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Lo scenario

Elezione diretta alla Provincia. La riforma può attendere

Sul ritorno all'elezione diretta delle Province non sembra esserci più fretta. C'è chi ipotizza un provvedimento-ponte per prorogare gli organi degli enti in scadenza

Elezione diretta alla Provincia. La riforma può attendere

La sede della Provincia di Frosinone

Si era arrivati ad ipotizzare una data per l'election day: 9 giugno 2024. Europee, comunali e provinciali. Queste ultime con il ritorno all'elezione diretta e l'archiviazione quindi della Delrio. Sembrava che un'accelerazione fosse dietro l'angolo. Adesso invece non sembra esserci più tutta questa fretta. Al punto che si ipotizza un provvedimento-ponte per prorogare gli organi delle Province che vanno a scadenza nel 2023. C'è perfino chi ipotizza che a questo punto la "controriforma delle Province" potrebbe effettuarsi nel 2025. D'altronde si sa: come ha detto Prezzolini in Italia nulla è più definitivo del provvisorio.

Il centrodestra sembra aver tolto il piede dall'acceleratore su questo tema in Parlamento.
Vediamo comunque quali sono i punti principali di una proposta di legge che ha come obiettivo quello di superare la riforma Delrio. A votare tornerebbero i cittadini e quindi la Provincia non sarebbe più un ente di secondo livello (dal 2014 alle urne si recano gli addetti ai lavori, sindaci e consiglieri dei 91 Comuni attraverso il sistema del voto ponderato). Il disegno di legge unificato prevede che per indossare la fascia da presidente della Provincia occorrerà almeno il 40% dei voti validi.

Se nessuno dei candidati dovesse raggiungere tale soglia, allora si procederebbe con il ballottaggio. Riguardo alle competenze dell'ente, queste le più importanti: pianificazione territoriale, organizzazione dei servizi pubblici, trasporti, sviluppo economico, digitalizzazione, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali, programmazione scolastica, edilizia scolastica, pari opportunità, controllo dei fenomeni discriminatori in ambito lavorativo. È importante precisare che l'iniziativa è parlamentare, non governativa. Il presidente della Provincia, eletto quindi a suffragio universale, dovrà nominare le giunte. Il numero degli assessori in una Provincia fino a 500.000 abitanti (come quella di Frosinone) è di 4. Ad uno degli assessori dovrà essere assegnata la delega di vicepresidente. Nella composizione dell'esecutivo nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura inferiore al 40%.

Per quanto riguarda invece i consiglieri, in una Provincia fino a 500.000 abitanti ne saranno eletti 20. La durata del mandato, sia per il presidente che per i consiglieri, sarà di 5 anni.
Tra i ruoli di assessore e di consigliere è prevista l'incompatibilità, ma ci sarebbe un meccanismo di "sospensione" dal ruolo di consigliere nel caso di incarico in giunta. Proprio per poter tornare alla prima carica nel caso di revoca della nomina ad assessore o di dimissioni. Nel frattempo in aula entrerebbe il primo dei non eletti. Previsto un premio di maggioranza del 60% per il presidente eletto. Sul versante dell'elezione diretta del consiglio provinciale, si tornerebbe ai collegi elettorali plurinominali, nei quali potrebbero competere da 3 a 8 esponenti.

Possibili due preferenze, con il meccanismo di un uomo e una donna. Ipotizzata altresì una soglia di sbarramento del 3%. In commissione Affari costituzionali sono stati presentati 171 emendamenti. Fratelli d'Italia. Tra gli emendamenti della maggioranza, in totale 53, uno è a firma della relatrice Daisy Pirovano (Lega), 17 sono di senatori di Fratelli d'Italia, 16 della Lega, 19 di Forza Italia. Sono invece 99 quelli delle opposizioni: il Pd ha presentato 35 proposte di modifica, il Movimento 5 Stelle 24, il gruppo Azione-Italia Viva 28, Alleanza Verdi e Sinistra 11 e il gruppo Per le Autonomie una. Altri 19 emendamenti sono stati poi presentati dal comitato di legislazione.

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