Spazio satira
L'editoriale
29.06.2025 - 12:46
La vittoria di Luciano Buonfiglio, nuovo presidente del Coni, è la vittoria di Giovanni Malagò, dello sport italiano. Più forte di tutto e di tutti, anche di una politica che ha scavalcato ancora una volta, ma non è una novità, l’abc del buon senso e dei valori, che non chiama gli atleti per nome e cognome, semplicemente perché non li conosce o, peggio ancora, considera, se non quando è il momento di salire sul carro del singolo vincitore. La vittoria di Luciano Buonfiglio è quella di Giovanni Malagò, perché, fortuna nostra, lo sport italiano ha saputo fare meglio di tante chiacchiere che vorrebbero sostituirsi alle medaglie olimpiche e mondiali. P rovando a relegare, ma senza riuscirci, il Comitato Olimpico Nazionale ad una sorta di agenzia di viaggi, come lo stesso Malagò ebbe a denunciare quando qualcuno insinuò il fatto che lui vincesse le elezioni comprando, con i soldi del governo, i voti delle varie Federazioni: “perdonali Signore, perché non sanno quello che dicono”. Giovanni Malagò è un uomo - come ha tenuto a precisare anche Federica Pellegrini in una recente intervista con il direttore di Sky Sport, Federico Ferri - che ha sempre chiamato per nome e cognome ogni singolo atleta di ogni singola disciplina sportiva. Giovanni Malago è uno che è sempre stato presente ad ogni manifestazione (Dio solo sa come abbia fatto, ndr), con una pacca sulle spalle mai negata a nessuno, cercando di correggere il tiro delle negatività, guardando sempre al bicchiere mezzo pieno.
Giovanni Malagò ha fatto in modo che a queste elezioni del Coni, vincesse nuovamente lo sport di chi sa, come Buonfiglio, che atleta olimpico lo è stato, cosa significhi il sacrificio per il raggiungimento di un obiettivo. E lo sport ha vinto contro tutto e tutti, contro chi non ha permesso che Roma portasse a casa le Olimpiadi del 2024, contro chi si è messo di mezzo sino all’ultimo per destabilizzare la Fondazione Milano-Cortina 2026, contro chi ha pensato bene di impedire a Giovanni Malagò, con i Giochi invernali di mezzo, di essere rieletto, forse perché un altro plebiscito di voti avrebbe fatto storcere la bocca a presidenti ostili (Barelli, ndr) e Ministri, vogliamo pensare, mal consigliati (Giancarlo Giorgetti e Andrea Abodi, ndr). Peccato, però, che alla fine lui, il “Signore delle Dune”, abbia vinto lo stesso, trovando modo e tempo per lanciare la corsa di una persona perbene come Buonfiglio, figlio anche lui di quel qualcosa di naturale, voglia il cielo, che ha come comune denominatore lo sport italiano e la sua salute. E ora che i giochi sono fatti, al di là della volontà, che noi apprezziamo, di aprire le porte al dialogo (da persona intelligente e di sport quale Buonfiglio è, ndr), sarebbe logico ed opportuno che qualcuno, il Ministro Abodi, faccia un passo indietro, ammettendo, al di là di un ipotetico Var, l’evidente fallo da espulsione.
La guerra ai danni di Giovanni Malagò, cari signori della politica italiana, non ha portato a nulla e se Carraro, da uomo di sport come pochi e molto vicino a quel Gianni Letta, al quale nessuno, ma proprio nessuno, può insegnare qualcosa ((non a caso, per 36 anni, principale collaboratore di Silvio Berlusconi, ndr), abbia alla fine fatto convogliare il suo, vuol dire che a Palazzo H lo sport italiano è l’unica cosa che ancora conta. Eccome se conta. Grazie presidente Malagò e buon lavoro al neo eletto, Luciano Buonfiglio. Viva l’Italia, viva soprattutto lo sport italiano.
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