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L'intervista

Direzione AreaDem. Francesco De Angelis spiega la svolta

Il 3 luglio l’evento con Dario Franceschini. «Pensare Democratico non basta più. Confini da allargare»

francesco de angelis

Francesco De Angelis, presidente regionale del Partito Democratico

L’appuntamento è per mercoledì 3 luglio alle ore 18. La cornice sarà quella di Villa Ecetra, a Patrica. Il titolo della manifestazione è “La forza del noi”. Un appuntamento che vedrà insieme Francesco De Angelis, presidente regionale del Pd, e Dario Franceschini, già ministro per i beni e le attività culturali e attualmente senatore e presidente e della giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. All’iniziativa saranno presenti e porteranno il loro saluto il sindaco di Cassino Enzo Salera, il segretario regionale del Pd Daniele Leodori e il neo eurodeputato Dario Nardella. Spiega De Angelis: «Sarà l’occasione per discutere del futuro dell’Italia, del nostro territorio e dell’organizzazione del Pd. Puntare sulla “forza del noi” è fondamentale per fare del Pd una grande comunità, l’unica in grado di costruire una vera e concreta alternativa a queste destre e che sia capace di proporre e portare avanti una seria proposta di governo». Verrà ufficializzato il passaggio di Francesco De Angelis nella componente AreaDem di Franceschini. E si capirà quanti della sua corrente lo seguiranno.

Allora De Angelis, perché l’ennesima “strambata” e la scelta di aderire ad AreaDem di Dario Franceschini?
«Con il voto delle europee si chiude un ciclo e si apre una nuova fase politica. Alla nostra area serve un orizzonte più largo che consenta di valorizzare idee e progetti anche in ambito nazionale. Pensare Democratico non basta più. Il confine provinciale e regionale è troppo stretto ed è un confine che nei momenti importanti non ha consentito di valorizzare al meglio il nostro territorio, dimostrando così tutti i suoi limiti. Abbiamo bisogno di proiettare la nostra forza in un’area di forte respiro nazionale e a sostegno di Elly Schlein e credo che la scelta di AreaDem e di Dario Franceschini sia per noi la soluzione migliore».

Lei proviene dal Pci-Pds-Ds, Franceschini dalla Dc-Ppi-Margherita. Non crede che questo passaggio non venga capito da molti esponenti di Pensare Democratico?
«Quello dei Ds-Margherita è uno schema vecchio e superato. Ora c’è il Pd e siamo tutti del Partito Democratico. In questo partito dobbiamo far vivere tutte le nostre storie, le nostre idee ed i nostri valori, perché unire le differenti culture e sensibilità è uno straordinario segno di forza. I giovani che oggi hanno vent’anni hanno conosciuto e sono cresciuti sotto il simbolo del Pd. Questi giovani non sono degli ex, ma sono il frutto di un processo che ha unito sotto lo stesso segno la cultura socialista democratica e quella cattolica e rappresentano oggi il presente ed il futuro del Partito Democratico».

L’asse di ferro con Daniele Leodori va letto in chiave regionale? La competizione è con l’area di Claudio Mancini?
«Con Daniele Leodori c’è sempre stata, e si è fortemente consolidata in questi mesi, una forte sintonia politica. Daniele ed io siamo molto simili e le nostre esperienze si somigliano molto. La nostra forza è proprio l’autentico e reale radicamento sui rispettivi territori e siamo animati dallo stesso obiettivo, ovvero dare voce e rappresentanza a tutti i territori e alle province della nostra regione. Non c’è alcuna competizione all’interno del Pd. Noi lavoriamo e continueremo a lavorare per unire e non per dividere. Per unire e dare più forza al Pd. Se siamo uniti siamo più forti e sono convinto che presto, dopo lo splendido risultato delle europee, il Partito Democratico tornerà a vincere. Alla Regione e per il governo del Paese».

Quanto ha pesato nella sua scelta il fatto che da anni le candidature eleggibili che contano (Camera, Senato, Europa) sono “vietate” agli esponenti locali e i collegi della Ciociaria diventano dei granai di voti per esponenti romani?
«Su questo tema Daniele Leodori ed io siamo in assoluta sintonia. È un limite che dobbiamo superare. Daniele ci ha provato già in queste ultime elezioni, avanzando l’ipotesi di una mia candidatura alle europee, ma non ci siamo riusciti. Su questa strada dobbiamo però andare avanti, perché rappresentare nelle istituzioni la classe dirigente del Pd presente nei territori delle province, è una scelta che non solo aiuta gli stessi territori, ma dà più forza e rende più robusto e più radicato il Pd sia nella scala regionale che in quella nazionale. E lo dimostrano il nuovo corso di Elly Schlein e le scelte fatte dalla nostra segretaria».

Ignazio Marino, Matteo Orfini, Nicola Zingaretti, ora Dario Franceschini. In realtà dicono che lei sia rimasto sempre e soltanto dalemiano.
«Diciamoci la verità. Al di là delle scelte fatte, io sono e resto Francesco De Angelis. Un uomo di sinistra, sempre dalla stessa parte e sempre impegnato a dare forza e a far crescere una nuova classe dirigente. Chi mi conosce lo sa. Ho sempre scommesso e puntato sui giovani. Ho sempre valorizzato l’agire collettivo e non ho mai anteposto l’io al noi. E tutti lo sanno. Faccio solo qualche esempio e cito Mauro Buschini, Maria Spilabotte, Sara Battisti, Luca Fantini, Enrico Pittiglio, Luca Di Stefano. Negli ultimi dieci anni mai Francesco De Angelis, ma sempre i giovani. È questa la mia grande forza e ne vado estremamente orgoglioso».

L’indicazione di votare anche per Dario Nardella ha provocato uno “tsunami”. Inoltre con Sara Battisti le strade politiche si separano.
«Si tratta di una scelta politica di carattere generale che non mina e non mette in discussione i rapporti personali e la nostra collaborazione. Non so cosa farà Sara Battisti e giustamente sarà lei a decidere, nella sua piena e totale autonomia. Abbiamo votato Elly Schlein e Nicola Zingaretti. Poi ognuno di noi, liberamente, ha scelto la terza candidatura da sostenere. C’è chi ha scelto Ricci e chi, come me, ha scelto Nardella. Non c’è stato quindi alcuno “tsunami”, ma al contrario una messa in campo di tutte le nostre forze e di tutte le nostre energie che hanno consentito al Partito Democratico, pur tra mille difficoltà, di ottenere anche in questa provincia un ottimo risultato politico. Perché arrivare al 17% senza una candidatura locale lo considero davvero un eccellente risultato. Non so quanti seguiranno la mia scelta. Spero saranno molti, ma lo sapremo meglio nelle prossime settimane».

Si pone un tema di organismi dirigenti. Il segretario Luca Fantini sta dalla parte della Battisti. Si arriverà ad un congresso di “conta” oppure no?
«Abbiamo appena messo fine ad una campagna elettorale ed il mandato di Fantini si chiude a luglio. Apriremo il dialogo sul congresso con l’obiettivo di proseguire sulla strada del rinnovamento e di mettere in campo, tutti insieme, una nuova classe dirigente forte, plurale e rappresentativa. Partiamo dal progetto e dagli obiettivi e non dai nomi».

Vuole concludere la sua prestigiosa carriera politica con il ruolo di deputato o senatore?
«Conosco bene la politica e so che non è questo il tempo per fare programmi sul futuro».

Ma è vero che intanto sta facendo un pensierino a candidarsi a sindaco di Frosinone (nel caso di elezioni anticipate) o alla presidenza della Provincia se si ritornerà al sistema dell’elezione diretta?
«Mi sembra di essere un po’ come il cacio sui maccheroni. Mi devono sempre mettere da qualche parte. Al Comune, alla Provincia, alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo. Alla fine non vado mai da nessuna parte».

I ballottaggi di domenica e lunedì hanno visto imporsi il centrosinistra, soprattutto nei capoluoghi di regione.
«Un turno di ballottaggio eccezionale, che indica come il lavoro portato avanti con passione e concretezza dalla segretaria Elly Schlein e da tutto il Pd stia dando i suoi frutti. Nel Lazio abbiamo strappato al centrodestra le città di Civitavecchia, Palestrina e Tarquinia ed è un risultato che apre la strada per una vittoria alle prossime elezioni regionali. Continuiamo così».

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