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Il punto

Vannacci: merito e identità per cambiare l’Europa

Il capolista della Lega nella circoscrizione Centro, protagonista di un evento a Fiuggi. «Siamo il popolo più invidiato al mondo. Ben venga chiunque, a condizione che si adegui alle nostre tradizioni»

vannacci fiuggi

Il generale Roberto Vannacci ieri l’hotel Universo di Fiuggi

Complicato distinguere tra il generale, lo scrittore e il candidato. Ormai i tre profili sono compenetrati. Ma una cosa è chiara: Roberto Vannacci sta portando avanti la sua campagna elettorale. Certamente è il capolista della Lega nella circoscrizione Centro, ma lui preferisce illustrare una visione di società, di politica, di Italia e di Europa. Ieri è stato protagonista a Fiuggi, presso l’hotel Universo. In un evento coordinato da Stefano Giorgilli, presidente di Expo Fiuggi. Ad intervistare Vannacci il giornalista e scrittore Sante De Angelis. Due gli argomenti affrontati: la presentazione del secondo libro (Il coraggio vince, dopo Il mondo al contrario) e il tema “L’Italia e l’Europa che vorrei”.

Roberto Vannacci è uno abituato ad andare controcorrente, non si pone il problema di piacere o non piacere, sa perfettamente di essere divisivo e provocatorio. Interagisce con il pubblico presente in sala. Ha esordito: «Grazie a Fiuggi e grazie a voi per questo evento che mi consente di esprimere le mie idee. Non è scontato. Altrove non è successo. E grazie alla forze dell’ordine presenti costantemente ad ogni mia manifestazione per garantire che possa svolgersi». Poi ha argomentato: «Vorrei un’Europa e un’Italia più sicure, nelle quali le signore non debbano avere timore ad uscire a qualunque ora del giorno e della notte. Vorrei un’Europa più sovrana, con Paesi sovrani (appunto), liberi e forti. Perché solo così si effettua il salto di qualità. Un’Europa nella quale le individualità vengano esaltate e non limitate».

Ha continuato il generale Vannacci: «Un’Europa più identitaria, perché l’identità dei popoli esiste: somatica, ma soprattutto di cultura e di civiltà. Vogliono farci dimenticare quello che siamo. L’Italia ha una sua lingua, una sua religione ed è il Paese più bello del mondo. Siamo il popolo più invidiato del pianeta. Fëdor Dostoevskij sosteneva che la bellezza salverà il mondo. Ecco, l’Italia incarna il valore della bellezza. Perché dovremmo scordarcelo?».

Quindi Vannacci ha toccato il tema dei diritti. Ha rilevato: «Tutti i diritti hanno un costo. Quello allo studio è fondamentale: ma occorrono scuole, professori, mense. Non possiamo non porci il tema delle risorse. Per non parlare della libertà: per difenderla servono forze addestrate, specialmente di questi tempi». Ancora: «Quanto all’ambientalismo, è possibile se conveniente. Le auto elettriche e le case green hanno costi che non tutti possono permettersi. Perché imporli con delle direttive? E poi non è vero che le energie rinnovabili hanno costi minori. Vorrei un mondo più libero e senza paradossi assurdi. È stato depennato il termine “anglosassone” perché sinonimo di bianco dominatore. Non ci stiamo rendendo conto che il “politicamente corretto” sta comprimendo la libertà delle idee e delle opinioni in Occidente».

Ha continuato Roberto Vannacci: «Io sono nato “controcorrente” e penso che il diritto di manifestare e di contestare sia fondamentale. Ma non può sfociare inprevaricazione. Tanti parlano a sproposito di repressione, quando invece il punto è semplice: vanno rispettate le regole. Non è possibile che la dittatura delle minoranze blocchi le attività quotidiane delle maggioranze. Vorrei un’Europa più meritocratica. Mi piacerebbe che si parlasse di sogno italiano e non solo di sogno americano. Basta con le baronie, con la burocrazia, con il livellamento verso il basso. La mia proposta è: non lasciamo indietro nessuno, ma consentiamo di volare a chi ha le ali. Diamo la possibilità ai purosangue di correre».

Infine Roberto Vannacci ha concluso: «Sento continuamente ripetere che bisogna essere inclusivi. Per il sottoscritto il ragionamento va ribaltato: dobbiamo essere esclusivi perché è l’esclusività che include. Chi non vorrebbe fare parte della squadra della Ferrari? Sono le cose esclusive che attirano, quelle inclusive non piacciono a nessuno. Proviamo invece ad alzare il livello, essendo orgogliosi della nostra identità. Quelli che vengono in Occidente lo fanno perché sono attratti dai diritti, dalle libertà, dal benessere. Dal nostro modo di vivere. Le nostre tradizioni vanno difese: è chi viene nel nostro Paese che deve adeguarsi. Non il contrario. Le radici, le tradizioni, il suolo, la patria, l’identità, il sangue sono dei valori. Noi siamo tutto questo. Certo, anche il sangue: quanti italiani sono morti per garantire a noi le libertà delle quali godiamo? Ben venga chiunque quindi, ma si adegui alle nostre leggi, alle nostre tradizioni e al nostro modo di vivere. Poi c’è il tema della censura, che subisco quotidianamente. Mi riferisco soprattutto alla censura morale, che prende di mira la persona che parla, le frasi che dice (travisandole e falsificandole) e il pubblico che ascolta. Se oggi io dicessi che la neve è bianca, i guardiani della morale (appollaiati sui loro trespoli) sintetizzerebbero così: Vannacci ha offeso gli eschimesi. È questo modo di pensare e di agire che dobbiamo contrastare».

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