Spazio satira
L'intervista
09.05.2023 - 21:00
Alessia Cassetti, astrofisica, si occupa di divulgazione scientifica con “LOfficina del Civico Planetario di Milano”
Quando miro in ciel arder le stelle; dico fra me pensando: a che tante facelle? (estratto da "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Giacomo Leopardi): Alessia Cassetti, astrofisica frusinate impegnata nella divulgazione scientifica con "LOfficina del Civico Planetario di Milano", ci racconta la sua passione, ben descritta in esordio dal grande poeta recanatese.
Quando ha dovuto lasciare la sua terra d'origine per realizzarsi professionalmente?
«Dopo aver frequentato la facoltà di Fisica dell'Università "La Sapienza" di Roma, mi sono trasferita dal 2010 a Milano per perfezionare i miei studi all'Università Bicocca. Da allora vivo qui in Lombardia, con la mia famiglia».
Quando ha avuto l'attrazione astrale?
«Fin da ragazzina avevo una propensione per le materie scientifiche ed ero molto affascinata dalla natura. La passione per le stelle è nata quando, a undici anni, mi trovavo a Scanno per il mio primo campo scout con il Gruppo Frosinone 2 del Sacro Cuore. Durante una serata osservativa del cielo stellato venni letteralmente rapita dalla sua bellezza, si scatenarono in me emozioni di stupore e meraviglia. Mi sentii come una spettatrice a teatro: davanti ai miei occhi si era aperto il sipario sul palcoscenico del cielo. Un cielo che avevo potuto scoprire solo allontanandomi dalla città che, con le sue eccessive luci urbane, mi aveva impedito, e purtroppo ancora impedisce, di godere della vista di tantissime stelle. Da lì l'iscrizione al liceo scientifico "Severi" di Frosinone…».
Poi è seguita la divulgazione…
«Il mio entusiasmo era tale che non potevo tenere tutta quella conoscenza per me e così ho cominciato nel 2007 a collaborare con il "Museo Astronomico e Planetario" di Roma. Ho scoperto in questo modo che la bellezza del cielo, e più in generale del pianeta che ci ospita, riusciva a vincere persino la mia timidezza innata…».
Che cosa è un planetario?
«Il termine planetario indica una macchina che riproduce il cielo stellato e il moto dei pianeti, del Sole e della Luna su uno schermo a forma di cupola. Spesso con lo stesso termine si indica anche l'intero edificio che ospita lo strumento. Grazie a queste speciali macchine dello spazio e del tempo possiamo osservare a occhio nudo ciò che nel cielo reale richiederebbe ore, settimane o secoli perché si verifichi. Esistono due principali tipologie di planetario: tradizionale, nel quale la macchina di proiezione è di tipo ottico-meccanico, e digitale, nel quale la strumentazione consiste in uno o più videoproiettori che proiettano sulla cupola un cielo digitale ricreato grazie a un software».
Qual è la differenza tra i due planetari, quello di Roma e quello di Milano?
«Sono molto diversi, per strumentazione, per edificio che li ospita, per storia dell'istituto. Se ci limitiamo alla tecnologia, il planetario di Roma ha un sistema digitale di proiezione, quello di Milano ha una strumentazione di tipo ottico-meccanico, ovvero possiede un proiettore Zeiss IV che, con quattro metri di altezza per oltre due tonnellate di peso, troneggia al centro della sala in tutta la sua maestosità. Composto da due grandi sfere unite da un'intelaiatura cilindrica, è l'anima vera del planetario e di tutte le attività che vi si svolgono. Il cielo che riesce a ricreare è uno dei più belli d'Italia, complice anche il soffitto su cui viene proiettato, perché rappresenta la cupola più grande dei planetari italiani. A rendere l'atmosfera magica è tutto l'insieme dell'antichissima struttura, che conserva la sua storia anche all'interno dell'edificio, non solo per la presenza delle fantastiche sedie thonet degli anni 30, ma anche attraverso lo skyline che si trova ritagliato alla base della cupola e che ricorda la Milano dell'epoca. Il "Civico Planetario Ulrico Hoepli", dal nome di colui che lo commissionò su progetto del famoso architetto Portaluppi, si trova in pieno centro a Milano, nei giardini settecenteschi intitolati a Indro Montanelli».
Un planetario può essere interessante anche per gli adulti?
«L'emozione che si prova quando finalmente scompare l'inquinamento luminoso e si sprofonda nell'oscurità di un firmamento stellato è indescrivibile! Al di là dell'aspetto emozionale, i planetari offrono programmi sempre diversi rivolti a un pubblico di bambini e di adulti, svolgendo una missione educativa e culturale per tutti, a prescindere anche dall'età».
Quali sono gli spettacoli più belli che il cielo ci offre?
«Forse risulterò ripetitiva, ma il cielo stesso nella sua interezza è uno spettacolo. Immagini un enorme teatro dove ad andare in scena sono i "planetes", come venivano chiamati in passato, ovvero i cinque pianeti visibili a occhio nudo, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, più la Luna e il Sole, per un totale di sette oggetti "erranti" che di volta in volta danno vita a configurazioni diverse».
Proprio in questi giorni si parla, nell'attualità, di tornare sulla Luna: quali sviluppi scientifici può apportare tale esperienza?
«Difficile prevedere quali, ma certamente ce ne saranno, basta guardare al passato, al primo allunaggio. Le missioni Apollo sono state il più grande incubatore di imprese e di innovazioni. Circa venticinque miliardi di dollari investiti hanno portato allo sviluppo di 6.300 nuovi prodotti, tecnologie e soluzioni tecniche mai viste prima. L'impresa del 1969 ha coinvolto 60.000 scienziati e ingegneri, 400.000 persone e 20.000 aziende. A mio parere, lo sbarco sulla Luna non ha rappresentato una semplice corsa verso lo spazio, ma è stato un cammino per l'espansione delle nostre conoscenze».
Quali sono le ultime scoperte scientifiche nel mondo astrofisico?
«Le ultime straordinarie scoperte sono legate alla entrata in funzione dello "James Webb Space Telescope", che ha permesso di osservare le galassie più lontane con una risoluzione senza precedenti. Questo telescopio, realizzato dalla Nasa con contributi delle agenzie spaziali europea e canadese, è senza dubbio il telescopio spaziale più avanzato, più grande e più costoso mai realizzato».
Qual è il dilemma scientifico irrisolto che più la incuriosisce?
«In testa alla hit parade dei dilemmi dell'astronomia c'è senza ombra di dubbio la questione dell'energia oscura, una forma misteriosa di energia che provoca l'accelerazione dell'espansione del cosmo. Non sappiamo ancora che cosa sia, eppure rappresenta la componente più rilevante del nostro Universo. Secondo le più recenti osservazioni sperimentali, sembra costituire il 70% della densità dell'Universo».
Come si spiega l'origine del mondo?
«Io sono tra gli astrofisici che ritengono che l'universo abbia avuto origine circa 13.7 miliardi di anni fa da un evento chiamato "Big bang". Al momento del Big bang tutta la materia dell'universo era concentrata in un punto e improvvisamente lo spazio-tempo ha iniziato a espandersi, fenomeno ancora in atto. Tempo, spazio e materia hanno tutti avuto inizio con questo evento».
Qual è il confine tra scienza e religione?
«Posso dirle che io mi limito a tenere separati i due ambiti».
Quali scenari può aprire la conquista dello spazio?
«La gran parte delle innovazioni tecnologiche ormai parte del nostro vivere quotidiano proviene dallo spazio ed è un peccato che il più delle volte ne siamo inconsapevoli. Potrei fare innumerevoli esempi, ma il più eclatante è quell'oggetto che portiamo quasi tutti sempre con noi, ovvero lo smartphone. Alla base di questi dispositivi c'è l'elettronica miniaturizzata che è stata fortemente sviluppata per le missioni Apollo. Conosciamo la nostra posizione in tempo reale e ci muoviamo senza più portare una mappa cartacea perché sappiamo che il Gps potrà aiutarci e siamo sempre aggiornati sul meteo. Tutto questo è possibile grazie ai satelliti, che si trovano nello spazio. I sistemi di purificazione dell'acqua, i rivelatori di fughe di gas, le lenti antigraffio, il materasso in memory foam, il pacemaker, il termometro a infrarossi, provengono da lassù e potrei ancora andare avanti a elencare oggetti e dispositivi di uso ormai comune. Le tecnologie trasferite dallo spazio alla Terra pervadono le nostre case e le nostre città. La lista è così lunga che, per fare un esempio, ogni anno dal 1976 la Nasa provvede ad aggiornarla attraverso un catalogo dove vengono presentati i cinquanta brevetti tecnologici che hanno avuto le maggiori ricadute nella nostra vita negli ultimi dodici mesi».
A suo parere esistono altre forme di vita nello spazio?
«Carl Sagan affermava: "L'universo è un luogo piuttosto vasto e se lì dentro ci fossimo solo noi sarebbe uno spreco di spazio". Il problema però sta nel cercarla e trovarla. Nel nostro sistema solare le possibilità non sono molte, ma non per questo bisogna arrendersi. Lo scorso 14 aprile, ho seguito con entusiasmo la partenza dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, della sonda dell'agenzia spaziale europea Juice che raggiungerà il pianeta Giove dopo un lungo viaggio, ma la ricompensa varrà ogni secondo d'attesa. La sonda entrerà in orbita attorno al gigante gassoso nel luglio 2031 con il compito di studiare da vicino le sue lune ghiacciate Europa, Ganimede e Callisto e valutare anche l'abitabilità di questi ambienti da parte di piccole forme di vita, ovvero di microrganismi. Fuori dal sistema solare? Ancora più complessa la ricerca, ma i pianeti da studiare sono migliaia! Abbiamo scoperto più di cinquemila pianeti extrasolari, ovvero in orbita intorno ad altre stelle diverse dal sole, e il numero è destinato a crescere. La questione però è un'altra, sono mondi lontanissimi dalla Terra, quindi difficili da trovare e soprattutto da raggiungere. Purtroppo, dobbiamo limitarci a studiarli a distanza ma, fortunatamente, con strumenti sempre più sensibili. Siamo in un periodo storico davvero intenso per l'esplorazione spaziale e io non nascondo l'eccitazione che provo nel viverlo!».
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