Spazio satira
Pagine di cultura a Carpineto
25.06.2025 - 18:00
Una veduta del borgo di Carpineto Romano
Nella puntata del 24 gennaio 2024, avevo raccontato di alcune esperienze teatrali, che in una certa misura avevano interessato il piccolo centro di Gorga, che pur non essendo tecnicamente “ciociaro” (cioè ricadente in provincia di Frosinone) è tuttora sottoposto alla giurisdizione della diocesi di Anagni. Questa volta farò un discorso sostanzialmente analogo per Carpineto Romano, anch’esso ancora oggi ricadente nella diocesi anagnina. Vaghe sono le tracce di epoca preromana (con la presenza dei Volsci) e romana (qualche resto di villa nelle località Cisterna e Casale). L’origine dell’abitato è da far risalire all’alto Medioevo: il primo documento che lo cita è del 1077, anno in cui i Canonici Lateranensi lo affittano ai De Ceccano. Costoro, intorno alla metà del XII secolo, determinano una trasformazione in due (conflittuali) nuclei urbani: il rione “Dammonte”, con una fortificazione (oggi parte del Palazzo Pecci), e il rione “Dabballe”, con l’attuale Torre civica dell’orologio.
Nel 1299 il territorio è ceduto ai Caetani, ma nel 1323 Carpineto torna nella sfera dei De Ceccano per motivi ereditari: gli stessi che ne determinano il passaggio alla famiglia Conti (la stessa di Gorga) fino a tutto il XVI secolo. Poi sul finire del 1500 Carpineto passa alla famiglia del cardinal Pietro Aldobrandini: la di lui sorella, la celebre Donna Olimpia, farà del paese un modello di “bello stato”, facendolo assurgere anche al rango di ducato. Infine, per mancanza di eredi maschi gli Aldobrandini saranno costretti a unire il loro nome ad altre famiglie nobili, tra cui i Pamphili. E proprio nel nome di alcuni esponenti della famiglia Pamphili (nome talora scritto in varie forme alternative), che bisogna annoverare alcuni episodi teatrali che citano il nome di Carpineto. Per esempio, al duca di Carpineto – nonché pronipote di papa Innocenzo X – Giovan Battista Panfilio venne dedicata nel 1658 la commedia “Il cieco finto overo Raguetto viandante di Alessandro Bombardieri”, che venne pure ristampata a Macerata l’anno seguente. Precedentemente lo stesso duca era stato dedicatario del Martirio di S. Giorgio di Giorgio Marra Cosentino, andata in scena il primo maggio del 1650 e stampata a Roma nello stesso anno (e poi di nuovo nel 1658).
Due anni più tardi, al duca Giovan Battista venne dedicata la commedia “La fontana Panfilia” composta da Emilio Meli e rappresentata dai convittori della sua Dozzina durante le vacanze di Carnevale del 1652. Quest’opera, scritta l’anno precedente, era stata già rappresentata come anticipazione carnevalesca dell’inaugurazione (nel giugno 1651) della Fontana dei Quattro Fiumi – quella in piazza Navona – costruita da Lorenzo Bernini per Innocenzo X. Infine, nel 1666, al duca venne dedicata l’opera scenica “L’Honorato imprudente” di Giovanni Francesco Savaro, vicario della cattedrale di Mileto, nei pressi di Catanzaro.Nel febbraio del 1651 il padre del duca, il cardinale Camillo Pamphili patrocinò la rappresentazione a Palazzo Aldobrandini del dramma musicale “Santa Agnese”. Di quest’opera del librettista Domenico Benigni è conservata – fatto particolarmente eccezionale considerata la natura “volatile” degli spartiti – anche la partitura musicale nell’archivio musicale Doria-Pamphili, frutto dell’ingegno del compositore Mario Savioni.
A Carpineto svolgeva il suo ufficio di parroco Giulio Cesare Valentino, autore e traduttore originario di Napoli, membro dell’Accademia dei Divisi di Roma col nome di Astratto, del quale ci resta un componimento poetico contenuto nell’edizione a stampa della commedia di Alessandro Guarnello “La vittoria”, pubblicata nel 1620. Al cardinale Benedetto Pamphili – figlio di Olimpia Aldobrandini – venne dedicato il dramma per musica (“da rappresentarsi nel famoso Teatro Maleuezzi”) Amilcare di Cipro, scritto da Alessandro Gargieria nel 1692. Un altro oratorio di autore anonimo (si firma “P.D.A.”), e posto in musica da Gio. Pietro Franchi, venne eseguito a Civitavecchia (città della quale il cardinale Pamphili era protettore) il 28 aprile 1706: si tratta de “La fermezza trionfante nel martirio di S. Ferma vergine e martire romana”, stampato quello stesso anno a Roma, proprio su commissione dello stesso prelato.
Il cardinale fu a sua volta autore di diversi oratori (cantati per lo più presso la chiesa dei padri della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri di Firenze): “Troiani Herois Aeneae iter ad esylium” (1676, che in realtà è un “carmen allegoricum musicis modis concinnatum & dictum”), “Santa Maria Maddalena De’ Pazzi” (1687), “Il sagrifizio di Abel” (1693), “La conversione di S. Maria Maddalena” (1693), “Il martirio di S. Vittoria” (1693), “Santa Francesca Romana” (1693), “Santa Rosa di Viterbo” (1693), “L’Ismaele soccorso dall’angelo” (1695), “Sedecia, re di Gerusalemme ”(1707). Esiste anche un altro Benedetto Pamphili, duca di Carpineto, vissuto dal 1675 al 1760, che nel 1727 sposò Eleonora Borghese figlia di Marcantonio II, terzo principe di Sulmona. A questo meno noto duca vennero dedicati gli intermezzi per musica a cinque voci (andati in scena nel Teatro alla Valle nel 1746), intitolati “La Lavandarina”. Per chi volesse saperne di più, le opere citate in questa puntata sono in gran parte liberamente scaricabili da Google Libri.
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