come sempre, i cittadini, le aziende, i fornitori. Stesso discorso per la Saf, che si è trovata davanti ad un bivio. Con il rischio concreto di dover mettere in discussione un servizio fondamentale, come quello della gestione dei rifiuti urbani. Nel suo intervento l’assessore Righini ha fatto riferimento esplicito a due elementi. Il primo: la parifica del Rendiconto da parte della Corte dei Conti dà alla Regione Lazio delle possibilità importanti sul piano delle risorse. Il secondo: la provincia di Frosinone e la Saf negli anni passati sono sempre stati disponibili e operativi. Per esempio sul trattamento di una parte dei rifiuti di Roma. Operazioni che hanno contribuito ad evitare l’emergenza rifiuti nel Lazio. Il punto vero è che per la prima volta la Regione riconosce alla Ciociaria un ruolo fondamentale e si muove in prima persona per dare un contributo concreto e immediato. Parliamo di quasi 14 milioni di euro. Pagando un conto che i Comuni non avrebbero potuto sostenere con facilità. Poi naturalmente è chiaro che sia la Saf che i Comuni per il futuro dovranno impegnarsi per evitare che certe situazioni possano ripetersi. Interventi del genere hanno un senso e una sostenibilità solo se “una tantum”.

Un Atto aziendale proiettato in un futuro moderno
Il direttore generale della Asl Arturo Cavaliere nel mese di luglio ha accelerato. Facendo capire a tutti che a via Fabi non è di passaggio. Prima ha nominato i due direttori, Giovannino Rossi per la parte amministrativa e Maria Giovanna Colella per quella sanitaria. Poi ha varato il nuovo Atto aziendale, adesso all’attenzione della Regione. Diverse le novità contenute nelle 250 pagine (allegati esclusi). I Dipartimenti passeranno da 9 a 13. C’è l’intenzione di costituire un’Area Critica interpresidio. E ci sarà l’istituzione di un dipartimento di Chirurgia Oncologica, Robotica ad alti impatti sull’apparato locomotore e di genere. Con due nuove unità operative semplici di Chirurgia Robotica. Insomma, l’Asl di Frosinone guarda alle nuove frontiere della tecnologia e dell’innovazione. C’è altresì un ragionamento di prospettiva, che prende le mosse da un dato: «La popolazione della Asl di Frosinone sta invecchiando velocemente da tempo, e con livelli più veloci e preoccupanti rispetto alla media regionale e nazionale. Al 1° agosto 2023 l’indice di vecchiaia ha raggiunto il valore del 209%, vale a dire che per ogni bambino di 0-14 anni, ci sono più di due persone con oltre 65 anni». La Asl si è posta il problema di come rimodulare l’assistenza.

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