Cerca

Il saggio

“Mangiare Dio – Una storia dell'Eucarestia”: l'analisi tra spirito e materialità

La Santa Pasqua, la solennità più importante per i credenti. L'analisi dello storico Matteo Al Kalak. Come il più importante sacramento entrò nella vita dei credenti

Per il mondo cristiano la Santa Pasqua rappresenta la solennità più importante dell'intero anno liturgico. Attraverso la sanguinosa passione di Cristo, seguita poi dalla sua gloriosa risurrezione, si manifesta e si sublima infatti, in tutta la sua stupefacente grandezza, l'imperscrutabile mistero divino. Tra gli eventi che precedettero di poche ore la fine della vita terrena di Gesù, quello che si distingue per rilievo simbolico è certamente l'Ultima Cena, nel corso della quale il Figlio di Dio impartì ai suoi discepoli i dettami dell'Eucarestia (che da più di qualcuno è ritenuto il più importante dei sacramenti, in quanto "excellens et singulare").

Se si volesse approfondire la conoscenza di questo importantissimo atto rituale (che stimola i fedeli al perenne ricordo del sacrificio del Cristo crocifisso e risorto in favore di tutta l'umanità, e che di fatto costituisce il "nucleo" della sacra funzione della messa), ci si può dedicare proficuamente alla lettura di un impegnativo saggio da poco pubblicato, per Einaudi, da Matteo Al Kalak, ed intitolato "Mangiare Dio – Una storia dell'Eucarestia" (251 pagine).

Il giovane storico modenese evidenzia in primo luogo che «l'intento del libro è di ripercorrere le diverse modalità con cui il sacramento entrò nella vita dei credenti e nelle dinamiche comunitarie, in una tensione tra spirito e materialità», e poi che «dopo la notte in cui il figlio di Giuseppe celebrò la Pasqua con i suoi discepoli, la sua comunità avvertì il carattere costitutivo di quel rituale e, nella diversità delle tradizioni e degli usi locali, mise al centro della vita collettiva la ripetizione sacralizzata dei gesti compiuti da Gesù poco prima di morire».

Leggendo l'approfondita monografia si apprende che l'Eucarestia non solo ha subìto molteplici trasformazioni "formali" nel corso dei secoli, ma, a causa dell'evidente rilievo simbolico che ha in sé, stimolò anche numerose ed importanti riflessioni critiche, che vennero portate avanti soprattutto da Martin Lutero e Giovanni Calvino. Spiega tuttavia Al Kalak che il teologo riformatore tedesco «non aveva alcuna intenzione di negare la presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche: il suo obiettivo era demolire ciò che pareva una costruzione artificiosa e, per molti versi, puramente filosofica, come la transustanziazione... (la presenza reale del Cristo nel sacramento eucaristico, ndr) ...Il pane ed il vino non trasformavano la loro sostanza in quella del corpo e sangue di Cristo, come affermavano i cattolici, ma il corpo e il sangue erano piuttosto presenti – realmente presenti – assieme al pane e al vino, secondo una visione consustanziale» (per la quale il corpo di Cristo, nell'Eucarestia, coesiste col pane, nel pane e sotto il pane); il teologo francese riteneva invece «che i simboli del pane e del vino fossero uno strumento con cui la grazia di Dio univa il fedele a Cristo: si delineava in questo modo un simbolismo che, contemplando una presenza, non la identificava "stricto sensu" con quella del corpo e del sangue di Cristo.

Se nella Cena i fedeli riconoscevano un segno del corpo e del sangue di Gesù, la partecipazione a essa e la "manducatio" che si consumava, non costituivano una mera professione di fede, ma un'unione del credente con Cristo, che trasmetteva la sua vita agli uomini attraverso lo Spirito Santo. Venivano però rigettate come concezioni magiche sia la transustanziazione che la consustanziazione». Con il Concilio di Trento, ad ogni buon conto, tornò a farsi strada la convinzione che Cristo fosse realmente presente, dopo la consacrazione, nel pane e nel vino, «sotto l'apparenza di quelle cose sensibili».

Il fortissimo valore simbolico della celebrazione eucaristica determinò l'istituzione della celebre festa del "Corpus Domini", solennità religiosa che fu subito particolarmente sentita dai fedeli e che si consolidò anche grazie ad alcuni famosi miracoli che si verificarono nel corso dei secoli; ad esempio a Bolsena (1263), a Veroli (1570), a Firenze (1595), a Mogoro (1604). A tal proposito evidenzia Al Kalak che i prodigi legati all'Eucarestia vennero «utilizzati come efficace strumento di controversia dottrinale e, soprattutto, di ammaestramento dei fedeli, introdotti alle verità del cattolicesimo e ai comportamenti che ne conseguivano».

Particolarmente attento al "simbolismo eucaristico", ed alle notevoli conseguenze del suo culto, fu il cardinale Carlo Borromeo, secondo il quale «l'Eucarestia è dotata di un forte valore ecclesiale... la comunità cresce grazie allo strumento dell'Eucarestia quotidiana: il popolo di Dio, per come Dio lo concepisce e per come i pastori affermano, è costituito da credenti e sacerdoti che ogni giorno si avvicinano all'altare per nutrirsi del pane consacrato... ogni fedele deve aspirare alla comunione quotidiana: è priva di fondamento la tesi di quanti si tengono lontani dal sacramento per il rispetto che portano al mistero che cela. La frequentazione assidua di Cristo nell'ostia produce infatti maggiore riverenza e amore verso Dio... sebbene durante l'Ultima Cena si stesse preparando un tradimento, e gli uomini andassero accumulando per lui ogni tipo di male e la morte, Cristo si donava cibo per noi. Un cibo da mangiare frequentemente, perché produce una divinizzazione dell'uomo, un'assimilazione della natura umana, corrotta e misera, alla divinità di Gesù... l'Eucarestia santissima è un cibo, e a che serve il cibo se non a essere mangiato? ...essa assume un rilevante valore sociale. La pratica sacramentale deve produrre mutamenti di vita e di costume: non serve a nulla adempiere una volta all'anno il precetto di comunicarsi ...non è possibile rimanere per dodici mesi occupati a compiere innumerevoli ingiustizie, cadendo in ogni colpa immonda e in ogni genere di peccati, e poi in un'oretta confessarsi e comunicarsi ...chi si sfama all'altare è tenuto a fare memoria del comandamento di Cristo».

L'interessante volume dello storico emiliano si sofferma poi anche sulle molteplici rappresentazioni che la celebrazione eucaristica ha avuto, nel corso dei secoli, nella letteratura e nelle arti figurative. Ed infine evidenzia anche le numerose modalità sacrileghe attraverso le quali questo simbolico sacramento è stato spesso brutalmente vilipeso.

A tal proposito Al Kalak opportunamente ricorda che «il pane celeste è l'obiettivo privilegiato dei nemici della Chiesa, l'oggetto primo delle macchinazioni di Satana, su cui bisogna esercitare una speciale sorveglianza», perché «quel pezzo di pane è sacramento, segno di grazia, culmine dell'azione liturgica, ispirazione per i pensieri e le opere del credente, ma anche presenza di Dio, incarnazione del sacro, mistero e imperscrutabile forza divina che la gerarchia può sorvegliare e contenere solo in parte», e che stendere «un cordone protettivo attorno alla fisicità del sacramento in relazione alla sua prodigiosità consente di conservare all'ostia le sue caratteristiche miracolose, senza fare della messa un rito magico».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione

Ultime dalla sezione