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L'effetto Sergio Pirozzi In Ciociaria: sguardo alle civiche

Candidatura alla presidenza, ma non solo. Partita la corsa ad un posto nelle liste non di partito. E parafrasi del calcio per lanciare messaggi nemmeno tanto criptati

"Dopo il 5 novembre sarà tutto chiaro e Sergio Pirozzi annuncerà la sua candidatura alla presidenza della Regione Lazio, anche da solo, alla guida di una lista civica".
"Forza Italia non avrà altra scelta che sostenerlo".
"No, non si candiderà contro Nicola Zingaretti".

La ridda di voci alla presentazione del libro "La scossa dello scarpone" è impossibile da controllare. Certo è che martedì scorso la sala delle Tre Fontane a Roma era piena in ogni ordine di posti. In questo senso la prova di forza di Sergio Pirozzi è riuscita: pronti ad appoggiarlo la Lega di Matteo Salvini e la destra romana. Significativa la presenza di Gianni Alemanno. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, è apparsa più cauta. Ma il punto vero è rappresentato dalla posizione di Forza Italia: il partito di Berlusconi rimane distante dall'opzione di candidare il sindaco di Amatrice. E tra gli "azzurri" i nomi non mancano. A cominciare dall'imprenditrice Luisa Todini. Ma ci sono pure i nomi di Francesco Giro, Claudio Fazzone e Paolo Barelli. C'è chi azzarda perfino l'ipotesi di un "ticket": magari Pirozzi-Todini, ma sarebbe da definire chi si candida a presidente e chi a vice. In realtà nel centrodestra potrebbe perfino verificarsi l'opzione di una doppia candidatura, come successo alle comunali di Roma. Nella prefazione del libro Isabella Di Chio lo descrive così.

«Il suo è un linguaggio che nasce sui campi di calcio. Parla di squadra, di allenamenti, di tattiche. È lui il coach. A mio avviso questa è una delle sue forze, arrivare al cuore del problema, con parole semplici e con una immediatezza che la gente comprende».

È un linguaggio che fa breccia, ma in ogni caso per sapere se si candiderà o meno alla presidenza della Regione Lazio bisognerà aspettare. Fra i tanti presenti diversi esponenti della provincia di Frosinone, curiosi di ascoltare dal vivo il sindaco di Amatrice. C'erano, tra gli altri, il consigliere provinciale di Forza Italia Gianluca Quadrini, Kristalia Rachele Papaevangeliu (Noi con Salvini). Ma c'erano pure il sindaco di Sgurgola Antonio Corsi e Biagio Cacciola. C'era anche Giuseppina Bonaviri, del centro studi internazionale Giuseppe Bonaviri. Recentemente la Bonaviri è stata candidata a sindaco alle comunali di Frosinone.

Le elezioni regionali sono praticamente alle porte, la legislatura termina a febbraio. È chiaro che una eventuale candidatura di Sergio Pirozzi alla presidenza della Regione potrebbe aprire spazi nei territori sul versante della lista civica. Discorso diverso per quanto riguarda invece i partiti del centrodestra. Di Forza Italia abbiamo già detto e comunque la prima mossa spetterà a Mario Abbruzzese. Se deciderà di concorrere alla Camera, allora per la Pisana potrebbero esserci Pasquale Ciacciarelli, Danilo Magliocchetti, Maria Teresa Graziani e Serena Petricca. Ma anche Gianluca Quadrini, che però al Tre Fontane c'è stato indipendentemente dalle logiche di partito.

Nella presentazione del libro Sergio Pirozzi ha toccato vari temi, sempre con il filo conduttore degli scarponi e della felpa, simboli «di una popolazione di montagna che non molla mai». E di politica ha parlato. Per esempio quando ha detto: «Ho fatto tanti sbagli ma la sensazione che ho oggi è che la politica, che ha fatto tante cose belle, oggi ha perso il contatto con la realtà perché indossa i mocassini. Uno dei motivi della decadenza dell'impero romano fu la conservazione del potere, su questo dovrebbero riflettere oggi i leader politici». Oppure quando ha sottolineato: «Cosa voglio fare da grande? Voglio continuare a fare il mister, ma una squadra vince se ha una visione comune, sa cosa fare quando ha la palla, ma le squadre possono essere anche tante, mentre quando tutti lavorano l'uno per l'altro con una grande squadra, con un linguaggio condiviso e per la propria maglia, allora si fanno i risultati».

Chissà, forse si riferiva all'unità del centrodestra.

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