Spazio satira
Faccia a faccia
30.04.2024 - 12:00
Daniele Leodori, segretario del Pd nel Lazio ma anche consigliere regionale
Nel novembre scorso, subito dopo le dimissioni da vicepresidente del consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori disse: «A mio giudizio esistono delle prospettive importanti, tutte da costruire. È necessario che il Partito Democratico torni a fare politica in mezzo alla gente. Dobbiamo mettere in campo proposte concrete ed alternative a quelle della Destra». Poi aggiunse: «Relativamente al centrosinistra, l’auspicio è che tutti si rendano conto che bisogna far prevalere le ragioni che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono».
Chiediamo a Leodori: oggi ribadirebbe gli stessi concetti? Il segretario regionale del Pd non ha dubbi: «Certamente. I cittadini stanno cominciando a vedere il fallimento della Destra di governo. Sia nel Paese che alla Regione Lazio». Daniele Leodori ha ricoperto i ruoli di vicepresidente del Lazio e di presidente del consiglio regionale.
Le elezioni europee sono alle porte e i risultati faranno la differenza ad ogni livello. Fra l’altro si vota con il proporzionale: ogni partito fa corsa su sé stesso. Niente coalizioni.
Allora Leodori, quali sensazioni in vista delle ormai imminenti europee?
«Il Partito Democratico avrà un’ottima affermazione, sia a livello nazionale che regionale. Davvero, le criticità del centrodestra di governo stanno emergendo. Alla Regione Lazio c’è una paralisi totale dell’azione amministrativa. Soprattutto nei territori i cittadini si rendono conto che oltre la propaganda non c’è nulla. La giunta Rocca non ha strategie: lo si vede sulla sanità, lo si vede sui finanziamenti del Pnrr. Manca una visione complessiva dello sviluppo. Mi riferisco in particolare ad un indirizzo chiaro degli investimenti. Infatti stanno privilegiando la parcellizzazione delle risorse. La strategia della Destra è costantemente rivolta al consenso, non al concetto di governare. Mentre invece a mio giudizio, mai come in questo momento il Lazio avrebbe bisogno di grandi investimenti parametrati su una visione di società e di sviluppo. Mi lasci aggiungere un elemento, non di poco conto: il Piano rifiuti. Più volte annunciato (e basta). Che fine ha fatto?».
Guardiamo un attimo al centrosinistra. Il Campo Largo è clamorosamente franato. Il Movimento Cinque Stelle sembra essere interessato soltanto laddove esprime i candidati. Come in Sardegna. O no?
«Diciamo così: in questo momento, con le elezioni europee alle porte (nelle quali si vota con il proporzionale), alcune dinamiche possono anche starci. Dopo invece rappresenterebbero un problema».
Torniamo alla Regione Lazio. Il centrosinistra ha governato dieci anni. Più volte il centrodestra ha sottolineato criticità provenienti da quel passato. Nessuna autocritica?
«Ritengo che dopo più di un anno di governo il centrodestra debba guardare al passato, non al futuro».
L’opposizione potrebbe incidere maggiormente?
«Stiamo facendo un’opposizione costruttiva e non demagogica. Chiaro anche che dopo l’approvazione del bilancio è scattata la seconda fase. È poi difficile fare opposizione ad una Giunta che produce pochissimo. Se non propaganda. Complicato dare il proprio contributo sui temi amministrativi se non ci sono proposte concrete in grado di fare la differenza».
La sensazione è che nel Pd le logiche correntizie restino prevalenti. Come dimostra la vicenda del nome di Elly Schlein nel simbolo.
«Se in un partito si discute e ci si confronta, questo non è un segnale di debolezza. Anzi, magari bisognerebbe riflettere sul fatto che ciò accade soltanto nel Pd. Noi cerchiamo soluzioni condivise, sintesi e “punti di caduta”. Al contrario di altri che prediligono la logica dell’uomo solo al comando. Le discussioni interne non appesantiscono il dibattito, semmai lo arricchiscono. In un partito si individuano percorsi comuni su tutte le problematiche».
Alle europee Nicola Zingaretti è candidato nel Pd, Massimiliano Smeriglio in Alleanza Verdi e Sinistra, Alessio D’Amato in Azione. Tre protagonisti assoluti dei dieci anni di centrosinistra. Questo però significa che qualche problema c’è stato.
«Sicuramente qualche errore lo abbiamo commesso, altrimenti nel 2023 avremmo vinto ancora. Magari avremmo dovuto apportare delle modifiche a quel modello che ci aveva consentito di vincere (due volte) e di governare bene il Lazio. Al tempo stesso però le tre candidature alle quali lei ha fatto riferimento dimostrano che quella coalizione era forte, competitiva e plurale. Il discorso che facevo prima a proposito delle sintesi e dei punti di caduta».
In Italia i flussi elettorali negli ultimi anni sono cambiati velocemente e radicalmente. Può succedere anche nel futuro prossimo? Magari con “laboratori” di profilo centrista?
«Non mi appassionano le alchimie elettorali. Credo invece nelle proposte politiche e nei programmi amministrativi. Noi come coalizione di centrosinistra dobbiamo mettere in campo un progetto riformista, sia per l’Italia che per la Regione Lazio. Per dare ai cittadini un’alternativa chiara. Detto questo, il mio giudizio non cambia: è necessaria una coalizione ampia, con il Movimento Cinque Stelle. La storia politica di questo Paese dimostra che il centrosinistra, per vincere, deve costruire alleanze larghe. Nessuno vuole nascondere le differenze e le sfumature. Ma dobbiamo essere capaci di fare squadra. Evitando le polemiche gratuite. E soprattutto gli sgambetti».
Si dice che fare il segretario del Pd rappresenti il mestiere politico più complicato e difficile del mondo. Vale anche a livello regionale?
«È un ruolo politico sicuramente complesso, ma anche interessante e stimolante. Diciamo che i primi mesi li ho passati a studiare e ad organizzare. Il “lavoro” vero e proprio è cominciato a settembre. L’obiettivo è quello di avere un partito più unito e motivato possibile».
Che risultati si aspetta nelle province di Frosinone e di Latina?
«Le europee sono una tornata indubbiamente impegnativa per gli esponenti del Pd di queste due province. Per la presenza di tanti parlamentari e consiglieri regionali eletti nel centrodestra. Però sono sicuro che il Pd farà risultato».
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