Amarezza per come è finita. Tanto orgoglio per come è andata un'intera stagione. Sentimenti tanto contrastanti quanto uniti, due facce di una stessa medaglia che racconta un anno di Sora Calcio. Un cammino che non ha lesinato ostacoli, ostacoli superati però quasi tutti brillantemente. Gli uomini di mister Alessio Ciardi ci hanno creduto fino alle fine, ma non è bastato per continuare a coltivare il sogno della serie D. Anche per quest'anno, la gioia è procrastinata. La crudele giostra dei Playoff, strutturata in maniera piuttosto farraginosa, lascia i bianconeri a nuotare nuovamente nelle acque dell'Eccellenza. Un campionato concluso con un prezioso secondo posto nel girone C, grazie a 67 punti. Due soltanto in meno della capolista Lupa Frascati.

Una corsa verso la vetta orchestrata e gestita sapientemente dal tecnico, tornato alla guida del 'suo' Sora in corsa, ad ottobre, dopo l'esonero di Luca Cavallo. E lui quella panchina tutta croce e delizia l'ha onorata come ha potuto. Forte, certo, di un gruppo talentuoso e coeso, che ha messo in luce il talento puro del proprio amato bomber, Daniel Rossi. 36 reti che lo hanno assurto a re incontrastato degli attaccanti della categoria. Di sempre. Un risultato maturato in virtù di quel collettivo affiatato e ottimamente gestito, di una società forte alle spalle, che non ha mai lasciato i suoi uomini allo sbando. Questo Sora ha accumulato nei mesi 21 vittorie in 30 match giocati, 5 sconfitte e 4 pari. È la squadra che ha segnato di più con 72 gol all'attivo. E ha subito di meno, con 30 marcature in sfavore e una differenza reti pari a 49. 2,4 la media centri a partita e un'età media di 23,6 anni. Numeri che hanno fatto brillare gli occhi di ogni sorano e fatto viaggiare la mente verso quelle piazze che sognava di raggiungere in trasferta il prossimo anno. In una serie che i volsci avrebbero meritato. Se c'è da trovare una pecca, è stata l'assenza di lucidità in alcuni momenti topici. Vedi proprio il post season. Purtroppo i fautori del proprio destino sono stati gli stessi sorani. La stanchezza, la pressione, l'ansia di voler arrivarci. I bianconeri hanno sentito fortemente il peso dell'impresa. Ed è così che sono scivolati su un rigore sbagliato, sbattuto su una sentenza dal sapore acre. Maccarese e Anzio. Due nomi che bruciano sulla pelle dei lirensi. La cavalcata è terminata da spettatore. Spettatore 'voyeur', morbosamente coinvolto in quell'ultima sfida tra due contendenti che non lo contemplavano. Un'attesa frustrante, quella di chi sa che i propri obiettivi non dipendono più dalle proprie capacità. Ma dall'ignoto. E dalla fortuna. Ma la dea bendata stavolta ha guardato da un'altra parte.

Al Sora non è rimasto altro da fare che non leccarsi brevemente le ferite, voltare pagina e pensare ad una nuova stagione, un nuovo torneo, nuove opportunità. Non senza però guardare un attimo indietro e far parlare la voce del cuore. I social sono stati invasi dalle sensazioni degli stessi protagonisti. Il 'puma' Rossi scrive: "Cari ragazzi, cari amici e cari tifosi sono qui a scrivervi due parole. Vorrei ringraziare tutti, a partire da Lillo per finire al bambino più piccolo in curva. Dal primo giorno che sono arrivato sapevo che c'era tanto da fare e da dare per soddisfare tutta la città, sapevo di giocare per una piazza così importante come Sora. Sono rammaricato per come è andata perché una stagione così non doveva finire in questa maniera. Abbiamo gioito, esultato ma anche sofferto in periodi non brillanti ma siamo rimasti squadra sudando e rimboccandoci le maniche e combattendo l'uno per l'altro. Il verdetto finale mi sta facendo male da giorni perché quello che siamo riusciti a fare insieme a voi tutti è stato bellissimo e non aver più la possibilità di scendere in campo per voi mi uccide! Sono fiero di essere stato il vostro bomber e ringrazio veramente tutto il popolo sorano di avermi aiutato e sostenuto riuscendo a trasmettermi quell'attaccamento alla maglia che mi ha permesso di superare record per me importantissimi! Posso solamente dire a tutti che giocare qui non è facile ma è un emozione pazzesca, circondati da gente che ama veramente questi colori e sostiene più di ogni altra cosa la squadra della città! So che abbiamo dato tutto per raggiungere il massimo anche per voi perché meritate altre categorie. Ci avete seguiti in tutte le partite, in casa e trasferta, facendoci sentire sempre vicino a voi! Ringrazio tutti veramente, tutte le persone che circondano la squadra: staff, dirigenza, magazzinieri e infine ringrazio tutti i miei compagni che sono stati insieme a me una nuova famiglia perché questo sport ti regala ogni anno la possibilità di conoscere amici (fratelli) che ti rimarranno per sempre nel cuore. Non so se sarà un addio o un arrivederci ma con tutto il mio affetto vi mando un abbraccio grande e non finirò mai di ringraziarvi per tutto quello che mi avete fatto provare in questi 8 mesi passati insieme...".

Bello e appassionato anche il messaggio di Seba Lamacchia: "Eravamo un bel gruppo di compagni, siamo stati una squadra competitiva fino all'ultima partita. Abbiamo avuto la possibilità di giocare per questa fantastica piazza e lo abbiamo fatto molto bene. È vero, non abbiamo raggiunto l'obiettivo, ma ci abbiamo messo tutta l'energia, tutto il cuore per ottenerlo e non ci siamo arrivati per poco. Resta la qualità delle persone di questo spogliatoio, brava gente, ci siamo uniti molto e ognuno dorme tranquillo perché sa di aver dato il massimo. In una squadra grande come Sora questo è un sapore amaro, ma per questo gruppo di ragazzi quel sapore amaro a sua volta è anche un premio, un apprendimento, che ci lascia un'esperienza bellissima, di molta responsabilità e impegno. Abbiamo avuto il privilegio di indossare e difendere questa maglia e ne siamo tutti orgogliosi. Ringrazio tutti, compagni, staff, società, tifosi: da argentino, mi sono sempre sentito a casa".