Spazio satira
Il commento
21.06.2020 - 20:08
Aziende del settore automotive verso il ko. Nel silenzio degli attori territoriali. Da sempre. Se il primo livello dell'indotto inizia adesso a piangere, già sommerso da una valle di lacrime è il secondo. Parecchie micro aziende del terzo, invece, hanno già chiuso in silenzio. È l'evoluzione, o meglio l'involuzione, di un mercato auto già appeso ai fili della crisi, ora precipitato per l'emergenza Covid. I somministrati non sono altro che lavoratori precari, interinali assunti tramite le agenzie. Giovani che sognano, qualificati, pieni di energie ma pure "strattonati" da un impiego che c'è e non c'è.
Meteore chiamate "lavoro" che passano di raro e poi svaniscono nell'universo di un mercato che soffre e che non garantisce stabilità a nessuno, aziende comprese.
La monocultura economica del Basso Lazio ha creato aspettative quasi esclusivamente legate all'automotive con una domanda che esplode e un'offerta calibrata al millesimo in base alla fortuna o alla sfortuna di Fca. Non è colpa di nessuno, forse una "fusione" di intenti da parte degli attori territoriali, negli anni, avrebbe potuto portare a piattaforme di sviluppo diverse ma anche qui c'è una monocultura, quella dell' "orto mio" più bello del "tuo", con scarse possibilità di dialogo e di unità d'intenti per grandi sfide. Pure sull'alta velocità, oltre ai treni persi, corrono solo le divisioni.
E, tornando a Fca, se non ci sarà una vera ripresa, in autunno anche lo stabilimento di via Umberto Agnelli potrebbe avere pesanti ripercussioni. E innescare ancora l'effetto-catena.
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