Calcio, Memorial “Sandro Criscitiello”
27.07.2025 - 17:30
Al tramonto dei calci di rigore, ci ha pensato Noslin ad illuminare la serata dello “Stirpe”: dribbling stretto tra l’esterrefatta difesa dell’Avellino, prima dell’atterramento in area: calcio di rigore ineccepibile con palla da una parte e portiere dall’altra “made in Guendouzi”. Il successo della Lazio nel terzo Memorial “Sandro Criscitiello” è racchiuso nello spazio temporaneo della giocata di Noslin e del destro dal dischetto di Guendouzi. Il resto, lo diciamo francamente, una noia mortale, al punto che qualcuno, dalla tribuna, ha scherzosamente richiesto il rimborso del biglietto. Il calcio d’estate, non lo inventiamo certamente noi, è anche e soprattutto questo: squadre cariche di lavoro e, dunque, imballate e novanta e più minuti legati ai piccoli bagliori di luce.
Le scelte - Davanti a 10.758 spettatori (dato ufficiale), Sarri, pronti, via, partiva con una Lazio totalmente sperimentale. Mandas veniva preferito in porta a Provedel, con la linea difensiva che trovava in Hysaj a destra e Provstgaard, due sorprese annunciate. Come quella di Vecino a centrocampo accanto a Rovella e a Dele-Bashiru. Il tutto a supporto di quello che, nella mente di Sarri, dovrebbe essere il tridente d’attacco per eccellenza: Zaccagni, Castellanos e Pedro. Qualche esperimento anche per Biancolino, con Lescano inizialmente in panchina. La partita - I carichi di lavoro, soprattutto in casa Lazio, si facevano sentire. La manovra degli uomini di Sarri, sin troppo prevedibile e compassata, finiva con l’essere maldestra e scontata: l’Avellino rispondeva grazie, trovando modo e tempo per chiudere ogni varco con estrema facilità. Dall’altra parte, la squadra di Biancolino, più fresca e brillante, dopo aver subito la Lazio nei primi venti minuti, metteva la testa fuori dal guscio, provando ad impensiere Mandas e i suoi quattro, lì davanti, di difesa: ne uscivano fuori un paio di mischie, ma niente più.
Di tiri in porta, insomma, nemmeno l’ombra. E così sul taccuino del cronista di turno, al 10’ la conclusione di Zaccagni deviata in angolo, la rete di testa annullata allo stesso giocatore al 25’ per una evidente spinta ai danni di Cancellotti al momento di saltare e, soprattutto, l’incrocio dei pali sfiorato da Gila al 44’ con una conclusione dal limite dell’area. La girandola di sostituzioni ad inizio ripresa, una sorta di inno a sincerarsi della condizione degli altri: in casa Lazio, l’osannato figliol prodigo Cataldi, Guendouzi, Romagnoli, Marusic, Lazzari, Privedel tra i pali e Cancellieri. Tra gli irpini, ecco Lescano al centro dell’attacco. Tempo sette minuti e la Lazio confezionava una ghiotta occasione da gol: sugli sviluppi del quinto corner biancoceleste, Vecino si divorava il possibile 1-0, non finalizzando di testa lo splendido traversone di Pellegrini.
La riposta irpina, con conseguente primo tiro verso la porta difesa da Provedel della serata, sui piedi di Palumbo: punizione sulla quale il portiere della Lazio doveva distendersi in avanti per deviare in tutto la conclusione. Piccoli sprazzi a mo’ di bagliori di luce in una notte priva del giusto aplomb. Lazzari, da par suo, provava a movimentarla, ma al 20’ il suo diagonale “moriva” lontano dai pali di Daffara. Con un Avellino pieno zeppo di giovani, la Lazio provava a fare la partita e a mettere pressione alla retroguardia irpina nel tentativo di mettere il punto esclamativo sul match. In tutto questo, però, era la formazione di Biancolino a confezionare la più clamorosa delle palle gol al minuto 37: Lescano tentava la girata sotto porta che finiva poco alta sopra la traversa.
Quando tutto lasciava presagire ai calci di rigore finali, ecco l’azione che non ti aspetti di Noslin, motivato come e più degli altri nel non regalare la “coda” dei tiri dal dischetto al match. L’attaccante della Lazio seminava il panico nella difesa irpina, prima dell’inevitabile fallo di Todisco. Guendouzi, dagli undici metri, regalava vittoria er Memorial alla Lazio, ma la strada da percorrere è ancora molto liunga.
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