Spazio satira
La stanza della domenica
26.01.2025 - 11:00
Una panoramica di Frosinone
Siamo in una stagione politica caratterizzata soprattutto da un dato di fatto: a prendersi la scena è il potere che rifiuta il sistema. Come ha scritto Ezio Mauro. L’insediamento da presidente degli Stati Uniti di Donald Trump è stata una dimostrazione plastica di una situazione che a questo punto non vede soltanto chi non vuole vederla. Non parliamo esclusivamente di cambiamenti politici (legittimati dal voto degli elettori), parliamo di un mutamento profondo perfino dell’assetto alla base della civiltà occidentale. Perché sono cambiate le priorità dei cittadini, perché gli algoritmi orientano e governano i processi decisionali. Di tutto questo è necessario prendere atto. Restare fermi su parametri di un mondo che non esiste più non ha alcun senso. Anche in Italia il Governo di Giorgia Meloni ha come obiettivo quello di modificare il sistema: il presidente del consiglio lo ha detto in campagna elettorale e adesso sta portando avanti quel programma.
Con un consenso forte e in crescita. La premessa è che il sistema negli ultimi decenni non solo non è riuscito più a dare risposte, ma ha lasciato cumuli di macerie sul piano economico, produttivo e sociale. Ad ogni livello. D’altronde anche in Ciociaria basta guardarsi attorno, perfino distrattamente. Il sistema industriale e produttivo è lo stesso degli anni passati? No. I livelli occupazionali sono rimasti invariati? No. L’intera provincia ha perso abitanti, tra i quali tanti giovani che sono andati altrove a studiare e lavorare? Sì. Dell’unica possibile infrastruttura strategica e in grado di ribaltare la narrazione, vale a dire la Stazione Tav tra Ferentino e Supino, si continua esclusivamente a parlare senza uno straccio di proposta concreta e finanziabile? Sì. La conclusione è una soltanto: fiumi di parole e zero fatti concreti.
Comunque vada sarà una soluzione di “sopravvivenza”
Secondo i bookmakers della politica frusinate (naturalmente si tratta di una categoria astratta) alla fine il bilancio di previsione verrà approvato in consiglio comunale. Vedremo con quanti voti, pure in termini di astenuti e contrari. L’elemento fondamentale sarà infatti il numero legale, che può essere mantenuto con la presenza. In ogni caso sul tavolo c’è uno scenario sopra ogni altro: chi davvero è disposto ad interrompere la consiliatura e andare a casa? A nessuno sfugge, infatti, che se il documento contabile non dovesse essere approvato, inevitabilmente si tornerebbe alle urne. A Frosinone, che è il Comune capoluogo, si vive (politicamente) in un’atmosfera da “Aspettando Godot”. L’opera teatrale di Samuel Beckett, nella quale due personaggi vanno avanti in discussioni infinite mentre attendono Godot. Che non arriverà mai. Allora, cerchiamo di ricapitolare. Riccardo Mastrangeli e gli altri quindici consiglieri che lo sostengono aspettano una maggioranza blindata (che c’era due anni e mezzo fa) che mai più arriverà.
Gli otto “dissidenti” faticano a cogliere l’attimo e spostano costantemente in avanti il momento delle scelte definitive. Gli otto consiglieri rimasti all’opposizione hanno strategie diverse. Alcuni di loro potrebbero varcare il Rubicone e fare un’intesa politico-amministrativa con Mastrangeli, ma chiedono che il Sindaco certifichi in aula la fine della stagione del centrodestra. Pure in tal caso l’effetto è quello di rimandare a data da destinarsi delle decisioni vere. Il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri attende ormai da settimane una risposta alla sua richiesta politica: azzeramento della giunta e verifica politica per tentare di recuperare il perimetro del centrodestra. Non c’è stato alcun segnale. Tornando al bilancio, è indubbiamente un atto “pesantissimo” sia sul piano politico che amministrativo. Ma è anche l’unica delibera sulla quale le “polemiche urlate” possono trasformarsi in scelte decisive. Impopolari, coraggiose, coerenti o strumentali dipende dai punti di vista. La sensazione però è che alla fine prevarrà l’istinto di sopravvivenza politica di far continuare la consiliatura. Per poi rituffarsi nello spazio surreale tipico del teatro dell’assurdo. Nell’ambito del quale “Aspettando Godot” è un capolavoro. Al Comune di Frosinone manca lo scatto della Politica. Da tempo ormai. Le polemiche vengono prodotte in quantità industriale. Non si vedono invece le strategie.
Chi sarà a firmare le liste elettorali? Contraddizioni Pd
Per avere un’idea di quello che sta succedendo nel Pd vale la pena prefigurare uno scenario. Qualora il congresso dovesse ulteriormente slittare, chi firmerebbe le liste elettorali del partito nei Comuni che andranno al voto in primavera? Tra i quali Ceccano? Il segretario uscente è Luca Fantini, che però aveva fatto un passo indietro per favorire l’insediamento della commissione congressuale. Questo organismo, però, è decaduto dopo le dimissioni di sei degli undici membri. Teniamo presente che andrebbe ricostituito qualora dovesse accendersi il semaforo verde per dare la parola agli iscritti. Il segretario regionale Daniele Leodori sta aspettando l’evolversi degli eventi, ma se la matassa non sarà dipanata, allora sarà inevitabile pensare alla nomina di un commissario (magari ad acta). Il fatto che si sia arrivati a questo punto dimostra quanto sia conflittuale il rapporto sia tra le diverse correnti che fra i leader delle stesse. Il congresso, quando si svolgerà, servirà sì a definire gli equilibri e i rapporti di forza, affidandosi alle decisioni degli iscritti. Ma inevitabilmente sarà una resa dei conti incandescente sul piano della dialettica politica. Ci sarà un “dopo” (congresso) da gestire e governare. Nessuno se ne preoccupa.
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