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L'intervista

Il borgo, i monumenti, Nino Manfredi e la cultura: alla scoperta di Castro dei Volsci

A tu per tu con il primo cittadino Leonardo Ambrosi: «Sempre più turisti in visita al paese»

 Leonardo Ambrosi

Il primo cittadino di Castro dei Volsci Leonardo Ambrosi davanti al “Monumento alla mamma ciociara”

Parlare di arte ma, anche, dei problemi della sua comunità, poco numerosa ma fortemente rappresentativa di tanti paesi della Penisola. È quello che Ciociaria Oggi ha chiesto a Leonardo Ambrosi, sindaco di Castro dei Volsci.

Quali sono le iniziative culturali intraprese nel corso del suo mandato?
«In paese c’è molto fermento culturale. Mi piace dire che stiamo facendo di Castro dei Volsci la culla della cultura della Valle del Sacco. Quest’inverno, la nostra stagione teatrale ha fatto registrare il tutto esaurito a ogni appuntamento. Per quest’estate abbiamo realizzato, in sinergia con le associazioni del territorio, un cartellone di eventi di altissimo profilo. La Regione Lazio ha inteso premiare la rassegna “Jazz in Domus” con un importante finanziamento che ci permetterà di alzare ulteriormente l’asticella degli ospiti. Siamo tra i pochissimi Comuni della provincia, tra quelli delle nostre dimensioni, a tenere aperta una biblioteca e un museo civico».

Uno dei valori storicamente attribuiti alla cittadinanza di Castro è lo spirito dell’accoglienza: è ancora così?
«A Castro dei Volsci si vive bene. Ci si aiuta, c’è solidarietà tra le persone e stiamo riuscendo nell’intento di far sentire tutti i cittadini parte della stessa comunità, dello stesso progetto. Abbiamo oltre settanta posti letto tra hotel, agriturismi e b&b, e un numero di ristoranti che fa invidia a Comuni ben più blasonati. Dal 2016, anno d’ingresso tra “I borghi più belli d’Italia”, registriamo un sempre crescente numero di turisti durante la settimana e nel week-end. Gruppi organizzati alla ricerca di un turismo esperienziale e vacanzieri che si muovono tra Roma e Napoli alla ricerca di borghi da visitare per spezzare il viaggio».

Nell’amministrazione c’è la volontà o meno di spegnere il ricordo delle tragiche vicende della seconda guerra mondiale?
«Nel 1964, quando ancora poco se ne doveva e se ne voleva parlare, a Castro dei Volsci fu eretto il “Monumento alla Mamma Ciociara” per rompere quella cortina di silenzio che fino ad allora aveva avvolto i fatti del maggio ’44 e le nefandezze del corpo di spedizione francese sulle genti di Ciociaria. Oggi sentiamo la responsabilità di ricordare il sacrificio pagato dal nostro popolo nel corso della guerra di liberazione e di continuare a parlarne alle nuove generazioni affinché quei fatti non si ripetano più».

Sono in programma cerimonie rievocative al riguardo?
«Abbiamo istituito la giornata del ricordo dei caduti di Campo Lupino per accendere i riflettori su una pagina a troppi ancora sconosciuta. Inoltre, con l’aiuto di esperti e ricercatori storici, abbiamo portato alla luce un episodio accaduto nei pressi del Ponte della Mola dove il capitano Tony Scotti, al comando di un drappello di soldati canadesi, impedì a un gruppo di goumiers marocchini di attraversare il fiume Sacco per continuare le loro scorrerie. Tutti gli anni poi, il 25 aprile e il 2 giugno, ci ritroviamo sulla Rocca di San Pietro per ribadire in maniera decisa il nostro no a ogni forma di violenza».

Quali sono le iniziative relative al mantenimento del ricordo di Nino Manfredi, personaggio illustre di Castro?
«Nel 2014 abbiamo “riportato” Nino a Castro organizzando il decennale della sua scomparsa, gli abbiamo intitolato la Torre dell’Orologio che da allora ospita una mostra fotografica in suo onore e revisionato tutta la toponomastica con la dicitura “Paese Natale di Nino Manfredi”. Nel 2021, per il centenario della nascita, abbiamo inaugurato un bassorilievo del suo volto, realizzato dall’artista Umberto Cufrini. In questa consiliatura sono state diverse le occasioni in cui Erminia Ferrari (la vedova di Nino Manfredi, ndr) è venuta a trovarci: in visita al borgo, per la presentazione del libro del figlio Luca e in occasione dell’estemporanea di pittura organizzata con i 100 pittori di Via Margutta. Il “Premio Manfredi”, organizzato con l’associazione Euterpe, è giunto alla seconda edizione e ha visto premiati gli attori delle serie “Marefuori” (2023) e “Come è umano Lui” (2024). Infine, non è mai tramontata l’idea lanciata da Luca Manfredi di un monumento a Nino. Una statua che lo ritragga nell’ultima scena di “Pane e Cioccolata”, con la valigia di cartone sui binari di ferrovia. Un vero e proprio monumento all’emigrante».

Quali sono i problemi della sua cittadina?
«Abbiamo un territorio di 58 chilometri quadrati, siamo grandi quanto la vicina Ceccano, ma abbiamo un quinto dei residenti e quindi delle risorse. Centinaia di chilometri di strade comunali e vicinali da manutenere e una densità abitativa tra le più basse della provincia con dieci centri abitati, ognuno con le sue legittime necessità. Negli anni sono stati spesi miliardi di lire prima e milioni di euro dopo nel tentativo di portare i servizi a quanti più cittadini possibile, ma solo un terzo della popolazione è stata raggiunta da metano, fogne, fibra ottica e pubblica illuminazione».

E quali i punti di forza?
«Abbiamo un tessuto associativo particolarmente virtuoso, fatto di tante persone che rinunciano al proprio tempo libero per dedicarsi agli altri. Il mondo del volontariato riesce ad arrivare dove le istituzioni non riescono: dalla protezione civile all’assistenza ai disabili solo per citare due esempi. In questa consiliatura inoltre ci stiamo distinguendo per la forte intesa ritrovata con tutti i sindaci e le amministrazioni dei Comuni limitrofi con i quali stiamo unendo sempre più spesso le forze. Quanto all’economia, viviamo in un territorio in cui le industrie chiudono e le coltivazioni sono state messe a dura prova dal Sin (sito d’interesse nazionale, ndr) Valle del Sacco e dal sovrappopolamento della fauna selvatica. La ricetta è quella di scommettere su ciò che di inimitabile abbiamo: turismo e produzioni agricole di qualità».

L’età media dei castresi è elevata? Ci sono parecchie case vuote nel centro storico?
«I dati del nostro comune sono in perfetta tendenza con quelli nazionali. Lo spopolamento è dettato dal numero delle nascite di gran lunga inferiore a quello delle morti e non all’emigrazione verso altri comuni. Nel centro storico, secondo un censimento dell’inizio del novecento, abitavano circa duemila persone. Oggi circa duecento. Abbiamo investito molto per migliorare la qualità della vita dei residenti e, quindi, evitare un ulteriore spopolamento all’interno delle mura del paese. Penso, per esempio, alla definitiva soluzione della crisi idrica, al ripristino della corsa Cotral, al nuovo ripetitore del segnale televisivo, alla messa in sicurezza dei dissesti e al rifacimento di interi tratti stradali».

Ha un desiderio, progetto, sogno difficile da realizzare per la sua città?
«Castro dovrà essere una città con sempre più servizi per i bambini, per i giovani e per gli anziani. Dobbiamo batterci per avvicinare l’assistenza sanitaria e garantire una mobilità efficiente. Lavoriamo a una città più bella per chi ci vive da sempre, per chi vuole tornare a viverci e per chi sceglierà di venire a viverci. Molti giovani della mia età lavorano fuori e noi abbiamo il dovere di invertire questa rotta. Il mio sogno? Una Madonna del Piano in cui sia bello passeggiare per strada, senza il degrado e l’incuria a cui l’hanno condannata gli edifici privati mai ultimati». “Ci sono balconi così belli a cui manca solo una Giulietta” (Fabrizio Caramagna). Castro dei Volsci, “il Balcone della Ciociaria”, non avrà una Giulietta ma ha un Nino di cui vantarsi in eterno.

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