Spazio satira
Quel che resta della settimana
16.02.2025 - 14:00
La sede del Comune di Frosinone
Basta mettere in fila quello che è successo nell’ultima settimana per avere un’idea precisa dell’effetto domino che si è messo in moto al Comune di Frosinone. Dunque, asse di ferro tra Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi, suo avversario trentadue mesi fa. Non c’è ancora il patto di fine consiliatura, ma l’impegno della Lista Marzi a non mandare a casa il sindaco è bastato (e avanzato) per scatenare un finimondo politico. I tre esponenti di FutuRa, eletti nel centrodestra, sono passati all’opposizione.
Nell’aula di Palazzo Munari è successo di tutto. Perfino di più. Durissimo scontro verbale tra Domenico Marzi e Angelo Pizzutelli, consigliere del Pd anche se si è dimesso da capogruppo. Entrambi hanno parlato di un equivoco, ma comunque il nervosismo che si respirava a Palazzo Munari era di per sè indicativo di un clima incandescente. Sull’altro versante botta e risposta al vetriolo tra Anselmo Pizzutelli e Riccardo Mastrangeli, con quest’ultimo che successivamente si è scusato per alcune affermazioni. Finito? Nemmeno per sogno. Il Sindaco ha deciso di consultare i gruppi della originaria maggioranza di centrodestra per un confronto sul bilancio di previsione. FutuRa non ha tenuto in considerazione l’invito. Mentre Anselmo Pizzutelli, Maria Antonietta Mirabella e Giovanni Bortone lo hanno declinato (l’invito). Facendo capire che non ci sono margini per una ricomposizione. Mentre invece i due esponenti di Forza Italia, Pasquale Cirillo e Maurizio Scaccia, al summit con Mastrangeli sono andati. E il Sindaco potrebbe convocare il tavolo del centrodestra, rivolto ai partiti. Vale a dire a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Il condizionale è d’obbligo perché in realtà la questione di Frosinone è già su un altro tavolo, quello regionale.
Quel “tana libera tutti” che il capoluogo pagherà carissimo
Mai il capoluogo è stato centrale nelle dinamiche politiche del territorio. Non riesce a dare le carte per la presidenza della Provincia e degli enti intermedi. Anche per quanto riguarda le candidature eleggibili in Parlamento e alla Regione, ha sempre faticato. Nicola Ottaviani (Lega) è stato sindaco di Frosinone per dieci anni, ma la designazione blindata l’ha avuta nel collegio Cassino-Terracina. Mentre in quello di Frosinone c’era Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia). Alessia Savo (FdI) era consigliere comunale di Frosinone quando è stata eletta alla Pisana, ma indubbiamente la sua attività politica negli anni passati si è concentrata soprattutto a Torrice. Un’obiezione bipartisan è la seguente: i partiti sanno che un sindaco del capoluogo sarebbe politicamente ingombrante. Magari sarà pure vero, ma alla fine ognuno è artefice del proprio destino. In ogni caso la situazione attuale al Comune di Frosinone è la seguente: la maggioranza di centrodestra uscita dalle urne non esiste più. Mastrangeli ha una coalizione nella quale sono fondamentali tre esponenti eletti nelle liste del centrosinistra. E nella quale quattro consiglieri della Lista Marzi sono decisivi, anche per il solo mantenimento del numero legale. Inoltre, bando alle ipocrisie politiche: Domenico Marzi non è uno qualunque. Sindaco per due mandati, ha portato il centrosinistra al governo di una città profondamente di centrodestra. Senza considerare che due anni e mezzo fa è stato l’avversario di Mastrangeli. Arrivando comunque al ballottaggio. Non è un mistero che Fabio Tagliaferri, referente di FdI a Frosinone, è stato il massimo artefice dell’intesa Mastrangeli-Marzi. Allo stesso tempo Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale della Lega, ha dato il via libera. Sicuramente a denti stretti, ma lo ha dato. Il senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale di Forza Italia, ha detto agli alleati che gli “azzurri” intendono portare il “caso Frosinone” all’attenzione dei livelli regionali e nazionali della coalizione. Non è casuale, dunque, che Riccardo Mastrangeli intenda convocare il tavolo del centrodestra. Non è casuale perché parliamo del Comune capoluogo, strategico nello scacchiere regionale. Fra l’altro alla Regione la coalizione ha fatto dell’unità una bandiera irrinunciabile. Pure quando si determinano delle fibrillazioni. È successo sia con Forza Italia che con la Lega. Il presidente Francesco Rocca, però, tiene saldamente il timone. Tornando al capoluogo, il “tana libera tutti” riguarda altresì un centrosinistra mai così smarrito e lacerato. Il Pd paga una stagione congressuale ferma al palo e la completa assenza, in questa fase, di organismi dirigenti. Il circolo cittadino e il gruppo consiliare sono rimasti all’opposizione della giunta Mastrangeli. Ma a mancare è il partito nella sua dimensione più ampia. I Socialisti, invece, hanno preso la palla al balzo per definirsi l’unica alternativa credibile. Alle prossime elezioni si presenteranno alla guida di una coalizione, con un proprio candidato sindaco. Insomma, schieramenti in frantumi. L’effetto capoluogo continuerà a stare in naftalina.
Disagi dei pendolari come la stazione Tav. Solo effetto annuncio
Nella seduta del consiglio comunale di Frosinone si è parlato del tema dei disagi dei pendolari. È stata pure votata una mozione. Però, esattamente come per la stazione Tav, i livelli per risolvere certe situazioni, sono altri. Nei quali occorrono progetti veri, risorse effettive, Piani concreti. Affrontare le tematiche va bene, a patto che poi si agisca su tutto il resto. Ma se non si va mai oltre l’annuncio, allora di che cosa stiamo realmente parlando? Del nulla. Infatti si è visto a proposito della stazione dell’Alta Velocità. Solite chiacchiere. Solita fuffa. Montata, ma sempre fuffa.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione