Spazio satira
Regione Lazio
26.06.2025 - 11:07
La sede della Regione Lazio
Nel Lazio si fa la raccolta differenziata, ma non si sa dove portarla. È questa la fotografia – reale e sempre più costosa – della gestione dei rifiuti nella regione. Una macchina che chiede ai cittadini di separare plastica, vetro, organico e legno, per poi spedire una parte consistente di questi materiali fuori regione. La causa principale? La mancanza cronica di impianti di trattamento. Un problema che, va detto, la giunta Rocca ha ben presente e sta lavorando proprio per risolvere la questione.
Ma andiamo a vedere lo scenario attuale. La plastica e il legno raccolti nel Lazio vengono infatti compressi e inviati in camion verso impianti del Nord Italia: in testa Lombardia, Piemonte e Veneto, seguite da Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo e Umbria. A farne le spese sono i cittadini, che ogni anno si vedono recapitare bollette TARI sempre più salate. Secondo gli ultimi dati, nel 2015 una famiglia laziale pagava in media 316 euro all’anno per la tassa sui rifiuti.
Oggi, nel 2025, la cifra è salita a quasi 380 euro. Un aumento costante, che ha superato la media nazionale e che rispecchia il costo crescente della logistica legata al trasporto e al trattamento dei rifiuti fuori regione.
Un sistema dipendente da altri
La responsabilità di questa situazione non è dei cittadini, che da anni fanno la loro parte con crescente attenzione. Il fallimento è politico e strutturale, frutto di decenni di gestione fondata sull’assenza di pianificazione industriale e su una visione miope dell’interesse pubblico. Per anni, le amministrazioni regionali hanno preferito bandire gare d’appalto per il trasporto e il trattamento fuori regione, invece di investire nella realizzazione di impianti propri. Un modello che ha prodotto una dipendenza cronica da altre regioni e ha trasformato la gestione dei rifiuti in un intricato sistema difficile da monitorare. Il risultato? Un ciclo dei rifiuti incompiuto, con costi alle stelle, disservizi frequenti e continui scaricabarile tra amministrazioni e livelli istituzionali. Il tutto, mentre ai cittadini si continua a chiedere “più senso civico” e comportamenti virtuosi.
Rocca: «Chiudere il ciclo»
Negli ultimi mesi, però, qualcosa sembra muoversi. La giunta regionale guidata dal presidente Francesco Rocca ha annunciato un cambio di passo. Per la prima volta dopo anni, la Regione parla esplicitamente della necessità di dotare il Lazio di impianti propri, pubblici e funzionali, per la gestione dell’intera filiera della raccolta differenziata.
«Dico subito che sarà fondamentale chiudere il ciclo dei rifiuti. Il Lazio, Roma in particolare, sconta un lunghissimo periodo di politiche inattive che hanno trascinato la Capitale a esportare la spazzatura a pagamento. Una follia», ha dichiarato Rocca. Secondo il governatore, non è più accettabile restare fermi sulle dispute relative alla localizzazione degli impianti. Serve invece spostare l’attenzione sulla qualità, sulla sicurezza e sulla funzionalità della filiera. «Abbiamo bisogno di impianti moderni, non di nuove guerre ideologiche su dove costruirli», ha sottolineato.
Riuscire a costruire una filiera regionale per il trattamento dei rifiuti sarebbe una svolta storica per il Lazio. Ma servirà determinazione politica, una visione di lungo periodo e soprattutto la capacità di passare dalle parole ai cantieri. I cittadini hanno fatto e continuano a fare la loro parte. Ora tocca alla politica.
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