Spazio satira
La stanza della domenica
04.05.2025 - 12:00
Il richiamo della foresta evidenzia il ritorno all’istinto primordiale, sottolinea la lotta per la sopravvivenza, dimostra l’adattamento e la forza della natura rispetto alla civiltà. In ambito politico naturalmente la dimensione è diversa, ma siamo in un momento di snodo fondamentale. L’annuncio del premier Giorgia Meloni di volersi ricandidare non nasce per caso, ma va inquadrato in un contesto nel quale c’è un impianto riformatore del governo e della maggioranza di centrodestra che si snoda su temi come il premierato, la giustizia, l’autonomia differenziata, la materia fiscale. Oltre alla proposta di legge riguardante l’elezione dei sindaci nei Comuni con oltre 15.000 abitanti. Per Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è necessario abbassare dal 50% al 40% la soglia da raggiungere per vincere già al primo turno. Diminuendo quindi la percentuale che poi comporta il ballottaggio. La “ratio” alla base di questo progetto politico sta sia nel crollo dell’affluenza che nella volontà di evitare la logica del “tutti contro uno” al secondo turno. Poi c’è un aspetto politico. Storicamente, al secondo turno il centrosinistra è più forte rispetto ad un centrodestra che spesso alla prima tornata arriva davanti. È su questo “pacchetto” di riforme che il centrodestra alla fine riesce comunque a ritrovare l’unità. Al contrario di un centrosinistra che non si rassegna al fallimento del Campo Largo e alla “balcanizzazione” di un’alleanza che potrebbe essere perfino maggioritaria. Giuseppe Conte (Cinque Stelle) vuole contendere la leadership a Elly Schlein. Poi c’è tutto il resto: Matteo Renzi (Italia Viva) e Carlo Calenda (Azione) sono dei battitori liberi, che nulla hanno in comune politicamente con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra).
Stesso schema applicato alla Regione Lazio
Alla Regione Lazio c’è esattamente lo stesso schema. E quanto emerso in questi giorni nelle prese di posizione dei protagonisti (pubblicate sulle pagine di Ciociaria Oggi e Latina Oggi) lo conferma. Fra l’altro lo scontro politico sta avvenendo sulla sanità, la materia più importante di competenza della Regione. Quando il leader del Pd nel Lazio Daniele Leodori dice che il centrodestra non ha migliorato alcuna situazione sulla sanità, lo fa guardando al futuro. Alle prossime elezioni, anche se mancano tre anni. La risposta di Paolo Trancassini, coordinatore di Fratelli d’Italia nel Lazio, va nella medesima direzione. «Senti chi parla», ha detto Trancassini. Rilevando che l’Amministrazione Rocca e il centrodestra stanno mettendo a posto una situazione determinata da dieci anni di governo di centrosinistra. Pure in questo caso il centrodestra ha dimostrato di sapersi ricompattare. Mentre il fronte progressista appare fermo alla sconfitta del febbraio 2023, determinata anche dalla frattura tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. Poi il Pd ha un problema ulteriore, interno. Dal momento che l’intera stagione congressuale nel Lazio si sta contraddistinguendo per la “guerra delle correnti”. A partire dalla federazione di Frosinone. Nel panorama nazionale il Lazio è una linea del fronte strategico nella competizione politica. Soprattutto perché il Pd comunque governa Roma. Secondo autorevoli addetti ai lavori il Campidoglio vale tra i 3 e i 4 Ministeri. Ma cosa succederebbe se il centrodestra riuscisse ad approvare in Parlamento la riforma della legge che regola l’elezione diretta dei sindaci? Magari con il 40% più uno il centrodestra potrebbe vincere e governare Roma. E anche altre grandi città. Modificando radicalmente gli equilibri e i rapporti di forza. Ecco perché il “richiamo della foresta” nella politica potrebbe spingere le coalizioni a fare quadrato. Sicuramente nel centrodestra. Meno scontato in un centrosinistra che fatica a ritrovare le ragioni dell’unità. Ma in ogni caso il tema è esattamente questo.
Regola o eccezione. Comune capoluogo al bivio decisivo
Poi c’è il Comune di Frosinone che, come capoluogo, dovrebbe comunque guardare agli schemi nazionali e regionali. Ma da quasi due anni questo non succede. Forza Italia è all’appoggio esterno da più di nove mesi. Negli ultimi giorni però sono arrivati segnali forti e chiari. Sul versante dell’ipotesi di un recupero dell’originaria coalizione di centrodestra. Il sindaco Riccardo Mastrangeli sta provando a cercare gli spazi giusti, ma non è semplice neppure per lui. Perché all’interno della sua maggioranza ad essere prevalente è stato il silenzio. Della Lega e di civiche come la Lista Ottaviani e la Lista per Frosinone. Per certi versi anche di Fratelli d’Italia. Comunque vada a finire, la posta in palio è chiara: se il Comune di Frosinone diventa l’eccezione del centrodestra, si aprirà una stagione di “tana libera tutti” senza soluzione di continuità. Nel centrosinistra la situazione non è per nulla diversa: la coalizione che ha sostenuto Domenico Marzi non esiste più. Il “rompete le righe” è già operativo.
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