Spazio satira
L'intervista
27.05.2024 - 11:00
Nicola Zingaretti, deputato del Partito Democratico e candidato alle elezioni europee
Il ruolo di europarlamentare lo ha già ricoperto, dal 2004 al 2008. Poi Nicola Zingaretti ha fatto ed è stato molto altro. Per esempio presidente della Regione Lazio per dieci anni (due mandati), ma anche segretario del Pd. Nel settembre 2022 è stato eletto deputato. Adesso però sente una sorta di “richiamo della foresta”. Oggi l’Europa è molto cambiata: strategica sul piano politico e centrale per quel che riguarda molti aspetti della vita quotidiana delle persone.
Qualche giorno fa Zingaretti è stato protagonista di un tour elettorale in provincia di Frosinone. La tappa più importante a Cassino, dove ci sono pure le comunali. Tornando alle europee, davvero nessuno può permettersi passi falsi. L’obiettivo di Nicola Zingaretti è la conquista del seggio ma anche il risultato dei Democrat. Nella circoscrizione Centro (Toscana, Lazio, Umbria, Marche) fa parte della cosiddetta testa di lista. Dopo la segretaria nazionale Elly Schlein, c’è lui.
Allora Zingaretti, il suo è una sorta di ritorno al futuro?
«Teniamo presente l’importanza e la strategicità dell’Europa in questa fase politica e storica. L’Italia deve puntare ad avere una rappresentanza sempre più importante. Le decisioni dell’europarlamento influiranno moltissimo sul futuro delle famiglie e delle persone. Da soli non possiamo farcela. E l’Europa stessa ha bisogno di essere rafforzata. Insomma, rendiamoci conto delle proporzioni e dei numeri nel confronto con Cina, Russia, Usa, India, Pakistan. Mi riferisco agli abitanti, ai mercati, alle capacità economiche. Per noi l’Unione Europa è una ricchezza. E non è affatto distante. Gli atti adottati influiscono ovunque: da Frosinone a Latina, da Roma a Fiuggi. L’Europa siamo noi. Più uniti saremo, più forza e peso politico riusciremo ad esprimere. Ho accettato la proposta di Elly Schlein di candidarmi alle elezioni europee con entusiasmo. Con tutto quello che sta succedendo, dobbiamo fare di tutto per costruire un’alternativa di governo ad ogni livello. Dalle europee possono arrivare importanti segnali di cambiamento».
Però è indubbio che i risultati delle europee avranno un riflesso enorme anche sul piano della politica interna. Quale l’obiettivo del Pd?
«Intanto confermarsi primo partito dell’opposizione. Anche qui però è necessario perseguire la strada delle alleanze e dell’unità. Guardi, c’è un dato: se i partiti e le forze di opposizione fossero unite, avrebbero più voti del centrodestra. È un fatto».
Sta dicendo che lei, nonostante tutto, continua a credere nel Campo Largo?
«Dico due cose. La prima: l’unità delle forze progressiste è necessaria e più a portata di mano di quanto si creda. La seconda: vedrete che alla fine andrà proprio in questo modo».
Cosa resta dei dieci anni di governo di centrosinistra alla Regione Lazio?
«Per esempio resta il fatto che le nostre giunte di centrosinistra, unitamente ai sindaci dei Comuni del Lazio, negli ultimi dieci hanno utilizzato tutti i fondi europei che abbiamo prima ereditato e poi intercettato. Si chiama capacità di spesa: abbiamo programmato, organizzato e “scaricato a terra”. Il Lazio è cambiato in meglio. La giunta Rocca ha avuto in eredità 16 miliardi di euro di fondi europei per poter realizzare ospedali, case di comunità, strade, infrastrutture, sostegno alla green economy. Posso dire con orgoglio che abbiamo portato il Lazio tra le regioni migliori d’Italia per capacità di spesa. Una delle mie più grandi soddisfazioni è quella di aver contribuito a dare al Lazio una flotta nuova e moderna di autobus Cotral. Ogni volta che vedo uno di questo mezzi sono davvero contento. Poi ci sono tante altre cose: abbiamo sbloccato le assunzioni e rilanciato il diritto allo studio. Un dato: prima del nostro insediamento c’erano 16.000 richieste di borse di studio, ma solo 8.000 venivano accordate. Tre anni dopo eravamo arrivati a 32.000, tutte consegnate».
In diversi continuano a percepire l’Europa come “matrigna”. Non crede che gli eccessi burocratici e il fatto di intervenire su ogni aspetto rappresenti un limite?
«Il ruolo dell’Europa è molto cambiato in questi anni. Pensiamo soltanto a ciò che è stato fatto durante e dopo la pandemia. Pensiamo al ruolo che sta svolgendo nei conflitti bellici in corso. Ma pensiamo anche ai fondi sociali europei che aiutano chi è in difficoltà e non ce la fa. Indubbiamente c’è un’anima più umana. Vorrei aggiungere una riflessione: il debito pubblico dell’Italia (enorme) per fortuna è in euro. Se fosse in lire, ci sarebbe stata la dissoluzione del Paese. La sfida politica è chiara. Da una parte ci sono i nazionalismi e i sovranismi che cavalcano le paure. Dall’altra ci siamo noi che investiamo sulla solidarietà, sulle competenze, sulle speranze, sulla modernità, sulle conoscenze. Per sintetizzare: l’antieuropeismo è una furbizia ridicola “contro” l’Italia».
Per diversi anni la provincia di Frosinone è stata una sua roccaforte elettorale. Pensiamo anche alle primarie nel Pd. Grazie soprattutto all’intesa con Francesco De Angelis. Oggi le condizioni sono le stesse?
«Penso proprio di sì e colgo l’occasione per ringraziare Francesco De Angelis: ho letto le sue dichiarazioni a Ciociaria Oggi a proposito delle indicazioni di voto per le europee. Il Lazio è la mia terra e conosco la provincia di Frosinone in ogni suo angolo. Sono sicuro che il Partito Democratico otterrà un ottimo risultato alle europee. In termini di voti, percentuali e preferenze. In provincia di Frosinone il partito è forte, autorevole e affidabile. La variabile dell’affluenza alle europee? Chi non vota delega ad altri ogni decisione. Io credo nella politica e non accetto l’idea della sudditanza verso poteri economici o interessi geopolitici. Andare a votare è importantissimo».
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