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La stanza della domenica

Quella cultura del “no” che ha affossato la Ciociaria

Il prezzo dell'immobilismo: decenni di opportunità respinte e zero prospettive concrete

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Un rendering della Stazione dell’Alta Velocità che era stata ipotizzata in un’area compresa tra Ferentino, Supino, Morolo e Sgurgola

La verità è che per ipotizzare un rilancio vero occorrerebbe il “pacchetto completo”: Stazione dell’Alta Velocità a Ferentino e scalo aeroportuale civile a Frosinone. E invece non ci sono certezze. Anzi. Per quanto riguarda la Stazione Tav, sul piano progettuale siamo fermi all’analisi dello studio di prefattibilità. Non c’è neppure lo studio di fattibilità. E se non ci sono dubbi sulla volontà politica del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca (che più volte ha definito non negoziabile l’infrastruttura), per il resto siamo ancora all’anno zero. Non c’è modo di eludere il tema: l’opera si può fare soltanto se ad accendere il semaforo verde sono Ferrovie dello Stato e Rfi. Per convincere i quali, però, occorrono studi seri e verificati, che definiscano il potenziale bacino di utenza, il rapporto costi-benefici, la effettiva strategicità della Stazione. Di uno scatto (decisivo) su questo versante non c’è traccia. Poi c’è il fattore tempo: davvero qualcuno ritiene che in provincia di Frosinone un’opera del genere possa essere ultimata in meno di 10-12 anni? Siamo seri. Questo per dire che comunque bisognerebbe preoccuparsi anche di cosa fare... nel frattempo. Poi c’è il (solito) rischio di fermarsi all’effetto annuncio. Oppure, peggio, al “progettino” al ribasso tanto per far vedere. La Ciociaria non ha bisogno di argomenti che durino lo spazio di una campagna elettorale. Quanto all’aeroporto civile, per Rocca non è un’ipotesi percorribile in Ciociaria in assenza della Stazione Tav. Ragionamento che ci sta tutto. Ma esiste pure un altro punto di vista: la previsione di un aeroporto civile potrebbe rappresentare la spinta decisiva per la Stazione Tav a Ferentino.

Scossa formidabile cercasi disperatamente

l rilancio della Ciociaria nei decenni passati è avvenuto grazie a tre fattori: i fondi della Cassa per il Mezzogiorno (che hanno sostenuto lo sviluppo industriale e imprenditoriale), l’autostrada del Sole, lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano. Per sintetizzare: finanziamenti agevolati, collegamenti, produzione e indotto. La situazione è cambiata in modo irrimediabile. Dal sito cassinate di Stellantis non arrivano segnali diversi dai fermi produttivi e dagli ammortizzatori sociali. Il ritorno agli anni della Fiat è una rappresentazione onirica del mondo delle idee. Se però qualcuno prova a dire che si dovrebbe procedere lungo la strada della riconversione, guardando alle opportunità che possono arrivare da settori come l’Aerospazio o la Difesa, resta isolato. Si gira e non vede nessuno che lo segue. La fine della stagione della Cassa per il Mezzogiorno ha provocato una desertificazione industriale evidente. Anche in questo caso occorrerebbe davvero una svolta. La Zona Logistica Semplificata sarà una prima riposta. Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di inclusione delle province del Basso Lazio nella Zes. Saremmo tutti lieti, ma la domanda è: avverrà davvero? Da quanto tempo e su quanti argomenti la provincia di Frosinone è ferma ai propositi, alle buone intenzioni, alle chiacchiere? È chiaro a tutti che le agevolazioni previste nella Zona Economica Speciale sarebbero ossigeno puro per le imprese. Tanto più che il nostro territorio è circondato da aree che già fanno parte della Zes. Ma il punto vero è che dovrebbe viaggiare tutto insieme. La Stazione dell’Alta Velocità a Ferentino potrebbe effettivamente avere lo stesso impatto che ebbe l’Autostrada del Sole. Ma non ci sono segnali effettivi che Ferrovie e Rfi possano decidere di prevedere l’opera. Inutile aggiungere che saremmo lieti di essere smentiti. Dai fatti però. Non dalle parole. Il combinato disposto Stazione Tav-aeroporto civile sarebbe l’unica soluzione di questo territorio per guardare al futuro in una prospettiva diversa. Dal piano demografico al livello economico. Una “rivoluzione” necessaria. Ma il primo passo dovrebbe essere quello della consapevolezza e della determinazione “feroce”. Non vediamo nessuno dei due elementi.

Le occasioni perse e la logica del divieto a prescindere

In realtà in provincia di Frosinone si sono prospettate diverse opportunità negli anni. Nessuna colta però. Ricordate l’Ente Fiera? Ricordate la possibilità che Amazon realizzasse un suo stabilimento nell’area industriale del capoluogo? La realtà va guardata in faccia. In Ciociaria ad essere insuperabile è la cultura del “no” a prescindere. La cosa più importante è vietare. E vietarsi la possibilità di cambiare le cose. Fra l’altro le occasioni che questo territorio ha perso hanno fatto la fortuna di altre aree. L’elenco è lungo. Sembra quasi che l’imperativo categorico sia quello racchiuso nella famosa frase del Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare nulla. Vale a dire che fare finta di accettare la modernizzazione serve al potere per mantenere status e privilegi. C’è un problema però: in Ciociaria non si vede più neppure il potere. Nemmeno le fotocopie (sbiadite) del potere.

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