Spazio satira
L'intervista
04.06.2024 - 17:28
La recente presentazione della sua nuova collezione donna “Acrona – spring/summer 2024” al chiostro di Palazzo Ripetta, nell’omonima via di Roma, è l’occasione per conoscere meglio lo stilista frusinate Francesco Arduini e avvicinarci alle nuove tendenze della moda.
Che cosa è la moda per lei?
«La moda è arte. E l’arte è comunicazione, linguaggio, espressione, impressione, psicologia, propaganda, protesta, tradizione, folklore e anche memoria».
“Memoria”: a che cosa si riferisce?
«Le faccio un esempio. Nella presentazione della nuova collezione tenuta a Palazzo Ripetta, una delle emozioni più belle, più romantiche e calde è stata quella provata per il ricordo rappresentato nella manifestazione dei momenti spensierati della Dolce vita. Io, che non ho vissuto personalmente quel periodo fantastico, però ho potuto apprezzarne la storia attraverso i film, le foto, gli articoli e le interviste ai personaggi dell’epoca e ne sono rimasto affascinato. Così ho cercato di dare all’evento quell’atmosfera romana degli anni sessanta, quel modo di vivere degli italiani caratterizzato dalla passione per la buona cucina, la moda, l’arte e la cultura interpretati magnificamente, per esempio, dagli scatti del fotografo Rino Barillari sul glamour di quel periodo in via Veneto».
E quindi con “Acrona”…
«“Acrona” è un’espressione del mio brand che rispecchia molto questi valori, permeati sicuramente dalla mia esperienza nel settore e dalla mia personalità. Acrona è la figura mitologica dell’antica Grecia legata alla trascendente assenza del tempo che, trasfigurata nella nostra quotidianità, è sinonimo di eternità. È facile vedere quanto dipendiamo dagli impegni dei nostri giorni, che rendono la nostra vita una corsa che logora tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che siamo. Non avere scadenze temporali ai nostri tempi è un lusso e i miei abiti vogliono cogliere proprio questo concetto».
Una sorta di “slow fashion”… Qual è il senso di questo concetto?
«Innanzitutto i miei abiti sono frutto di un lavoro molto elaborato, espresso da un’alta qualità artigianale e non certo industriale. Per realizzarli ci vuole tempo, oltre che passione. Poi, altro concetto del tempo, i miei capi sono duraturi e riescono a interpretare efficacemente un’altra esigenza della nostra generazione, la sostenibilità».
Ecco, ci illustri meglio la sostenibilità dei suoi capi…
«Lo spirito aziendale del mio brand abbraccia il concetto del “no waste”, cioè la politica contro lo spreco delle materie prime, riducendo al minimo l’utilizzo necessario del tessuto nella fase della produzione. I miei abiti nascono poi in taglia unica con la consapevolezza di abbattere le specifiche misure convenzionali riportate sulle etichette e adattandosi, nella maggior parte dei casi, a diverse forme fisiche grazie a ricercate scelte stilistiche e innovative tecniche modellistiche».
Quindi si prospettano nuove sfide per gli stilisti…
«È proprio questo il punto! Essere stilisti, oggi, significa impegnarsi nello studio e nella ricerca perché con la nuova tendenza del body conscious (consapevolezza del proprio corpo, ndr) sono stati invertiti i rapporti con la clientela. Il ruolo della moda non è più solo di mostrare il bello ma anche… Un ruolo decisivo lo ha svolto la pandemia, durante la quale si è diffuso uno stile di abbigliamento comodo, pratico e senza troppi fronzoli. Dal sex appeal estremo, la moda si è spostata sull’attenzione del corpo, proponendo nuove riflessioni e nuove esigenze, tra morbido e sensuale, tra velato e aderente, tra attillato e trendy».
A che si riferisce quando parla di inclusività?
«Quante volte sarà capitato a una donna di innamorarsi di un modello di vestito ammirato in passerella e poi entrare in un negozio e apprendere che la propria taglia non era disponibile? Questa esperienza fa sentire la donna esclusa dal bello ed è appunto obiettivo di noi stilisti evitarle questa sensazione, fornendole un guardaroba ricco di abiti costruiti per farla sentire a proprio agio».
Quindi la donna diventa la vera protagonista?
«Certo, non è più fashion victim ma fashion decision maker. E il nostro compito è quello di interpretare bene i desideri di una donna, di ogni donna, per realizzarle un abito frutto di un suo processo interiore e non di fantasiose e presuntuose astrazioni adattabili solo ai corpi di modelle magre e sinuose…».
Il suo brand si interessa anche della donna del nostro territorio?
«Certamente, non a caso il servizio fotografico è stato realizzato a Frosinone e ben prima della presentazione di Roma! Accolti nella splendida cornice della Suite Testani e immortalati dagli scatti del prezioso Riccardo Lancia, abbiamo confezionato il book fotografico di “Acrona – spring/summer 2024”, i cui abiti sono stati indossati con classe dalla modella locale Emma Testani, truccata per l’occasione con il make-up di Elisa Delfini».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione