Spazio satira
Provincia
17.08.2024 - 16:00
Un’immagine del Palazzo della Provincia di Frosinone a piazza Gramsci
L’ipotesi non è tramontata, ma di certo è destinata a slittare. Ancora. Parliamo del ritorno all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali. In primavera era stata annunciata un’accelerazione dopo le europee, in modo da tornare a “prima della Delrio” già nel giugno 2025. In realtà lo scatto non c’è stato.
Nei giorni scorsi però sono filtrate indiscrezioni dal Governo, secondo le quali la sede opportuna per discutere della riforma resta il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali. Ma soprattutto vanno prima individuate e definite le risorse.
Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi, ma intanto il tempo continua a trascorrere. Nel dicembre 2023 c’è stata l’elezione dei 12 consiglieri della Provincia di Frosinone. Resteranno in carica, secondo le disposizioni della legge Delrio, per due anni. Dunque fino a dicembre 2025. Mentre invece Luca Di Stefano è stato eletto presidente a dicembre 2022: l’incarico dura quattro anni, cioè fino al 2026. Se dovesse rimanere in vigore la Delrio, Di Stefano non potrebbe ricandidarsi perché non avrebbe davanti più di 18 mesi di mandato come sindaco di Sora.
Si tratta di un argomento importante anche nelle dinamiche della politica locale. Già il taglio di 345 seggi parlamentari ha ridotto gli spazi di rappresentanza dei territori. Inoltre anche alle regionali e nella governance degli enti intermedi la Ciociaria ha dovuto fare i conti con una cura dimagrante notevole. In ogni caso il ritorno all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali rappresenterebbe una scossa per un ente che è rimasto centrale in molti settori: dalle manutenzioni all’edilizia scolastica.
Le proposte di legge avanzate per superare la Delrio sono diverse. Il testo in discussione in commissione affari costituzionali del Senato prevede che il presidente della Provincia sarebbe eletto direttamente dai cittadini, a suffragio universale. Con il potere di nominare la giunta. Il numero degli assessori, in una Provincia fino a 500.000 abitanti (come Frosinone) sarebbe di 4. Ad uno degli assessori verrebbe assegnata la delega di vicepresidente. Nella composizione dell’esecutivo nessuno dei due sessi potrebbe essere rappresentato in misura inferiore al 40%. Per quanto riguarda invece i consiglieri, sempre in una Provincia fino a 500.000 abitanti, ne sarebbero eletti 20. La durata del mandato, sia per il presidente che per i consiglieri, sarebbe di 5 anni.
Tra i ruoli di assessore e consigliere è prevista l’incompatibilità, ma ci sarebbe un meccanismo di “sospensione” dal ruolo di consigliere nel caso di incarico in giunta. Previsto un premio di maggioranza del 60% per il presidente eletto. Sul versante dell’elezione diretta del consiglio provinciale, si tornerebbe ai collegi elettorali plurinominali, nei quali potrebbero competere da 3 a 8 esponenti. Possibili due preferenze, con il meccanismo di un uomo e una donna. Ipotizzata altresì una soglia di sbarramento del 3%. Ricordiamo che la legge Delrio (in vigore da più di dieci anni) ha trasformato le Province in enti di secondo livello. Non vota il “popolo sovrano”, alle urne si recano sindaci e consiglieri comunali. Non ci sono assessori. Il ritorno all’elezione diretta cambierebbe completamente le prospettive.
Nei mesi scorsi più volte l’Upi Lazio ha sottolineato: «Le Province in questi dieci anni, nonostante le difficoltà, hanno dimostrato di essere utili per il Paese attraverso l’esercizio delle loro funzioni fondamentali e nel supporto ai Comuni del territorio, attraverso le loro stazioni appaltanti. Sono protagoniste nel Pnrr, dove è stata affidata loro una sfida molto importante: costruzione di nuove scuole superiori, comprese le palestre. Ciò che interessa davvero cittadini e imprese è assicurare ai territori istituzioni in grado di rispondere alle loro esigenze e alle esigenze del Paese. L’Upi lo afferma da tanti anni, lo hanno affermato oltre 4.000 sindaci con l’appello firmato nel 2020, lo ha affermato il presidente della Repubblica nell’assemblea dell’Upi a L’Aquila nell’ottobre 2023».
Il superamento della “Delrio” rimane nell’agenda politica nazionale e sulla carta ci sarebbe un fronte trasversale importante. Però i fatti dicono che ogni volta che si arriva al bivio si decide di rinviare. Perché come ha insegnato Giuseppe Prezzolini, «in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione