Colpi di testa
29.08.2025 - 14:00
Siamo sinceri: i record, in qualsiasi campo, hanno sempre affascinato chiunque. Ognuno di noi, almeno per una volta, ha infatti provato a domandarsi quale fosse l’albero più grande della terra, o il più vecchio, l’uomo più alto mai esistito, o il più longevo. Oppure la strada più lunga mai costruita. O, ancora, quale sia il treno più veloce mai realizzato, il peperoncino più piccante in assoluto, o il concerto che ha avuto il più alto numero di spettatori paganti.
Ebbene, esiste un modo piuttosto semplice per riuscire a soddisfare tutte queste (legittime) curiosità. Il 27 agosto del 1955, e quindi esattamente settant’anni fa, venne pubblicata la prima edizione di quello che sarebbe poi diventato nel corso dei decenni – dopo la Bibbia ed il Corano – il libro più venduto al mondo. Stiamo parlando del “Guinness World Records Book”, volume che come è noto raccoglie e cataloga i primati assoluti nelle più disparate categorie. La brillante idea editoriale venne all’amministratore delegato delle birrerie Guinness di Dublino, tale Hugh Beaver, il 4 maggio del 1951, e cioè quando lui ed alcuni suoi amici, durante una battuta di caccia, avevano (per fortuna…) visto sfuggire, alle canne dei loro fucili, alcuni pivieri dorati. Ne era nata una discussione, tra i cacciatori, su quale fosse l’uccello selvatico più veloce d’Europa. Ma, ovviamente, nessuno di loro era potuto uscire vincitore dall’animata disputa. Beaver si rese conto che contese di quel tipo, su primati e record di varia tipologia, erano piuttosto frequenti, tra la gente. Soprattutto tra i frequentatori dei pub, che di birra sono soliti consumarne parecchia; ed allora si mise in testa di far stampare un almanacco che potesse raccogliere tali tipi di informazioni, e così soddisfare la legittima curiosità di chiunque.
A tale scopo, nel 1954, venne fondata a Londra una società a tal fine dedicata: la “Guinness Superlatives”. Beaver incaricò i gemelli Norris e Ross Mc Whirter di raccogliere più dati, cifre ed informazioni possibile. I quali, dopo circa tredici settimane di intenso lavoro di ricerca, furono in grado di completare e portare alle stampe un curioso volume (che per la prima edizione era composto da poco meno di 200 pagine), che avrebbe poi in qualche modo segnato la storia stessa dell’editoria mondiale. Esso, in un primo momento, per comprensibili ragioni pubblicitarie, si intitolava “The Guinness book of records” (titolo che, nel 2000, venne però cambiato in “Guinness world records”). Il libro del 1955 – come era ampiamente prevedibile – ebbe un immediato, clamoroso successo; tanto è vero che scalò rapidamente le classifiche di vendita in tutto il Regno Unito.
Ben presto l’edizione in inglese venne tradotta in molte altre lingue (attualmente sono ben ventitré, e l’almanacco viene pubblicato in oltre cento Paesi). Già nel 1964 le copie vendute avevano raggiunto la considerevolissima cifra di un milione. E, appena dieci anni dopo, quella di quasi ventiquattro milioni! Nel 1975 venne lanciato sul mercato il primo gioco ispirato al “Guinness World Records”, mentre, l’anno successivo, non solo venne aperto, a New York, all’interno dell’Empire State Building, il primo “Guinness book of records museum”, ma fu pubblicato anche il primo libro di “domande” (e risposte) sui primati più incredibili che erano raccolti nell’ormai famosissimo volume. Nel 1998 la GRW TV lanciò, negli Stati Uniti, il primo programma televisivo ispirato al libro (“The Guinness World Records Primetime”). Format che poi, nel corso degli anni, verrà trasmesso in altri diciannove paesi, tra cui l’Italia.
Nel 2000 venne aperto un sito web specificamente dedicato al libro. Negli anni successivi, invece, sono state aperti collegamenti anche sui principali social network (Facebook, Snapchat, YouTube). Nel 2003 la tiratura dell’almanacco ha raggiunto l’incredibile cifra di cento milioni di copie, e, l’anno successivo, è stato istituito il “Guinness World Record Day” (che viene celebrato, ogni anno, in una data variabile di novembre). Il libro – come è noto – raccoglie una miriade di “record mondiali” in diversi campi (in ambito naturale, sportivo, sociale, artistico, scientifico, nella comunicazione). Attualmente sono oltre 53.000 !
Scegliere i più curiosi ed interessanti tra di essi sarebbe veramente difficile. Uno tra questi è certamente quello che riguarda il messaggio in bottiglia più antico mai ritrovato. Esso fu lasciato alla deriva dalla Marine Biological Association inglese, nel Mare del Nord, il 30 novembre del 1906, e venne ritrovato, sull’isola di Amrum, in Germania, il 17 aprile del 2015, e cioè dopo che era stato per ben 108 anni e 136 giorni in balìa delle onde.
O, ancora: tutti pensano che la montagna più alta della terra sia l’Everest (8.848 metri). Non è vero. Il record appartiene infatti al “Mauna Kea”, nelle Hawaii; essa, infatti, è la montagna del nostro pianeta che, se misurata dalla sua base sommersa, è decisamente la più alta (ben 10.205 metri, di cui 4.205 sopra il livello del mare).
Oppure, visto che siamo (ahimé) in tema di ritorno dalle vacanze, e spesso ci lamentiamo per il traffico del rientro, è bene tuttavia sapere che l’ingorgo stradale più lungo, per numero di veicoli, fu quello che il 12 aprile del 1990 coinvolse, al confine tra la Germania Est e quella dell’Ovest, ben 18 milioni di automobili…
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