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L'intervista

Con Tiziana alla scoperta dell’Italia. A piedi, però

Castelli, aree archeologiche, borghi, sentieri. In viaggio con la giornalista di Rai Isoradio

Scoprire l’Italia a piedi è la sua passione e raccontarla in radio è il suo lavoro. Tiziana Iannarelli, giornalista cassinate, su Rai Isoradio, ogni fine settimana lancia l’invito ai radioascoltatori a lasciare la macchina e ad andare a piedi perché, come chiude le sue puntate, “l’Italia a piedi è ancora più bella”. Curiosa del suo territorio, insieme alla sua levriera spagnola Apailana, va alla ricerca di eremi, castelli, aree archeologiche, borghi, bellezze naturali, battendo, in itinere, anche la provincia di Frosinone e le aree limitrofe e riportandole nei suoi post, passando dai sentieri alla strada della comunicazione social.

Come è diventata giornalista?
«Ero molto piccola quando parlavo a un finto microfono immaginando di essere una “presentatrice” di telegiornali, oppure leggevo le pagine dei settimanali annunciando i programmi Rai a mia madre. Il desiderio di lavorare nel servizio pubblico è stato sempre presente in me. Dopo la maturità una mia amica mi chiese di accompagnarla nella redazione di una tv locale per un colloquio; frequentavo l’università, allora, scienze politiche, e non pensavo ancora di lavorare, ma ne uscimmo che il lavoro in redazione lo avevo preso io. Oggi i miei principali impegni sono nella Direzione Comunicazione Rai, dove collaboro con l’Ufficio Stampa, e su Rai Isoradio, ogni sabato e domenica, con “Camminando l’Italia con Isoradio”».

Perché la radio e non la tv?
«Ho iniziato con la tv, con i tg locali che scrivevo e leggevo, ma ho sempre desiderato la radio, meta conquistata nel 1993 in un’emittente della mia città. Oggi la radio è uno strumento che ha sfidato l’evoluzione della tecnologia e della stessa comunicazione. In radio racconto luoghi, natura e storie. È una compagna straordinaria perché sollecita la fantasia e l’immaginazione. In radio contano le vibrazioni della voce, la capacità di saper anticipare il linguaggio di quel preciso momento storico e di vincere sulle immagini che ormai sono fruibili in tempo reale ovunque».

Il format delle trasmissioni è opera sua?
«Sono ideatrice, autrice e conduttrice di “Camminando l’Italia con Isoradio” e di tutti i miei podcast che sono su RaiPlay Sound, come “Week end in cammino”. Ho sempre tantissime idee, spesso le propongo, qualche volta riesco a realizzarle. Ho raccontato quasi tutti i cammini italiani e non mancano mai consigli su dove andare, cosa portare, cosa mangiare e come stare in sicurezza».

Come è cambiata la comunicazione giornalistica con l’avvento dei social media?
«In meglio, anche se si tratta di un’evoluzione che la nostra generazione non è riuscita a gestire perché totalmente impreparata. Tutti vi abbiamo avuto accesso e ognuno ha sperimentato quella libertà di poter dire o di potersi improvvisare in ruoli di informazione, talora senza averne titoli o preparazione adeguata. Le fake news, la scorrettezza e il decadimento del livello di comunicazione hanno trovato via facile così come l’influenza che tanti messaggi distorti generano. In questo scenario, che ritengo un passaggio storico, esiste un formidabile strumento, veloce e sintetico, che avvicina il nostro mondo alla genZ. Credo molto nelle future generazioni e mi dedico anche alla formazione degli studenti degli istituti superiori sull’uso consapevole degli strumenti della comunicazione».

Come si inserisce la sua trasmissione in Isoradio?
«Isoradio è la radio del servizio pubblico che informa costantemente sul traffico, sulla praticabilità delle autostrade e delle principali strade, sui viaggi, sugli spostamenti. Quello che racconto è un aspetto diverso, ma pur sempre un viaggio. Chi guida si informa e poi, se vuole, cammina. Comunque io invito tutti, quando possono, a lasciare la macchina e a camminare a piedi».

Non pensa che le sue camminate possano precluderle una parte di pubblico, perché trasmesse senza immagini?
«È come dire che alla radio manchi qualcosa! Parlo in radio senza immagini, però pubblico tanti post con foto sui social. La fotografia potrebbe sembrare spoglia di movimento, così come una voce potrebbe sembrare povera di immagini; in realtà la fotografia e la voce emettono così tante emozioni che lo spettatore crea da solo il proprio video. Cerco di sollecitare quelle capacità che abbiamo e che una parte della comunicazione, quella più veloce, pressante e accattivante, ci sta anestetizzando. Io pubblico post lunghi, perché chi “perde” il proprio tempo a leggere, ha evidentemente voglia di scoprire un luogo con lo spirito dell’esplorazione e del rispetto. La mia comunicazione non incentiva l’overtourism che stiamo conoscendo proprio nelle ultime settimane».

Come sceglie i luoghi da raccontare?
«Per Rai Isoradio racconto tutta l’Italia che, se vissuta a piedi, è ancora più bella. Scelgo luoghi non troppo conosciuti, cammini e sentieri che non sono battuti dal turismo di massa. Racconto le storie dei camminatori che mi emozionano o incuriosiscono. Per i miei social invece, racconto il territorio in cui vivo che è ricchissimo di sentieri, di luoghi storici da raggiungere a piedi, di natura anche a tratti incontaminata. Vado alla ricerca di piccole vie che portano a castelli, eremi, borghi, laghetti o sulle colline. In tanti mi scrivono che, pur abitando a pochi passi, non conoscono i luoghi che racconto».

Qual è stata la sua camminata più bella, a suo parere?
«Non c’è un luogo dove io abbia camminato una sola volta. Ho bisogno di tornarci, di riviverlo nelle diverse stagioni. Più che un posto più bello, che non saprei scegliere perché molto dipende dalla sensazione del momento, posso dire che le camminate che preferisco sono quelle che affronto in inverno a una medio-bassa altezza».

Nelle sue trasmissioni spesso incontra personaggi: c’è qualcuno che l’ha particolarmente colpita?
«In questi anni ho realizzato circa 500 interviste per la Rai nell’ambito del turismo lento e dell’outdoor. Camminatori, ideatori di cammini, personaggi nazionali e internazionali con diversi ruoli. Con tanti ho stretto amicizie, rapporti professionali e ognuno ha arricchito la mia esperienza. Emotivamente sono stata colpita più volte, ma la persona che non dimenticherò mai in assoluto è Andrea Spinelli. Iniziò a camminare perché consigliato dai medici per perdere peso quando scoprirono un male aggressivo e terminale. Per sette lunghi anni, contro ogni previsione scientifica, ogni passo tra montagne, sentieri e cammini italiani ha in un certo senso allungato la sua vita. Ci siamo sempre sentiti, l’ho intervistato più volte. Oggi Andrea non è più qui a camminare, ma i suoi passi resteranno indelebili per tanti di noi».

Tiziana e la natura…
«Sono cresciuta in una campagna, casa isolata, prati, boschi e animali, ho vissuto più in natura che in casa, almeno fino all’adolescenza».

Tiziana e gli animali…
«Non ricordo la mia vita senza animali e non mangio carne dal 1994. Ho avuto un asino, delle oche, una gallina, una capra nana e ho anche cresciuto due agnelli destinati al macello. Ho addestrato una gazza ladra e un pappagallo che portavo in bicicletta. Ho salvato cuccioli di cani dall’immondizia. Potrei raccontare decine di storie. Oggi ho Apailana, la mia compagna di escursioni, una levriera spagnola salvata da una perrera, un canile lager, dov’era in lista di soppressione. Si tratta di un animale molto particolare e vivere con lei è una scoperta continua».

Come vive la notorietà nella sua città?
«Vivo la mia città, Cassino, da sempre. Ho rinunciato a tanti incarichi di lavoro sin da giovane, per non andare a vivere altrove. Una scelta che faccio ogni giorno. Pur essendo molto solitaria, sono socievole e cordiale sempre. Non la vivo come una notorietà, ma come una normalità».

Qual è il cammino o il sentiero più interessante del nostro territorio?
«Il cammino di San Benedetto è uno dei più frequentati d’Italia. Parte da Norcia e arriva a Montecassino, oltre trecento chilometri per più di due settimane di cammino nella spiritualità e nella storia, ma soprattutto nella cosiddetta “Italia minore”, nel cuore della nostra Penisola. Quasi ottomila persone ogni anno timbrano tutte le tappe. L’accoglienza, l’organizzazione, lo stato manutentivo dei vari sentieri e luoghi da parte dei nostri volontari, il patrimonio che si incontra anche naturalistico, la biodiversità, sono un orgoglio per tutti noi. Sono referente volontaria per l’ultima tappa, molti camminatori mi chiamano per informazioni da tutta Italia».

Quale quello più urgente da valorizzare?
«Quando si parla di valorizzazione di un sentiero, vivo sempre la preoccupazione che quel luogo subisca un cambiamento o una antropizzazione forzata. Non sempre siamo pronti a una valorizzazione che non alteri gli equilibri naturalistici, non è ancora nella nostra cultura più diffusa. L’idea più comune è che spargendo panchine giganti su varie colline, aprendo strade per trasportarle e calando cemento per posizionarle, si creino attrazione e bellezza. Non credo dovremmo creare nulla in quei posti, già c’è tutto. È che la maggior parte di noi quel tutto non riesce a vederlo. Chi vuole camminare, stare nella natura, viverla da ospite per quello che è e non per quello che noi vogliamo che diventi, non necessita di nessun’altra attrazione oltre quello che la natura ci offre. Ma, purtroppo, è nella nostra indole cambiare, modificare e lasciare segni, spesso distruttivi. Quello che si può fare, è pulizia e manutenzione».

Ha un suo sogno segreto?
«Non uno soltanto! Vivo con tanti sogni, quelli segreti restano tali (sorride, ndr). Posso dire quello che sto realizzando: trasferire la mia esperienza, i valori e la deontologia della comunicazione ai ragazzi. Quando termino gli incontri, vado via carica di idee, lavorare con loro è straordinario». Si congeda così, Tiziana, con l’augurio per un futuro migliore e con il desiderio di soddisfare la sua curiosità, il vero motore del lavoro del giornalista. Che, poi, è la stessa curiosità che anima i suoi fedeli e appassionati radioascoltatori…

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