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Quel che resta della settimana

Il girotondo dei partiti sulla giostra delle preferenze

Forza Italia chiede il rimpasto di giunta alla Regione dopo l’adesione di Giuseppe Cangemi. La Lega sale sulle barricate. Nicola Zingaretti torna a fare campagna elettorale in provincia di Frosinone

europee

Forza Italia chiede il rimpasto di giunta alla Regione dopo l’adesione di Giuseppe Cangemi, che porta i numeri del gruppo consiliare alla Pisana a 7. La Lega sale sulle barricate e sottolinea che il punto di riferimento restano i risultati e le percentuali delle regionali del febbraio 2023. Nicola Zingaretti torna a fare campagna elettorale in provincia di Frosinone, con l’obiettivo di rappresentare un traino per il Partito Democratico. Ed è curioso che a distanza di poche ore in questo territorio ci siano state manifestazioni di Nicola Zingaretti (Pd), Massimiliano Smeriglio (Alleanza Verdi e Sinistra), Alessio D’Amato (Azione). I tre, insieme, hanno governato la Regione Lazio nei dieci anni del centrosinistra. Il punto è che alle europee si vota con il sistema proporzionale, che mette in evidenza le specificità dei singoli partiti. Ognuno fa la corsa su sé stesso. Il medesimo discorso vale per il centrodestra.

In ogni formazione politica ci sono diverse soluzioni per il voto alle europee: una, due o tre preferenze. Naturalmente rispettando l’alternanza di genere. Inutile nascondersi dietro un dito: alle europee i risultati verranno analizzati su questi parametri. Vale per i leader e per la classe dirigente dei vari partiti. Poi naturalmente i candidati giocheranno la loro partita, ma è obiettivamente difficile per tutti affrontare tematiche programmatiche relative alle competenze dell’Unione Europea. Un limite enorme, ma la situazione è questa. Così come sono già iniziate le grandi manovre per la futura governance dell’Unione Europea. Si tratta di dinamiche che inevitabilmente riguardano le leadership nazionali e continentali. La crisi di rappresentanza dei territori locali è un problema vero e serio. Però non ci sono soluzioni per invertire il trend.

Nicola Procaccini, il garantismo e l’occasione di FdI
Ospite nel salotto televisivo di Bruno Vespa, l’europarlamentare Nicola Procaccini (FdI) è andato controcorrente e a proposito dell’inchiesta in Liguria, ha detto: «Bisogna aspettare il riesame perché è la prima volta che un giudice terzo guarda l’ordinanza». Non è una questione di entrare nel merito. Si chiama garantismo. Un tema che potrebbe rappresentare un’occasione importante per il dibattito politico e anche per Fratelli d’Italia. La Costituzione stabilisce che l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Il sistema giudiziario si fonda sui tre gradi di giudizio. L’onere della prova della colpevolezza di indagati e imputati è a carico della pubblica accusa. L’avviso di garanzia è lo strumento attraverso il quale l’indagato acquisisce cognizione di un procedimento penale a suo carico, quando il pubblico ministero deve compiere un atto di indagine al quale il difensore ha il diritto di assistere. In Italia da più di trent’anni il dibattito politico è caratterizzato da un garantismo a corrente alternata e a schemi variabili. Dipende cioè se le inchieste riguardano gli avversari o gli alleati. I nemici o gli amici. Un corto circuito che produce diversi effetti, tutti negativi. Uno in particolare: si moltiplicano in progressione geometrica le polemiche politiche. Con il risultato che diventa complicato (per non dire impossibile) provare a fare dei ragionamenti obiettivi e sereni. Magari nell’ambito di una riforma della giustizia, un tema del genere andrebbe affrontato. Lasciando fuori dal dibattito, però, sia i toni da crociata che le tentazioni corporative. Ecco perché il ragionamento di Nicola Procaccini a Porta a Porta potrebbe rappresentare un contributo importante per un confronto serio su determinate tematiche.

Le comunali e la frontiera dell’amministrazione
In ogni caso l’8 e 9 giugno si vota pure per eleggere sindaci e consiglieri di 36 dei 91 Comuni della provincia di Frosinone. Soltanto a Cassino c’è una sfida anche tra coalizioni. Da una parte il centrosinistra guidato da Enzo Salera, dall’altra il centrodestra con Arturo Buongiovanni. Ma in corsa ci sono altresì Giuseppe Sebastianelli, Paola Polidoro e Maria Palumbo. In tutti gli altri centri non ci sono confini politici nettissimi, anche e soprattutto per la prevalenza del profilo civico delle liste e di molti candidati. Capiremo dal raffronto sull’affluenza se le comunali conservano un maggiore “appeal” per i cittadini elettori. In ogni caso, però, ad urne chiuse e a risultati acquisiti, nessuno potrà evitare la prova del nove più importante. Cioè l’amministrazione del quotidiano, che vuol dire garantire servizi e risposte. Nell’ambito dei lavori pubblici, del sociale, dell’urbanistica, della cultura, della mobilità, degli ambiti scolastici. Cercando altresì di procedere (per quanto possibile) lungo il percorso dell’ammodernamento della Pubblica amministrazione. La completa digitalizzazione dei servizi municipali è un imperativo categorico e perfino una necessità. Fare il sindaco è sicuramente il ruolo più complicato per chi vuole impegnarsi in politica. Ma pure quello più esaltante. È fondamentale intercettare i fondi del Pnrr e i finanziamenti europei. Per farlo però occorrono dei progetti precisi e definiti. Detto tutto questo, resta un imprinting “politico” forte delle comunali: sindaci e consiglieri sono il risultato del radicamento sul territorio dei partiti. Proprio sul numero degli amministratori eletti si conteranno davvero Fratelli d’Italia, Pd, Cinque Stelle, Lega, Forza Italia e tutti gli altri. Se le regionali hanno dato una spallata agli assetti degli enti intermedi, le prossime comunali possono rappresentare un ulteriore scossone. Da una parte le preferenze per le europee, dall’altra le strategie per le comunali. Questo l’esame di maturità dei partiti.

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