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Politica

Vannacci: «Cambiamo questo mondo al contrario»

Il generale a Ciociaria Oggi: «Rispetto per valori come famiglia e identità»

Vannacci a Ciociaria Oggi

Foto di Massimo Scaccia

Una visita alla redazione di Ciociaria Oggi, al nono piano del Grattacielo L’Edera, in piazzale De Matthaeis. L’ha effettuata il generale Roberto Vannacci, europarlamentare della Lega, nel tour dell’altro giorno in provincia di Frosinone. Ne abbiamo “approfittato” per un colloquio su tutte le tematiche dell’attualità politica nell’ambito della rubrica Zapping: l’intervista è disponibile sul nostro canale YouTube e sul profilo social Instagram. Roberto Vannacci è stato comandante del 9° Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, della Brigata paracadutisti “Folgore”, del contingente italiano nella Guerra civile in Iraq e anche della Task Force 45 durante il conflitto in Afghanistan. Nel panorama politico entra di fatto con la pubblicazione del libro “Il mondo al contrario”, nell’agosto 2023. L’attenzione mediatica è immediata. Le polemiche pure. Poi la candidatura, nelle file del Carroccio, alle ultime europee.

Roberto Vannacci ottiene 560.000 preferenze e viene eletto. Sa perfettamente di essere un personaggio assai divisivo. L’incontro in Ciociaria è stato voluto e organizzato dall’associazione che fa riferimento a lui, Noi con Vannacci. Niente bandiere o striscioni della Lega. Nessun dirigente locale del partito di Matteo Salvini presente. È evidente che sullo sfondo ci sono delle dinamiche politiche. Roberto Vannacci ha ribadito di riconoscersi completamente nei valori e nei principi della Lega. Ma è anche vero che nella sostanza il generale ha già occupato uno spazio politico preciso. A destra della coalizione di maggioranza che governa l’Italia, molte Regioni e tantissimi Comuni. I temi sui quali focalizza l’attenzione (e interagisce sempre con il pubblico presente alle manifestazioni) sono l’immigrazione, l’ambiente, la famiglia, la sicurezza. E soprattutto la sovranità. Ma prima di iniziare l’intervista, Roberto Vannacci dice: «Attraverso Ciociaria Oggi, giornale storico del territorio, voglio ringraziare le tantissime persone che hanno deciso di essere presenti agli incontri. Sinceramente non mi aspettavo così tanta partecipazione».

Allora Vannacci, quale il tema più importante tra quelli che lei analizza sempre?

«Direi la sovranità, l’aspetto fondamentale. E sa perché? Perché il sottoscritto crede nel diritto di perseguire gli interessi del nostro Paese. È per questo che sono stato eletto. Quando sottolineo di sentire la responsabilità delle 560.000 persone che hanno scritto il mio nome sulla scheda, non lo dico per darmi un tono. Neppure per “captatio benevolentiae”. Lo dico perché ci credo. Il pianeta e l’umanità li facciamo salvare da qualcun altro, per me la priorità è dare risposte alle istanze degli italiani. La sovranità vuol dire rispetto per la nostra identità, per la cultura, per la storia millenaria che abbiamo e che tutti ci invidiano nel mondo».
Dica la verità: quanto è contento di essere così divisivo? Sul piano politico è un valore aggiunto.
«Non è questo il mio obiettivo. Il ragionamento è il seguente: ritengo che la diversità sia importante. Meno male che siamo diversi. Non mi piacciamo né l’uniformità né il conformismo. Penso che per avere un’Europa forte occorrano delle nazioni forti. Poi sarò libero di dire quello che penso? Naturalmente sì. A me piace l’Europa di Lepanto, quando la flotta di metà del Vecchio Continente riuscì a sconfiggere l’Impero ottomano. Nella storia ci sono stati momenti fondamentali: la vittoria di Lepanto è uno di quelli».

Come si cambia la narrazione?

«Non avendo paura di dire le cose come stanno. Con il coraggio di saper andare controcorrente se serve. Allora, intanto ritengo che nella nostra società, in questo particolare momento storico, sia determinante mettere insieme i talenti. Esaltare quindi la cultura del merito. Evitando il livellamento verso il basso. Il tema della sicurezza è centrale. Nei decenni scorsi i cittadini si sentivano sicuri a casa e nelle piazze. Da tempo non è più così. Pensiamo soltanto a tutto quello che abbiamo dovuto prevedere nella vita quotidiana: allarmi, portoni blindati, inferriate. Dicevo del coraggio di andare controcorrente. Dai dati ufficiali del ministero dell’Interno emerge che esiste una connessione tra il tema della sicurezza e quello dell’immigrazione irregolare e clandestina. Precisamente: l’8,5% degli stranieri è responsabile del 34-37% di reati come i furti e le rapine (ma secondo alcuni report si arriva al 50%). È un dato di fatto, non si tratta di essere razzista. Il punto però è che se provi a ragionare su questi aspetti, ti ritrovi a “lottare” con delle frange politiche che contestano le Forze dell’ordine, che secondo loro non possono reagire a difesa neppure se vengono fatte oggetto di provocazioni violente. Quelle stesse frange che vorrebbero l’indulto per tutti. Quelle stesse frange che se la prendono con chi filma le borseggiatrici nella metropolitana. E che magari, come è successo, difendono chi occupa abusivamente le case degli altri. “Il mondo al contrario” nasce da questo tipo di contesto nel quale viviamo. Da decenni assistiamo alla sistematica delegittimazione delle Forze dell’ordine. È ora di finirla, gli italiani non ne possono più. La sicurezza deve stare al primo posto perché garantisce il funzionamento di tutto il resto: dal sociale alla sanità, dal lavoro alla scuola. Fino allo sviluppo e al progresso. La verità è che questa Europa, con decenni di politiche sciagurate a trazione socialdemocratica, ha indebolito le nostre società. Siamo tutti più poveri e meno liberi».

Lei, fra le tante, ha pronunciato una frase forte: “Il pianeta è “fascista” perché in fondo se ne frega. Perché?

«Il punto è l’ambientalismo dogmatico e integralista. Il pianeta se ne frega perché evolve continuamente. Ha conosciuto cinque estinzioni di massa e la vita è sempre rinata. Inoltre tutti sanno che i cambiamenti climatici ci sono stati costantemente. Una cosa va chiarita però: la frase “me ne frego” (che mi piace molto) non è stata coniata nel “ventennio”. In realtà risale al 1916 ed era il motto degli Arditi, capaci di ribaltare le sorti di una guerra. Torniamo al punto: il Green Deal è un’eurofollia e va archiviato in fretta. Ci vogliono far credere che l’uomo è cattivo e la natura è buona. Ecco, questa impostazione è una truffa. L’uomo appartiene alla natura e deve rispettarla perché parliamo della linfa vitale. Quello che contesto è l’impostazione dell’ambientalismo dogmatico: un’assurdità che pretende di bloccare il progresso e l’economia. Determinando disoccupazione, aumento della cassa integrazione in progressione geometrica e desertificazione industriale. Peraltro il fenomeno che si è generato è stato quello della delocalizzazione. Con il risultato che molte aziende hanno deciso di andare a produrre altrove e che il costo dei prodotti è perlomeno raddoppiato. È dal 1992 (conferenza di Rio) che la narrazione è cambiata e ha cominciato ad affermarsi l’ambientalismo ideologico. Un dato: l’Europa produce il 7,3% di emissioni di anidride carbonica. Lo dico in maniera pragmatica: se anche spegnessimo tutto, non cambierebbe nulla. Perciò penso che dovremmo intanto riprenderci lo sviluppo, l’economia, il benessere. Ripeto sempre: l’ecologia è un lusso che soltanto i ricchi possono permettersi. Per quanto concerne la transizione ecologica, il punto è questo: va bene se è conveniente. Mi riferisco alle auto e a tutto il resto. Perché l’Europa, attraverso il Green Deal, deve imporci dei modelli di vita totalmente assurdi e insostenibili? Penalizzando ricchezza, occupazione e benessere?».

Lei è un europarlamentare della Lega, ma è chiaro che gli incontri dell’associazione Noi con Vannacci si collocano in uno spazio politico più ampio. Quale il punto di arrivo?

«Lo spazio politico da occupare? Beh, il più possibile. Se le associazioni Noi con Vannacci e Il Mondo al contrario crescono, allora si tratta di consensi che vanno pure alla Lega. I valori sono sovrapponibili: sovranità, sviluppo economico, benessere, identità. E anche l’obiettivo è lo stesso: raddrizzare il mondo al contrario. Porterò avanti le mie idee. Per esempio sulla famiglia, la prima e più importante cellula di ogni società. D’altronde se la famiglia esiste da millenni sotto la forma tradizionale un motivo ci sarà. Quando ripeto che nella stragrande maggioranza dei Paesi c’è lo ius sanguinis non faccio altro che prendere atto di una situazione. L’educazione, la lingua, la cultura, l’amore per la patria vengono trasmessi dai genitori. Poi c’è la scuola, ma è dalla famiglia che si comincia. Francamente, cosa può esserci di sbagliato in questo? Vogliono destrutturare la società, perché una società destrutturata è più facile da guidare. Vogliono sfasciare la famiglia, anche perché i singoli individui consumano di più. Infine, c’è la cultura del merito. Qualcuno può negare che oggi se non ti atteggi a vittima non raggiungi alcun tipo di traguardo? Quasi che si volesse elevare la debolezza a virtù? Perché invece non puntare sul merito e sulla capacità di essere interpreti del proprio destino? Perché far passare il concetto che è preferibile subire le situazioni? È questo approccio che dobbiamo cambiare»

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