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Arte e colore

L'inquietudine del segno

Il bambino che scarabocchiava su un foglio, il docente e l’artista. A tu per tu con Franco De Angelis. «Tutto quello che dipingo ha toni drammatici poiché anche la vita è drammatica»

L'inquietudine del segno

Artista frusinate, Franco De Angelis unisce all’ispirazione personale i fondamenti della docenza in Discipline Pittoriche e Grafiche al Liceo artistico “Anton Giulio Bragaglia” di Frosinone.

Quando si è avvicinato all’arte?

«Non esiste una data precisa, un fatto o un momento specifico della mia vita che mi abbia avvicinato all’arte. Ho avuto sempre un rapporto conflittuale con essa e continuo ad averlo. Posso dire però che i miei primi ricordi di vita sono connessi al disegno, a un bambino che scarabocchia con una matita su un foglio».

Qual è stata la sua formazione?

«Ho studiato all’Accademia di belle arti di Frosinone. Possiamo dire che sono stato cotto e mangiato nel frusinate, visto che vivo e lavoro qui».

Quali sono le tecniche che predilige?

«Amo molto la grafite e l’acquerello, sono le tecniche più immediate, istintuali e libere per me. Sono la base su cui stendo il mio lavoro e sono sempre presenti prima che io inizi a lavorare in formati più grandi e con altre tecniche, per esempio l’olio su tela. Le ultime sperimentazioni, poi, mi hanno portato a lavorare con il bitume che ha delle sfumature profonde, corvine, congeniali ai miei stati d’animo attuali».

Le sue figure umane si caratterizzano spesso, pur nella rappresentazione iperrealistica, con qualche elemento esterno, una colatura, un’imperfezione, una parte mancante: perché?

«Innanzitutto, c’è da dire che non sono e non mi reputo un pittore iperrealista. Nel mio catalogo d’artista “Insano – Macerie di una visione contemporanea” racconto bene questo aspetto. Le mie sono delle riflessioni a caldo sui corpi che dipingo, contenitori senza più il contenuto. Quella che lei chiama colatura, in realtà è una flebile radiazione luminosa, è vita liquida, energia allo stato primordiale, linfa vitale distillata. Sono rimasugli di esseri umani che conservano ancora una reminiscenza di vita».

Un altro elemento, spesso causato dal chiaroscuro, è la drammaticità, ravvisabile nei volti, nelle pose, nell’ambientazione: ha qualche motivazione tale soluzione?

«Tutto quello che dipingo ha dei toni drammatici poiché anche la vita è drammatica, è un’opera teatrale composta da un unico atto. Mi viene naturale enfatizzare ogni singola sfumatura emozionale contenuta nei colori, nelle forme e nei segni».

Qual è la forza dell’arte?

«Per quanto riguarda la pittura, il suo potere è accelerare le sensazioni e portarle all’estremo, anche quelle più profonde e silenziose».

Le sue opere contengono un messaggio?

«Come per ogni cosa, le mie opere hanno un messaggio solo per chi vuole ascoltare e capire. Potenzialmente le opere possono essere una tabula rasa oppure uno scrigno traboccante di messaggi».

Come interpreta la sua docenza?

«Sono molto contento di insegnare al liceo artistico “Bragaglia” di Frosinone perché è stata la scuola che ho frequentato. Gli studenti imparano da me ma soprattutto imparo io da loro. Ognuno è un mondo in attesa di essere scoperto».

Che pensa dell’arte pubblica a Frosinone, tra scuole e Amministrazione comunale?

«Posso parlare di arte pubblica in generale. La reputo una validissima forma d’arte contemporanea. Vorrei però risponderle anche con una domanda: come fa un’opera pubblica a non essere compresa dal pubblico? Per me è un paradosso. Per me un’opera pubblica deve essere comprensibile al maggiore pubblico possibile, soprattutto a chi non è del mestiere. Delle volte le trovo autoreferenziali e intrise di intellettualismi inutili e fuori luogo».

E di quella privata, ci sono movimenti culturali, botteghe, gallerie all’avanguardia?

«Ilaria Morganti, Marco D’Emilia, Pierangelo Tieri, Luca Grossi e io facciamo parte di un movimento che si chiama “Gruppo Verso”. Stiamo portando avanti, ognuno con il proprio contributo, una pittura che ha come punto di partenza questo territorio per dialogare e confrontarsi con altre realtà».

Ha un suo sogno personale da realizzare come artista?

«Sono un sognatore a occhi aperti per indole. Ho più sogni di quanti ne potrei esaudire, sono la benzina della mia vita. Come scrivo nel mio catalogo “siamo accumulatori seriali di sensazioni e subito dopo diventeranno emozioni”. Bene, il sogno più grande è riuscire a creare sensazioni condivisibili con più persone possibili, realizzare e condividere messaggi universali. Sono cosciente che è un’impresa ardua e difficile, ma questa è la mia stella polare».

Ci parla della sua recente mostra?

«La mostra, dal titolo “Insano – Macerie di una visione contemporanea”, è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.30 alla villa comunale di Frosinone fino al 30 novembre. Sono esposte 56 opere tra dipinti e disegni preparatori. Le tecniche che si possono trovare sono grafite, acquerello, olio su tela, tecnica mista su lamina e tela».

“Il dramma condivide con la tragedia la pittura delle passioni e con la commedia la pittura dei caratteri. Il dramma è la terza grande forma d’arte” (Victor Hugo).

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