Spazio satira
Lo scenario
27.05.2024 - 16:00
“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. A dodici giorni dall’apertura dei seggi la campagna elettorale è nella sua fase topica. Probabilmente decisiva. I leader dei partiti sono scesi quasi tutti in campo in prima persona. A dimostrazione di quanto sia importante la posta in palio nell’ambito della politica interna. Ma da qualche giorno il dibattito verte anche sui futuri assetti della Commissione. Giorgia Meloni, presidente del consiglio e leader di Fratelli d’Italia, in un’intervista a “In mezz’ora su Raitre”, ha detto tra le altre cose: «Il mio obiettivo principale è costruire una maggioranza alternativa a quella che ha governato in questi anni. Una maggioranza di centrodestra che mandi la sinistra all’opposizione anche in Europa».
Naturalmente Elly Schlein, segretaria nazionale del Pd, la pensa in maniera diametralmente opposta. E in più di un’occasione ha affermato: «Mai con le destre di Meloni e Salvini». Sempre con riferimento alle future coalizioni nella prospettiva della Commissione Europea. Ma quante e quali sono le famiglie politiche continentali? A oggi sono presenti sette gruppi all’interno dell’europarlamento: il Partito Popolare Europeo, i Socialisti e Democratici, i liberali di Renew Europe, gli ambientalisti e i regionalisti di Verdi/Alleanza Libera Europea (Ale), Riformisti e Conservatori Europei, Identità e Democrazia, il gruppo della Sinistra al Parlamento Europeo. Poi bisogna aggiungere i cosiddetti “non iscritti”, vale a dire quei parlamentari che non aderiscono a nessuna delle famiglie politiche citate.
Per quanto concerne i partiti italiani, nel centrodestra ci sono tre appartenenze diverse: Forza Italia fa parte del Partito Popolare Europeo, Fratelli d’Italia dei Conservatori e Riformisti, la Lega di Identità e Democrazia. Il Pd naturalmente sta nel gruppo dei Socialisti e Democratici. Gli assetti attuali dell’europarlamento sono relativi alle elezioni del 2019. Vedremo cosa succederà dopo la tornata elettorale dell’8 e 9 giugno. Si vota con il sistema proporzionale. C’è la possibilità di utilizzare il voto di preferenza. Se ne possono esprimere al massimo 3, per candidati che appartengono alla lista prescelta (non è ammesso il voto disgiunto). Se si esprime più di una preferenza, devono essere indicati candidati di sesso diverso. Ad esempio, 2 preferenze: un uomo e una donna, o viceversa. Oppure 3 preferenze: due donne ed un uomo, o viceversa. In caso di mancato rispetto delle “preferenze di genere”, verranno annullate quelle successive alla prima. C’è la soglia di sbarramento nazionale del 4%: chi non la supera non otterrà seggi. Un elemento da tenere presente.
Nella circoscrizione Centro (Lazio, Toscana, Umbria e Marche) si eleggono 15 dei 76 parlamentari riservati all’Italia. In corsa ci sono 12 liste e 180 candidati. Ad urne chiuse e a risultati acquisiti l’analisi del voto sarà particolarmente impegnativa. Intanto bisognerà capire quali saranno i nuovi equilibri all’interno dell’europarlamento. È sulla base di questo elemento che inizieranno le grandi manovre e le trattative politiche per gli assetti della Commissione. Poi naturalmente ci sarà un profilo di politica nazionale, probabilmente il più importante di tutti. Per quanto riguarda il Lazio, la situazione è nota. Nel senso che Forza Italia ha annunciato l’intenzione di voler chiedere un rimpasto di giunta. Sulla base del fatto che gli equilibri dei gruppi sono cambiati.
Dopo l’ultima adesione (di Giuseppe Cangemi) gli “azzurri” sono arrivati a quota 7. Mentre la Lega è scesa a 1. Dopo le elezioni regionali entrambi i partiti contavano 3 consiglieri, sulla base dei quali hanno espresso 2 assessori ciascuno. Il Governatore Francesco Rocca non si è sbilanciato, pur facendo capire però che la coalizione di maggioranza che lo sostiene ha degli equilibri e delle dinamiche che derivano dal voto del febbraio 2023.
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