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Il saggio

La straordinaria attualità di Aristotele

Il metodo e l'approccio del grande filosofo greco. Tanti spunti per riflettere nel nuovo libro di John Sellars

Se qualcuno mi chiedesse di individuare, tra i tanti che conosco, un detto popolare il cui contenuto mi trova in totale disaccordo, certamente indicherei "la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale si rimane tale e quale". Perché se da un lato è vero che gli aspetti pratici della nostra quotidianità costituiscono il fulcro dell'esistenza umana, è anche vero che molte delle conquiste scientifiche raggiunte nel corso dei secoli sono il realtà il frutto di profonde riflessioni teoriche ed astratti ragionamenti.

Ed infatti, Bertrand Russel, in uno dei suoi scritti, ebbe acutamente a scrivere che «la filosofia, pur non sapendo rispondere a tante domande quante vorremmo, ha se non altro la capacità di porne, di accrescere l'interesse del mondo e di rivelarci la stranezza e le sorprese che stan nascoste sotto la superficie delle cose, anche di quelle più comuni, della vita di ogni giorno». La filosofia, in altre parole, rappresenta e costituisce la pietra angolare dell'evoluzione della civiltà umana. E questo perché attraverso un'opportuna stimolazione dell'intelletto, spesso, aiuta a capire. Anzi, a vivere. A dimostrazione di ciò v'è, del resto, il fatto che tutti hanno una loro "filosofia di vita". Giusta o sbagliata che sia. Tra i tanti giganti del pensiero che hanno fatto la storia di questa complessa ed articolata attività spirituale c'è Aristotele.

Il quale è universalmente considerato come una delle menti più universali, innovative, prolifiche e influenti di tutti i tempi, sia per la vastità, che per la profondità dei suoi campi di conoscenza. Segnalo molto volentieri che alla figura del grande filosofo ellenico è dedicato un interessante (ma impegnativo) saggio a firma di John Sellars, intitolato "Sette brevi lezioni su Aristotele", da poco pubblicato da Einaudi per la collana "Le Vele". La sua lettura ci aiuta ad entrare nel cuore del suo pensiero, offrendoci numerosi spunti di riflessione sull'importanza che la filosofia riveste nella storia della civiltà umana. L'autore del saggio evidenzia in primo luogo che «l'influenza di Aristotele è stata enorme... perché egli continua indirettamente ad incidere sul modo in cui pensiamo e viviamo oggi... non era l'artefice di un sistema rigido; era un indagatore, un uomo alla ricerca della conoscenza, incessantemente a caccia di risposte a ogni possibile domanda.

Il suo grande maestro, Platone, lo aveva soprannominato "la mente", in virtù del suo intelletto formidabile... dovremmo tutti aspirare a conoscere almeno un po' delle sue idee e l'influenza che hanno esercitato sul modo in cui oggi pensiamo alle cose. Ciò non significa che dovremmo tutti accettare ogni cosa che ha detto, e diventare aristotelici convinti... però anche noi dovremmo abbracciare "la vita della mente"... perché solo la persona che fa pieno uso della propria capacità di comprendere è veramente viva». Sellars spiega sin dal primo capitolo il fulcro del complesso pensiero aristotelico. Ed evidenzia che, ad esempio, la "Metafisica" del grande pensatore ellenico si apre con la frase «tutti gli uomini aspirano per natura alla conoscenza». Tale osservazione si basa sul presupposto (più o meno generalizzato) che «non possiamo fare a meno di essere curiosi», che «essere umani significa voler sapere le cose», e che «lo scopo ultimo non è solo conoscere un gran numero di informazioni inutili, ma è piuttosto usare queste informazioni per cercare di comprendere il mondo intorno a noi».

Questo approccio metodologico (basato sulla logica, e del quale il famoso "sillogismo aristotelico" costituisce a mio modesto avviso uno degli esempi più fulgidi), ha rappresentato, ed ancor oggi rappresenta, il fulcro dell'intera evoluzione umana. Anche perché, il grande filosofo ellenico, ideò innovativi metodi di classificazione degli argomenti, e spiegò in che modo riuscire ad acquisire le conoscenze in modo sistematico. Tale efficace criterio conoscitivo ha avuto effetti concreti persino in ambiti più strettamente scientifici; perché, è bene ricordare, Aristotele si interessò molto, e per di più con grande profitto, anche della natura in generale, ed in particolare di biologia, botanica e zoologia (basti pensare infatti che Charles Darwin, quando ebbe la possibilità di leggere il suo "Parti degli animali", «fu profondamente colpito dalla raffinatezza delle sue osservazioni biologiche»).

Tuttavia egli creò il suo metodo scientifico – basato prevalentemente su indagini di tipo empirico– dando sempre, ai suoi infaticabili studi, un "taglio" filosofico, cercando ad esempio di individuare le cause, ed il fine, dei vari fenomeni naturali. Tanto è vero che – osserva Sellars – riteneva fosse assurdo sostenere (come aveva invece fatto Empedocle) «che la natura e le strutture degli organismi fossero il prodotto del caso... Aristotele aveva, per dirlo con una battuta, un'idea embrionale del Dna... l'idea che i processi abbiano un qualche fine o scopo è strettamente connessa all'idea che le cose abbiano una funzione».

A risultare straordinariamente utile ed attuale è poi quello che Aristotele pensava in merito alla metodologia del "ragionamento dialettico". Sellars evidenzia infatti che il geniale filosofo di Stagira suggeriva che per riuscire a farsi un'opinione adeguata su una certa questione – soprattutto in ambito etico e politico – «può talvolta essere utile argomentare sia a favore sia contro una determinata opinione, per metterla alla prova», e ciò tenendo da conto che si può sempre ascoltare l'opinione di qualcuno senza necessariamente condividerla, allo scopo di avere una discussione proficua. Tenuto conto che egli riteneva che l'uomo, in quanto animale "sociale", è forzatamente costretto a confrontarsi spesso con gli altri, tale metodo può costituire – e di fatto costituisce – un efficace strumento di apertura mentale, che in genere produce effetti positivi, soprattutto a livello decisionale, ed aiuta a ridurre le inevitabili diseguaglianze insite nella stessa natura umana.

Questo "democratico" approccio metodologico lo qualifica, da un punto di vista politico, come un "centrista ante litteram". Questa sua equilibrata ed "idealistica" visione si riverbera peraltro anche nel pensiero morale. Secondo lui, infatti, gli eccessi vanno sempre evitati. E, per raggiungere questo obiettivo, una vita contemplativa, basata sulla filosofia, non solo può essere utile, ma può addirittura farci raggiungere la felicità. Basterebbe questo per arrivare alla conclusione che la filosofia tutto è tranne che un inutile ed astratto esercizio mentale fine
a se stesso...

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