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La storia scolpita nel marmo

Il Lazio antico rivive tra arte funeraria e rappresentazioni rituali

Aquino e Anagni: quando i reperti raccontano il fascino dell’antichità. La passione per il gioco, gli spettacoli, la religione, il culto e il simbolismo di Roma

Il Lazio antico rivive tra arte funeraria e rappresentazioni rituali

Un paio di mesi fa circa avevo raccontato qualche spigolatura di argomento teatrale riferita all’antichità. In questa puntata continuo quel rapido excursus, riferendo un altro paio di notizie di qualche interesse storico e spettacolare. La prima testimonia come ancora nei primi secoli della cristianità fossero apprezzatissime le corse dei carri al circo (che costituiscono la tipologia spettacolare più popolare dell’epoca imperiale); la seconda, invece, rimanda ad un passato molto più remoto e testimonia dell’antichissima cerimonia dei sacerdoti Salii.

Nel museo della città di Aquino è possibile vedere un sarcofago romano, dalla forma a vasca, in marmo bianco e scolpito ad altorilievo. Questo reperto (che, in base ad una valutazione stilistica, è ascrivibile tra la fine del III e gli inizi del IV secolo d.C.) era stato scoperto nel 1872 all’interno della chiesa romanica di Santa Maria della Libera, che sorge laddove un tempo c’era la necropoli orientale della città romana di Aquinum. Nel 1991 era stato rubato; poi era stato ritrovato nel 2012 dalla Guardia di finanza in una collezione londinese e riportato nella città ciociara. È interessante notare che sulla parte frontale è ritratta una vivacissima scena di gara di quadrighe nel Circo Massimo (peraltro non esistono che una decina di esempi di sarcofagi decorati con scene del genere): quattro carri trainati ciascuno da quattro cavalli s’inseguono lungo il circuito.

Gli aurighi indossano una realistica divisa con casco e frustino. Le redini girano intorno alla loro vita in modo da mantenere la presa. I cavalli, con finimenti curati, criniera ordinata e coda annodata, sono rappresentati in un’impetuosa posa rampante. Sotto le loro zampe quattro inservienti, con anfore tra le mani, si protendono, a rischio della vita, per favorire la propria squadra: l’acqua forse serviva per tenere bassa la polvere del circuito o rinfrescare gli animali. Sullo sfondo della scena alcuni monumenti tipici della spina del Circo Massimo: i marcatori del giro di pista (le mete), edifici sacri, strutture contagiri con simbolici delfini e uova; una statua alata della Vittoria, con corona e ramo di palma per premiare l’auriga vittorioso, che verosimilmente è da identificare con il defunto per il quale il sarcofago era stato preparato.

Con riferimento alla città di Anagni bisogna segnalare l’esistenza di un rilievo marmoreo, rivenuto precisamente nella piazzetta di San Michele, già orto delle Monache della Carità ad inizio dell’Ottocento. Nella stessa occasione vennero rinvenute un paio di iscrizioni fortemente mutilate e vari resti di oggetti d’arte piuttosto danneggiati (tra i quali una statuetta raffigurante probabilmente Ercole). La peculiarità di questo rilievo è che esso reca la rappresentazione della danza dei Salii. Dell’originaria composizione, che doveva sicuramente essere più prolungata, restano tre figure maschili in costume sacro, le quali sono intente in una sorta di processione rituale, vestiti con ricchi ornamenti. Questi personaggi vestono tuniche lunghe cinte sotto il petto e portano un’asta nella mano destra, un elmo sul capo e uno scudo al braccio sinistro.

L’asta è dotata alle estremità di un globo. L’elmo è tondeggiante; ha le bucculae unite sotto il mento; è adorno di due rametti che s’ergono da entrambi i lati. Lo scudo ha forma ovale e su di esso è raffigurata la testa della Gorgone, attorno alla quale concentricamente sono disegnati degli ornamenti. È evidente che sia raffigurata una danza di carattere solenne, probabilmente quella dei Salii, attesi i particolari delle tuniche, degli scudi, delle aste ed elmi che ne erano il corredo sacro secondo le fonti, Dionigi di Alicarnasso, Plutarco e Ovidio su tutti. Depone a favore di questa interpretazione anche una moneta dell’epoca di Domiziano, coniata in onore dei ludi saeculares, sulla quale appare una figura di un Salio perfettamente corrispondente a quelle che appaiono nel rilievo anagnino.

È possibile, del resto, che la rappresentazione riproduca un culto locale, se consideriamo la testimonianza di Marco Aurelio circa la ricchezza di Anagni in fatto di istituti e riti religiosi: priusquam ad iallm venimus, Anagniam devertimus mille fere passus a via. Deinde id oppidum anticum vidimus, minutulum quidem sed multas res in se antiquas habet, aedes sanctasque caerimonias supra modum. Per chi volesse saperne di più sul sarcofago di Aquino, può dare un’occhiata all’articolo di C. Jadecola, “Il sarcofago di Aquino è tornato a casa”, in “Studi Cassinati”, 3 (2012). Il rilievo recante la rappresentazione della danza dei Salii è analizzato in O. Benndof, “Rilievo di Anagni con rappresentanza dei Salii”, in “Annali dell’Istituto di corrispondenza archeologica”, XLI (1869).

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