Le amministrative all'ombra dell'Acropoli non sono mai state un appuntamento banale o secondario, anche in ragione della valenza politica che hanno i risultati della terza città della provincia. In più, questa tornata offre molti spunti di riflessione.

L'addio di Morini
A cominciare dal fatto che, con il voto, lascia il campo uno dei personaggi che più ha segnato la vita amministrativa nell'ultimo ventennio: Giuseppe Morini è stato nel Palazzo dal 1998 (prima come vicesindaco, poi come primo cittadino) ad oggi, con esclusione degli anni 2006-2011. Sono 18 anni su 23: non pochi.
Ciò che ha rappresentato il "morinismo" sarà oggetto di dibattito tra analisti e storici, adesso si cambia pagina e si guarda al presente e, soprattutto, al domani.
I temi amministrativi sono stati, come al solito, innumerevoli, ma occorre tener presente che ogni idea dovrà letteralmente fare i conti con un bilancio stretto tra le rigide linee del piano di riequilibrio finanziario e casse pubbliche non sempre floride.

Come non dovrebbe essere dimenticata la tragica morte di Emanuele Morganti, avvenuta nel marzo del 2017, che ha scoperto sul nostro territorio la fragilità di un certo tessuto sociale, impossibile da non considerare: lontano da ogni forma di strumentalizzazione, quell'evento interroga ancora e richiede un impegno forte che supera i limiti del contingente. Poi, le questioni politiche.

Le coalizioni
Il centro-destra sostiene Maurizio Cianfrocca: spesso questo "polo" si è diviso in prossimità delle elezioni, ma stavolta ha tenuto insieme tutti i pezzi, o quasi, nonostante un cammino rivelatosi a volte non facile.
Le elezioni saranno così un banco di prova per gli equilibri di FdI, Lega e Fi, su tutte le scale possibili.
Il "quasi" di sopra è riferito a Enrico Pavia, pronto a riprovarci alla guida di una coalizione civica che intende pescare ovunque.

Nel centro-sinistra, Fabio Di Fabio tenta quel "salto da grande" cui rinunciò 10 anni fa. Come per il campo avversario, anche qui c'è un partito, il Pd, i cui maggiorenti (il consigliere regionale Buschini e il segretario provinciale Luca Fantini) si giocano una fetta considerevole di credibilità politica. A contrastare le ambizioni di Di Fabio c'è una parte della stessa area politica al seguito di Roberto Gizzi, un ex assessore dal dente avvelenato, in testa ad uno schieramento che annovera pure il Psi.

A chiudere il quadro, l'avventura solitaria di Luciano Maggi e della sua lista "Lazio Unica", il primo a "danzare" nella campagna elettorale avviata già a ottobre. Infine, i numeri: 23.222 gli elettori (11.362 maschi e 11.860 femmine) che voteranno in 23 sezioni.