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Vallerotonda

Scavi archeologici a Cardito

L’ok del ministero e della soprintendenza per lavorare nell’area del millenario castrum. Primi risultati sorprendenti. Il sindaco: ho destinato uno specifico capitolo del bilancio al progetto

Scavi archeologici a Cardito

Il Comune di Vallerotonda, dopo l’ok al progetto ricevuto dal Ministero alla Cultura e dalla Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina, ha avviato un’indagine archeologica nella frazione Cardito (località Cardito vecchio) di Vallerotonda, per verificare quanto è rimasto del millenario castrum che un tempo era crocevia di importanti strade sia in epoca sannitica che romana, al centro dei percorsi della transumanza, e centro nevralgico di fiorenti scambi commerciali. I primi risultati sono già sorprendenti. Gli archeologi scelti dal Comune, con a capo dello staff lo stimato archeologo e studioso Michele Raddi originario proprio di Vallerotonda, hanno riportato alla luce testimonianze che abbracciano millenni di storia. Sul posto, il sindaco di Vallerotonda Giovanni Di Meo, e la sua determinazione: sin dall’inizio del suo secondo mandato nel 2024, si è rimboccato le maniche insieme a tutta la squadra amministrativa, per dar vita al suo sogno: «Vorrei dare un’opportunità a questo territorio, di crescita e di sviluppo con tutto ciò che può nascere dall’attrattività turistica dei luoghi, affinché ci sia un futuro qui per le giovani generazioni, che altrimenti non possono far altro che andare fuori per lavorare. Oggi a Vallerotonda siamo quasi al 70 per cento di popolazione anziana, e se non facciamo qualcosa oggi il paese non può che essere destinato al progressivo spopolamento. Ecco perché ho preferito destinare uno specifico capitolo del Bilancio comunale per finanziare questo nostro progetto, e perché abbiamo colto a piene mani l’opportunità offerta dal Pnrr “Bando Borghi” che abbiamo vinto insieme al comune di San Biagio per un totale di circa due milioni di euro».

L’area del castrum non era mai stata sottoposta a una indagine archeologica vera e propria, fino a quando un anno e mezzo fa, solo grazie al progetto dell’Amministrazione Di Meo e solo con i fondi comunali, è stata eseguita una mappatura della superficie che ha rafforzato l’ipotesi secondo cui oltre ai resti del castello, sono presenti diversi altri siti di rilevante interesse.
Il progetto del Comune di Vallerotonda è piaciuto, e con il decreto di concessione conferito nel marzo di quest’anno dal ministero della Cultura e dalla Soprintendenza, Di Meo e gli altri amministratori finalmente hanno potuto, con il proprio staff di archeologi, dare il via agli scavi finanziati interamente dal Comune: «Abbiamo rinvenuto parte di un battuto - ha spiegato l’archeologo Raddi - che riutilizza una torre a pianta quadrata di epoca medievale, frammenti di selce di epoca preistorica, elementi che rivelano la presenza sannitica, e tanta ceramica medievale. Il sito ha rilevanza storica perché questo era un crocevia delle più importanti strade del passato: qui passavano tutti gli armenti e tutta la pastorizia per la transumanza. Questo era un posto di controllo di tutti i passaggi commerciali, sia in epoca sannitica che in epoca romana ed anche preistorica, poiché passaggio degli animali e quindi luogo strategico per la caccia».

Ora l’indagine andrà avanti per un altro mese circa, ma poiché il tutto viene finanziato con i fondi comunali, per proseguire occorre ben altro genere di risorse economiche: «Sto già lavorando per trovare i giusti interlocutori – ha detto Giovanni Di Meo, innamorato del suo paese e caparbio nel voler costruire un futuro per Vallerotonda – e busserò ovunque, perché soli non si va da nessuna parte: occorre la sinergia degli Enti, tanta collaborazione e tanto lavoro». Compreso il coinvolgimento dell’Università americana, presso la quale si farà portavoce uno degli archeologi presenti a Cardito

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