Spazio satira
Cassino
21.12.2024 - 10:30
L'ingresso dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano
La notizia era nell’aria, mancava solo il timbro dell’ufficialità e ieri è arrivato. Stellantis non riaprirà affatto i suoi cancelli il 7 gennaio, piuttosto montaggio e collegati resteranno chiusi fino al 17. È dal 9 dicembre che la fabbrica ai piedi dell’abbazia ha spento i propri motori e, di conseguenza, è rimasto paralizzato anche l’indotto metalmeccanico. «Era nell’aria», commenta subito Mirko Marsella segretario provinciale Fim Cisl che rincara: «Apriamo il 2025 come abbiamo aperto il 2024, sarà un anno simile se non peggiore, al di là delle notizie arrivate dopo le dimissioni di Tavares resta il fatto che abbiamo sul territorio di Cassino una situazione tanto critica con ammortizzatori sociali in scadenza anche nello stabilimento (ad aprile), non solo nell’indotto metalmeccanico. Soprattutto c’è una situazione di volumi che lascia tanti punti interrogativi. È positivo il fatto che stiano ragionando su vetture ibride ma bisogna capire quanto tempo ci vorrà per riprogettare una motorizzazione diversa, credo che non sia così veloce e temo un 2025 disastroso. Poco è l’entusiasmo rispetto a quanto accaduto al Mimit, la situazione resta drammatica».
Caso De Vizia
Non tira una buona aria neppure tra le aziende di servizi, o meglio ancora, rispetto alla vertenza De Vizia. Non c’è ancora alcuna comunicazione di rinnovo dell’appalto da parte di Stellantis e 32 famiglie vivono con il fiato sospeso. Non demorde neppure un istante il segretario della Uilm Gennaro D’Avino che ha scioperato con loro e con i dipendenti diretti e indiretti della Trasnova per tre settimane fino a quando, al Mimit, non si è firmato l’accordo con la proroga di un anno. «Abbiamo chiesto un incontro anche come organizzazione sindacale - ha detto ieri pomeriggio - ma stiamo ancora aspettando. È un paradosso che con Trasnova si è chiusa una vertenza senza parlare di costi ma solo di tempi e con De Vizia si sta “giocando” sui centesimi. Alla fine chi pagherà saranno i padri di famiglia che sotto Natale si sentono presi in giro. Da lunedì riprenderà la protesta e saremo in tutte le sedi istituzionali come Comune, Provincia e Regione affinché siano coinvolti tutti in una vertenza che non conta solo 32 lavoratori ma potrebbe essere l’inizio di altre vertenze».
E spostandosi dalle realtà che svolgono servizi all’interno dello stabilimento a quelle del settore metalmeccanico ricorda che «in scadenza di ammortizzatori ci sono la Lear con 282 dipendenti anche se - con la fabbrica aperta - ne lavorano 70 alla volta; anche alla Iscot ci sono ammortizzatori in scadenza, conta circa 60 dipendenti. C’è poi la M.a. srl, con 55 lavoratori che, tra l’altro, non ha commesse sull’elettrico ma solo su Giulia e su Stelvio endotermiche». Il mancato rinnovo degli ammortizzatori al 31 dicembre potrebbe segnare l’inizio della fine per troppe realtà aziendali con ulteriori elenchi di dichiarazioni di esuberi. Ancora tutto tace, senza una manovra governativa per un rinnovo straordinario altre famiglie potrebbero ritrovarsi nella stessa situazione dei lavoratori delle aziende di servizi. La promessa dei modelli ibridi a data da destinarsi non risolve le situazioni più critiche.
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