L'evento
09.10.2025 - 09:00
Foto Massimo Scaccia
Un appuntamento eccezionale, quello che si è svolto ieri mattina all’auditorium “Daniele Paris” del Conservatorio “Licinio Refice” di Frosinone, con il noto conduttore televisivo Diego Bianchi e la Propaganda Orchestra, un ensemble di musicisti che lo affiancano alla conduzione. Presenti all’incontro, infatti, anche Kyung-Mi Lee (violoncello), Fabio Rondanini (batteria) e Gabriele Lazzarotti (basso elettrico). L’incontro rientra nell’ambito del progetto ProBen, articolato tra seminari e laboratori organizzati per aiutare i ragazzi sotto il profilo psico-fisico.
Classe 1969, laureato in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi dedicata al confronto tra partiti politici emergenti negli anni Novanta, Diego Bianchi, noto al grande pubblico con lo pseudonimo Zoro, è un conduttore televisivo che coniuga giornalismo, satira e impegno politico. Ma non solo. È anche un appassionato di musica sin dall’adolescenza, cui si avvicina iniziando, dapprima, con il violino, per poi approdare alle percussioni, che ha suonato anche sul palco dell’edizione di “Musicultura” del 1996. Il grande successo è arrivato dapprima su Rai3 con “Parla con me” di Serena Dandini e “Gazebo" e, dal 2017, su La7 con “Propaganda Live”.
Nel corso dell’incontro, erano presenti anche il responsabile scientifico del progetto ProBen, professore Riccardo Santoboni, e la coordinatrice generale, professoressa Luigia Berti, che hanno dettagliatamente spiegato l’importanza di tale progetto nel favorire il benessere degli studenti. «Io – ha sottolineato Diego Bianchi – con tre musicisti del programma “Propaganda Live”, vengo a portare la nostra esperienza, il nostro vissuto, in televisione e fuori dalla televisione, che è fatto tanto di musica, tanto anche d’amicizia, le due cose si fondono irrimediabilmente».
E poi, proprio l’importanza della musica: «La musica è uno degli strumenti che utilizziamo per raccontare l’attualità, il presente, il passato e pure il futuro (ridendo), anche se nessuno può saperlo, e di questi tempi soprattutto. È, sicuramente, un linguaggio universale, uno dei più efficaci, di cui io abuso anche, personalmente. Sono sempre stato pieno di musica».
Diego Bianchi ha risposto alle molteplici domande che, a raffica, gli hanno posto gli studenti. Una, tra le più curiose, l’origine dello pseudonimo Zoro: «Il nome nasce nel 2003, quando apro il blog. All’epoca, non so per quale motivo, non usavamo nome e cognome, ma tutti avevano un nickname. Io non ho mai avuto un vero e proprio soprannome, e quindi dovevo trovarmene uno così, senza particolari studi di marketing. Io mi chiamo Diego, che adesso è un nome, diciamo, quasi comune, ma allora era un nome strano. L’unico Diego di riferimento per me era Zorro, Don Diego della Vega. A Roma si lavora per sottrazione, quindi Zorro, che poi a Roma ha pure un significato un po’ coatto, è diventato Zoro».
Diego Bianchi ha parlato anche dell’improvvisazione, elemento caratterizzante del suo programma, e ha dedicato un lungo, e commosso, pensiero alla violinista Valentina Del Re, scomparsa all’età di quarantaquattro anni, e al trombettista, compositore e volto del programma televisivo “Propaganda Live” su La7, Giovanni Di Cosimo, venuto a mancare il 17 giugno, all’età di sessantuno anni, sottolineando il grande vuoto che, entrambi, hanno lasciato.
E, a proposito di musica e di televisione, “Zoro” ha commentato anche l’assenza di programmi che diano l’adeguato spazio a orchestre e non solo: «Questa è una battaglia antica. Penso che l’ostinazione nel volerla proporre è utile per migliorare il livello complessivo culturale di questo Paese da parte nostra e non solo».
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