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L'avvocato Volpari premiato ad Alatri

I suoi “vecchi allievi” hanno insignito di una targa il pioniere del CT Alatri. Tanti anni di storia riemergono in sede conviviale

L'avvocato Volpari premiato ad Alatri

Taluni ritengono che la vita sia una favola e come tale la vivono, immersi in un oggi senza domani, pronti a cogliere l’istante, a percepire la magia di ogni gesto, al riparo dalle intemperie del tempo che corrode. Ad Alatri, città che sembra uscita da una favola, intrisa di fascino e di mistero, c’è una storia che forse non tutti conoscono. È quella del Ct Alatri, un circolo tennistico nato nel luglio del 67, per iniziativa di alcuni appassionati, o forse sarebbe meglio dire innamorati di questa disciplina. Enzo Pietrobono è promotore ed ideatore del simpatico logo, ci sono poi il professor Ciarrapica e l’avvocato Pietro Volpari, deus ex machina e giocatore di eccellenti potenzialità.

All’inizio, per essere competitivi nelle competizioni regionali e nazionali servono i rinforzi, e così arrivano Annichiarico ed altri giocatori a dar manforte al team, ma ben presto due giovani alatrensi, Fabio Gatta e Giancarlo Mangiapelo, conquistano le luci della ribalta e cominciano ad ottenere risultati molto significativi a livello giovanile. Arrivano poi anche Gianni La Bella ed Ettore Del Greco, ma tra i giovani ci sono Sabatucci, Ascenzi, G. Volpari ed altri, capaci di garantire una degna prosecuzione a questo circolo nato quasi per gioco e divenuto presto per risultati e capacità organizzative un esempio luminoso.

Quel che avviene al “Giardino dello Sport” di Alatri, allora gestito da Pietro D’Onorio e dalla sua famiglia, è in effetti qualcosa di molto simile a una favola. C’è una sorta di famiglia allargata in quell’oasi di tranquillità, in quel luogo che qualche anno prima ospitava il vecchio campo di calcio della Sanità e i mitici verderosa del calcio, quelli che nel ‘66 guadagnarono la ribalta della Quarta Serie e con essa un campo in erba tutto nuovo, il Chiappitto. Dalle ceneri del vecchio campo di calcio rinasce una mirabile Fenice, una creatura versatile e poliedrica, che dipinge pomeriggi fatti di servizi, volée, risate, amicizia. Contano i risultati, certo, e son risultati di rilievo, ma ancor più contano i rapporti che intorno a quel pioniere infaticabile (l’avvocato Volpari) s’intrecciano in modo mirabile. L’educazione, il rispetto per gli altri e la lealtà sono prioritari, ma all’interno del circolo ci sono anche piccole grandi storie di sfide tra coequipier, c’è tutto un microcosmo che si anima ad ogni levata del sole e si colora di tutto ciò che solo lo sport può regalare.

Le racchette sono in legno e alcune pesano terribilmente. A livello mondiale i campioni sono Orantes, Nastase, Laver, ma anche il nostro Nicola Pietrangeli, due volte trionfatore al Roland Garros.  E proprio Pietrangeli, con Merlo, Castigliano e un giovane Adriano Panatta onora con la propria presenza i campi del circolo alatrense. La prima foto a sinistra in bianco e nero si riferisce proprio a quell’evento: con i giovani alatrensi Sessa e Fabio Gatta, l’avvocato Volpari e poi Merlo, Pietrangeli, Panatta, Castigliano ed Enzo Pietrobono.

I giornali locali riportano con enfasi e puntualità le prodezze dei migliori giocatori del circolo alatrense, ma dietro di loro c’è un silenzioso e pacifico esercito d’innamorati della racchetta, che non guadagna titoli di giornale, ma partecipa con analogo entusiasmo alle vicende agonistiche. Per ognuno c’è un traguardo diverso, per tutti una condivisione di ideali, di sogni e di quei crucci quotidiani che a volte la racchetta magicamente scaccia via, quasi fossero una mosca fastidiosa.

Oltre 50 anni dopo, presso il Ristorante “Da Fiorina”, alcuni di quei “pioneri” si sono ritrovati per rivolgere un grazie di cuore a Pietro Volpari, per aver saputo creare un gruppo coeso, una famiglia, un sogno senza tempo in racchetta e pantaloncini.
Lui, fino al mattino non informato di questa iniziativa, sorpreso e commosso, ha espresso con grande incisività i suoi sentimenti di riconoscenza. E ha raccontato come nacque quel circolo, quali fossero i motivi ispiratori, quale sentimento comune si condividesse in quei pomeriggi di sport, di sole e di rapporti umani.

Impossibile raccontare in un semplice articolo le gesta di tanti elementi rappresentativi di quel circolo: alla celebrazione hanno preso parte Enzo Cicuzza, Pino Papetti, Giancarlo Capobianco, Ruggero Sagripanti, Roberto Papitto, Alvaro Berenghi, oltre ai già citati Del Greco, La Bella, Mangiapelo, Sabatucci, Ascenzi, Fabio Gatta (organizzatore principale di questo evento) e ancora tanti altri interpreti di questo sport nella cittadina ernica. Qualcuno non c’era per impegni concomitanti e qualche altro, purtroppo, gioca a tennis tra le nuvole, in quel cielo in cui anche di giorno brillano le stelle. Come non ricordare Armando Desiato, Rodolfo Doni, Sisto Rossi ed altri che di quel circolo sono stati cuore pulsante.

Idealmente c’erano anche loro, a brindare con Pietro Volpari e con tutti i presenti. Foto con la torta, rigorosamente guarnita con il logo del Ct Alatri, e con le tre gentili signore presenti: Bruna Ceci, Daniela Fanella e Simona Terrenzi. Presenti anche i figli Piero e Paola Volpari con i nipotini dell’avvocato. Una targa e un grazie per una storia che in realtà prosegue, perché gli ideali e i sogni di quei giocatori di fine anni 60 sono ancora vivi in chi adesso si ispira a... Sinner e Alcaraz. Cambiano gli interpreti, cambiano i metodi di allenamento, le attrezzature, ma la passione resta la stessa.

Inevitabili, i ricordi, sotto forma di diapositive proiettate a fine pranzo e anche di aneddoti raccontati da chi quegli anni ancora li ricorda. L’avvocato, mentre scorrono le immagini, è capace di fornire i nomi di tutti i tennisti effigiati: una sorta di computer umano, ma il segreto è semplice: “Ricordo persino le date di nascita di quelli che allora erano i nostri juniores - puntualizza con un pizzico di orgoglio - Eravamo una grande famiglia».

Proprio così. E come in ogni famiglia si scherzava, si litigava e si faceva pace con incredibile disinvoltura, perché un gruppo coeso fa così e ad Alatri il senso campanilistico non è certo l’ultimo dei valori. Quando si vinceva in Capitale, si tornava a casa, a 80 orari perché non si tornava in Ferrari, ma con le ali nel cuore. Storie di tennis, di sport, di vita.

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